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Autunno caldo in Palestina

Di nuovo, a Khan Yunis, nella striscia di Gaza, Israele fa esplodere un tunnel, e uccide 7 palestinesi: Ahmad Khalil Abu Armaneh, Omar Nasser Falit, Misbah Fayiq shubair, Arafat Abdullah abu Morshed, Hassan Ramadan Hassanin, Mohamed Marwan Alagha e Husam Alsamiri, facendo anche 14 feriti. Le autorità di occupazione spiegano che il tunnel si apriva nel territorio israeliano. E tutta la classe politica israeliana, compresa l’opposizione, è scesa in campo a difendere l’operato delle forze occupanti.

Sembra uno scenario di preparazione per un nuovo attacco contro Gaza. Una striscia di terra assediata senza nessuna via d’uscita, che ha subito ben tre guerre impari. Due milioni di esseri umani sono minacciati di morte, se non con i bombardamenti, per l’inquinamento ambientale o per la fame. Ma ciononostante questo popolo resiste e sopravvive.

Israele, quale elemento di destabilizzazione nella regione, ha subito più di uno scossone: la sconfitta dell’Isis in Siria, la ripresa della riconciliazione fra i palestinesi, con l’intesa di attuazione degli accordi già sottoscritti fra Fatah e Hamas nel 2011 e il positivo ritorno graduale del governo palestinese a Gaza, che è una sfida al governo di estrema destra israeliano. E per ultimo, le dimissioni di Massoud Barazani, dopo il referendum di separazione dell’Iraq per la nascita di uno stato kurdo, caldeggiato e sostenuto da Israele. Mentre a livello giuridico Netanyahu rischia un processo per corruzione, che fa ricordare il suo predecessore Olmert, che scatenò un massiccio attacco contro Gaza tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009.

Il governo attuale israeliano prosegue nella sua politica di destabilizzazione, minaccia l’Iran ed Hezbollah in Libano e continua a scatenare i suoi coloni, protetti dell’esercito, contro i villaggi e i territori palestinesi, costruendo nuove colonie sui territori dello Stato di Palestina. La questione del tunnel nei pressi di Khan Yunis e l’alto numero delle vittime, insieme alle minacce di attacco su Gaza, hanno un obiettivo molto chiaro: far fallire la riconciliazione e l’unità palestinese.

La leadership palestinese e tutte le organizzazioni palestinesi hanno condannato questo ennesimo crimine israeliano, invitando tutti ad accelerare l’attuazione degli accordi per mettere fine alla divisione e poter affrontare uniti l’occupazione sionista.

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