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Libia. Conclusa la conferenza di Palermo. Esiti incerti, e a Tripoli tornano in campo le milizie

Mentre a Palermo si spengono i riflettori sulla conferenza internazionale per “la stabilità della Libia” voluta dal governo italiano, a Tripoli i miliziani della Settima Brigata hanno annunciato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale della capitale libica. Secondo alcune fonti, i miliziani hanno eretto checkpoint e bloccato alcune strade, dichiarando l’area “zona militare”. Due mesi fa gli stessi miliziani della “Settima Brigata”, avevano tentato la conquista di Tripoli, causando quasi 120 morti negli scontri durati giorni. Erano stati ricacciati da altre milizie intervenute a sostegno del debolissimo governo di Al Serraj ma chiedendogli conto per il loro aiuto.

Il premier italiano Conte e l’inviato speciale per la Libia dell’ONU, Ghassan Salamé, parlando con i giornalisti hanno elencato i risultati della conferenza di Palermo, tra cui l’organizzazione di una conferenza nazionale in Libia, probabilmente nel gennaio del prossimo anno, e l’accordo sulle nuove elezioni libiche legislative e presidenziali, da tenersi entro la primavera del 2019.

Non deve ingannare la foto con la stretta di mano davanti a Conte tra i due contendenti in Libia – il premier Al Serraj “riconosciuto dalla comunità internazionale” (ma che non controlla neanche Tripoli) e il signore della guerra, il gen. Khalifa Haftar – sia perché i fatti di oggi a Tripoli dicono che si è ancora lontani da un accordo tra i due, sia perché Haftar ha lasciato intendere che la sua presenza a Palermo non era legata alla Conferenza ma ad incontri con altri leader. Infatti al margine della conferenza si è svolto un incontro tra Haftar e i leader di paesi vicini o alleati di Haftar, tra cui il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, il primo ministro russo Dmitri Medvedev. All’incontro c’era anche il primo ministro libico Fayez al Serraj ma con un ruolo secondario.

Tra i leader internazionali hanno dato buca sia la Merkel (la quale aveva assicurato di esserci) che Macron, cioè il competitore geopolitico dichiarato dell’Italia in Libia. Assenti rappresentanti significativi dell’amministrazione Usa. Va segnalato poi il plateale abbandono della conferenza da parte della delegazione turca – guidata dal vicepresidente turco Fuat Oktay – indignata per essere stata esclusa dall’incontro informale tra Conte, Medvedev, Sisi, Haftar, Serraj e gli altri leader internazionali, una esclusione che sembra sia stata voluta proprio dal gen. Haftar, il quale accusa la Turchia e il Qatar di sostenere alcune milizie islamiche in Libia a lui ostili.

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