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Catania. “Il diritto alla pensione è un diritto costituzionale”

La manovra finanziaria del governo gialloverde sul tema delle pensioni mantiene  inalterate le riforme previdenziali, avviate da Dini e concluse da Fornero. Ciò rende la quota 100 un pannicello caldo, considerato che in tre anni la manovra 5stelle-Lega sottrae circa 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati intervenendo, esclusivamente, sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione.

L’ USB denuncia , contesta e si oppone a questo ennesimo attacco al DIRITTO ALLA PENSIONE, attacco alimentato pesantemente anche dai governi a guida PD.  In USB, le pensionate e i pensionati trovano la loro  collocazione attraverso USB Pensionati, all’ interno della Federazione del Sociale, che abbraccia tutti quei settori sociali, non esclusivamente legati al mondo del lavoro, ma riconducibili all’area della precarietà sempre più diffusa.

La collocazione naturale delle pensionate e dei pensionati nella Federazione del Sociale consente quel processo di ricomposizione di classe che nel territorio ricostruisce soggettività sociale. I pensionati non sono una categoria sociale omogenea, infatti riflettono tutte le contraddizioni del mondo del lavoro legate alle tipologie contrattuali e alle condizioni salariali. Pensionate e pensionati attaccati quotidianamente anche da tassazioni locali, costo dei servizi, mancate perequazione e altro.

La difesa del Diritto alla pensione, quindi, non è una questione di una specifica categoria sociale e la difesa di questo diritto non può avvenire nei modi e nei tempi di una normale VERTENZA di categoria. Ha un senso solo se inserita nella difesa del SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO, del diritto al lavoro per tutte e uttii, del contenimento dei costi dei servizi sociali.

L’USB Pensionati sostiene una piattaforma sociale di aggregazione che, procedendo una ricomposizione di classe, consente di costruire gli strumenti vertenziali della contrattazione sociale e delle nuove categorie di lavoro.

L’USB Pensionati evidenzia il ruolo della Previdenza pubblica sempre più precaria che sta subendo un processo di privatizzazione che, attraverso i fondi pensione, sposta il diritto alla pensione da diritto costituzionalmente garantito a opportunità personale legata alla propria condizione sociale, lavorativa, salariale. Questo consente al sistema del profitto di negare il diritto alla pensione alle generazioni future.

Ciò determina che la lotta per il diritto al lavoro è una necessità, perché attraverso la contribuzione previdenziale si garantisce l’erogazione delle pensioni presenti e future. Ma se le prospettive sono il lavoro nero, il lavoro povero, i salari inadeguati, i voucher, il reddito che non c’è, è evidente che la contribuzione previdenziale subisce una sostanziale decurtazione. È necessaria quindi la ricomposizione di classe che si contrapponga al sindacato giallo capitolazionista (CGIL CISL UIL ) complice delle politiche antisociali che hanno trasformato i diritti sociali e i diritti civili in carta straccia.

È il momento di decidere dove stare e con chi stare: lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, senzatetto, migranti, studenti, pensionati.

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