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Bologna. Fuori dall’università gli amici dei golpisti in Venezuela

Noi Restiamo ha contestato venerdi la decisione dell’Università di Bologna di proiettare nell’auditorium DAMSLAB un documentario chiaramente a sostegno dei #golpisti e delle ingerenze imperialista in #Venezuela. Guarda il video della contestazione all’università.

https://www.facebook.com/NR.noirestiamo/videos/2176371636026737/

L’Alma Mater si sta rendendo responsabile di questa presa di posizione reazionaria contro la legittima autodeterminazione dei popoli attraverso gli strumenti della democrazia, contro il popolo venezuelano, #Maduro e la Rivoluzione Bolivariana.

L’Università di Bologna si schiera così a favore del più bieco atteggiamento imperialista e guerrafondaio statunitense, che tante volte abbiamo visto nella storia, dimostrando così la complicità dell’Università e la sua voluta ignoranza rispetto allo sviluppo storico del Novecento.

Tutto questo non ci sorprende affatto!
Abbiamo visto in questi mesi di tensione interna al Venezuela come tutti i media nazionali e internazionali si siano schiacciati su una singola posizione, diventando mero strumento propagandistico del golpista Guaidò, sostenuto da Stati Uniti e Unione Europea. E quando diciamo tutti i media, intendiamo che da Libero a Repubblica, dal Washington Post a El Mundo si sono trovati magicamente sulla stessa lunghezza d’onda. La falsificazione ideologica degli organi di informazione e di tutti gli stati dei poli occidentali imperialisti ha portato ad una narrazione di legittimità del golpista Guaidò.

Le tanto lamentate fake news, utilizzate dal populismo razzista europeo a cui fate riferimento nel titolo di questa vostra iniziativa, sono state utilizzate senza nessuna cautela morale per dipingere un immagine forviante del popolo venezuelano e delle politiche socialiste ed anticapitaliste portate avanti dalla rivoluzione bolivariana di #Chavez, continuata poi da Maduro. E con questa iniziativa l’Università di Bologna dimostra il suo asservimento a queste modalità senz’ombra di dubbio neocoloniali. La definizione “giardinetto degli Stati Uniti” che tanto viene associata all’america latina trova dell’iniziativa di oggi appoggio e risonanza istituzionale.

A riprova delle modalità democratiche che vogliamo sottolineare,si deve far presente che le elezioni in Venezuela sono state sempre fatte attraverso referendum popolari controllati da istituzioni di garanzia internazionali, di sicuro non socialiste: basti ricordare che l’elezione di Maduro e dell’assemblea costituente sono state certificate di regolarità da osservatori internazionali,all’interno dei quali erano presenti figure come l’ex-presidente USA Jimmy Carter o l’ex-premier spagnolo Zapatero.

O ancora, nelle votazioni per l’assemblea costituente che ha fatto decadere la precedente assemblea nazionale, il fronte chavista si è misurato con tutte le forze di opposizione.

Ribadiamo quindi che l’autoproclamazione di Guaidò a Presidente del Venezuela non può che essere un aperto colpo di stato, spalleggiato e organizzato dagli statunitensi; atto evidentemente antidemocratico data l’assurda autoproclamazione con cui è iniziato.
Non ci stupisce che gli Stati Uniti abbiano voluto mettere il loro naso negli affari del Venezuela, che da anni sta attuando politiche economiche contrarie agli USA, a partire dagli accordi con Cuba e Cina. Da questa situazione sono partite tutte le politiche di embargo che hanno duramente colpito il Venezuela.

Fino a qui non osserviamo nulla di nuovo sotto il sole. Il comportamento di quelli che si ritengono i padroni del mondo si è già visto tante volte nella storia: si è visto con Allende, la Bolivia di Torres, il Panama di Torrijos, il Perù di Velasco Alvarado, lo vediamo oggi anche con il Brasile di Bolsonaro, apertamente appoggiato da Trump. Il procedimento è sempre lo stesso, si procede con un pesante attacco economico volto a stremare la popolazione – sicuramente da ricordare il fatto che il virus informatico utilizzato in venezuela per la paralisi elettrica del paese è stato utilizzato dagli stessi statunitensi in Afghanistan – si continua istigando rivolte reazionarie, senza badare al fascista di turno che si decide di appoggiare, e se tutto questo dovesse fallire, non ci si fa problemi ad attaccare militarmente la nazione, ipotesi anche avvallata nel caso di cui stiamo oggi parlando.

Sostenere oggi, invece, il fronte della rivoluzione bolivariana e di Maduro significa appoggiare e ritenere legittimo, se non necessario, un processo di rivoluzione radicale socialista, che cambi e modifichi le basi economico-produttive della nazione in cui viene portata avanti; significa anche sostenere il processo di ridistribuzione della ricchezza verso tutto il popolo, senza lasciarla nelle mani di pochi speculatori.

Ma la #rivoluzione vuol dire anche case per tutti, una sanità libera e gratuita, un’istruzione accessibile a tutte le fasce della popolazione. Noi oggi vogliamo appoggiare tutto questo contro il modello economico politico che ogni giorno viene imposto anche a noi. Lo vediamo nell’università che ci dà degli antisemiti quando vogliamo parlare dell’apartheid israeliana e delle bombe che vengono continuamente sganciate sui civili di Gaza; quando mette il numero chiuso, elitarizzando sempre di più il suo accesso; quando diventa un’università per pochi e non per tutti. Venite a dire a noi che dentro l’università non si deve fare politica, e poi vi vediamo prendere posizioni forti a sostegno di golpisti o di governi segregazionisti come quello israeliano. Tutto questo non ci va giù. NOI staremo sempre con i popoli in rivolta contro l’imperialismo e le ingerenze internazionali.

 

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