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Quel che resta delle Isole da sogno, tra ipersfruttamento e movimenti di protesta

Ad Ibiza, una delle isole più segnate dal turismo di massa, il prossimo 15 luglio il sindacato delle cameriere del settore alberghiero, las Kellys1, ha convocato un’assemblea preparatoria per lo sciopero previsto ad agosto, come l’anno scorso, il mese più adatto perché maggiore è la presenza di turisti, e quindi la possibilità di uscire dall’invisibilità, mettere un freno ed invertire la tendenza all’ipersfruttamento, in uno dei settori a maggiore occupazione delle Baleari. Tre le rivendicazioni principali: il pensionamento anticipato a 60 anni; la regolazione dei carichi di lavoro e il rispetto del contratto.

Non si tratta dell’unico movimento di protesta legato a filo doppio con il settore turistico.

Qualcosa in questo ‘’festival’’ dello sfruttamento dei luoghi e delle persone si sta inceppando. In località diverse, si è passati da una supina accettazione del turismo all’emergere di movimenti che cercano di ripensare lo ‘’sviluppo’’ dei luoghi che si abitano, tenendo conto delle esigenze di chi li vive, vedi ad esempio la rete SET- Sud Europa di fronte alla turistificazione2.

Ad Ibiza, tra le realtà più attive, oltre al sindacato delle Kellys- che raccoglie circa 150.000 cameriere solo in Spagna, ci sono gruppi ambientalisti come il gruppo fb DEBAT OBERT/PROU!!!- con 8488 aderenti al gruppo fb-; e poi il sindacato degli inquilini di Ibiza e Formentera3 in lotta per il diritto all’abitare e contro la speculazione immobiliare,4; e molte altre piccole realtà che fanno rete e convergono intorno all’urgenza di ‘’ripensare’’ il settore turistico in chiave, questa volta, ‘’sostenibile’’.

Su cosa s’intenda per sostenibilità, non mancano contributi teorici di vario tipo e con visioni diverse. Gli scettici sostengono che si tratta di pura retorica e che, di fatto, il turismo è un fenomeno difficile da regolamentare, quella delle vacanze è una tipologia di consumo in forte espansione.

Se, negli anni ’80, l’imperativo del primo ministro inglese, Margareth Thatcher – una sacerdotessa del neoliberismo – la lady di ferro dei grandi licenziamenti nei porti e nelle miniere era: ‘’Arricchitevi!’’, ora invece si potrebbe dire che il monito è ‘’Divertitevi!’’, ‘’consumate vacanze dove e come potete’’, anche rateizzando la spesa. Un piccolo dato: l’accesso ai prestiti per le vacanze è in aumento, 72 milioni di euro nei soli primi cinque mesi del 2019, stando ai dati dell’indagine Facile.it 5: si tratta di piccoli prestiti di poche migliaia di euro, tra i 2 e i 5 mila euro, i richiedenti sono per lo più giovani, meno di 39 anni.

La discussione su cosa s’intenda per sostenibilità e come si possa la realizzare è lunga e complessa, diversi gli apporti teorici (Georgescu-Roegen; Magnaghi)6, sarebbe sbagliato ridurre una questione così centrale e delicata, ad una faida tra turismofobici e non, tra sviluppisti e sostenitori della decrescita, e via così. Ci sembra più interessante, per il momento, fornire alcune informazioni, seppure sintetiche sulla storia di Ibiza e alcuni dati per facilitare la riflessione comune e capire un po’ di più sull’industria delle vacanze.

Cenni sulla lenta storia di Ibiza

L’isola di Ibiza, Eivissa in Catalano, 569 km2- una delle quattro isole dell’arcipelago delle Baleari con Maiorca, Minorca e Formentera- è stata abitata da coloni fenici, la fondazione viene fatta risalire al 654 a.C dai cartaginesi. Nell’antichità Eivissa è stata un centro importante nei traffici del Mediterraneo, famoso per la porpora, le saline, il marmo, il vino e le pinete- i greci chiamano Ibiza e Formentera, Πιτυοῦσσαι, Pityûssai, ovvero, le isole coperte dai pini; alcuni siti archeologici, infatti, conservano tracce delle antichi insediamenti, come la necropoli punica di Puig des Molins7.

Tra gli eventi che si ricordano la conquista nel 1235 da parte di Giacomo I d’Aragona; Ibiza che finisce così sotto il dominio della corte aragonese, modificando il suo assetto sociale. In tempi recenti, nel secolo scorso, nel corso della guerra civile spagnola (1936-39) venne occupata dai franchisti ed usata nel periodo bellico così come, l’isola più vicina, Formentera.

Il turismo cresce lentamente nel primo trentennio del secolo scorso, ma è soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, dagli anni ’60, che inizia la sua ascesa nell’alveo delle località turistiche più frequentate nel mediterraneo. Dalla fase definita ‘’boemien’’, dagli hippy, a quella dell’’’extacy’’ sono passati pochi decenni8, l’offerta di posti letto si è decuplicata.

La costruzione d’infrastrutture, hotel e villaggi è trainata, alle origini, dai tour operator che investono direttamente e indirettamente; ed è sostenuta a livello locale dagli abitanti che nel turismo intravedono soprattutto un’alternativa vantaggiosa rispetto all’agricoltura e la pesca. Il prezzo di terreni aumenta. Cresce così l’Ibiza del turismo di massa, dei voli charter; l’aeroporto, in funzione dal 1946, si apre al turismo internazionale nel 1966 e intanto aumentano i grandi complessi turistici con piscine e spiagge da réclame, ed in modo esponenziale i posti letto9.

La speculazione immobiliare sull’isola è senza freni, oggi, file di palazzoni, hotel, ne segnano irreversibilmente il paesaggio. Certo, ora a danno fatto, è difficile tornare indietro, e anche le soluzioni che in alcuni casi sarebbero auspicabili, come ad esempio l’abbattimento di strutture edilizie, si arenano a fronte degli interessi economici; con il rischio però di segare il ramo su cui si è seduti.

Dal punto di vista del governo e degli imprenditori il rischio da scongiurare è il declino della località; si tenga presente che negli anni passati c’è stata già qualche lieve battuta d’arresto negli arrivi, in particolare di turisti tedeschi e inglesi, che ha stimolato il governo locale ad elaborare un cambio di modello, centrato meno sulla quantità e più sulla qualità, ‘’meno turisti ma più danarosi’’; restituire all’isola la ‘’pace perduta’’, tuttavia gli effetti dei progetti di cambiamento restano da vedere.

Alcuni dei vecchi abitanti di Ibiza raccontavano, appunto di come la vita sia peggiorata sotto il dominio ‘’dell’industrializzazione dell’edonismo’’, per citare Yves Michaud10, e purtuttavia il turismo viene rappresentato come un ‘’male inevitabile’’, soprattutto in tempo di crisi: ‘’la gente vuole viaggiare, stare in spiaggia e divertirsi e noi glielo permettiamo’’. In questo tutt’altro che ‘’virtuoso’’ incontro tra domanda e offerta mancano dei tasselli, sarebbe, ad esempio interessante approfondire la conoscenza sulla provenienza dei capitali investiti e sul riciclaggio- un tema di cui tutti parlano anche se un po’ a denti stretti.

In anni recenti, alcune indagini giudiziarie hanno evidenziato che parte dei capitali investiti nel settore appartengono a gruppi mafiosi11, o ad investitori molto danarosi che dispongono di capitali tali per comprare luoghi unici, come nel caso dell’isolotto di Sa Ferradura e della villa in fitto per 220.000 euro a settimana e 300.000 in alta stagione, valore stimato 33 milioni di euro, dal 2013 di proprietà di un magnate russo, Mikhail Prokhorov che lo ha comprato da un altro russo che ne era divenuto il proprietario pagando 22 milioni di euro, nel 2006, ad un imprenditore tessile olandese a cui nel 1994 era costata solo 50milioni di vecchie pesetas.

Alcuni dati sull’impatto socio-economico del turismo nelle Baleari

Nel 2018, nelle quattro isole di Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera, 153.198 persone hanno lavorato nel settore turistico, la maggior parte come salariati (83,6% 128.124 persone e il 16,4% e da autonomi 25.075 persone); e a questi si dovrebbero aggiungere poi i lavoratori in nero.

Sul fronte della domanda, oltre 13 milioni di persone, nel 2018, sono stati alle Baleari come turisti; tra questi circa 3 milioni hanno preferito Ibiza-Formentera12.

I dati sulla concentrazione di arrivi all’aeroporto fanno notizia: ‘’mezzo milione di persone nella prima settimana di luglio 2019, il solo 5 luglio ben 57.000, e altre 500 mila sono attese per il prossimo week end 13, con previsioni in crescita, ovviamente, per agosto14.

Il problema dell’eccesso di turisti è diventato un problema scottante per il governo locale, in cerca di soluzioni per ridurre i danni e regolamentare la vita dell’isola; ad esempio limitando l’apertura dei locali notturni, e cercando di contenere il turismo giovanile e la vita notturna favorendo le relazioni familiari, meno chiassose e adrenaliniche.

Al momento gli effetti di questa ‘svolta’ verso la sostenibilità non sono così evidenti. Gli interessi in gioco sono molteplici, stando ai dati disponibili IBESTAT, Balearic Islands Statistical Institute- Balearic Islands Government, la spesa turistica nel 2016 viene stimata in 13.006 milioni di euro, nel 2016 la popolazione delle isole Baleari era di 1.107.220 persone, gli occupati nel settore 139.100 (2015), i disoccupati da meno di un anno 23.400. Le imprese turistiche nel 2016, erano 16.727; i turisti 15.372.128, leggermente di più rispetto al 2018 e hanno speso in media 130 euro al giorno 15. Oltre 200.000 posti letto che quasi raddoppiano se si aggiungono le case vacanza e gli immobili offerti tramite Airbnb ad esempio.

Nel 2018, sono diminuiti gli arrivi di turisti tedeschi – 9,7% e inglesi -4,5%, lieve la flessione per gli italiani -0,2%16.

Come si lavora a Ibiza, voci dal basso

Nel discorso pubblico, si tende ad enfatizzare le cifre in crescita su arrivi di turisti, l’occupazione diretta e indiretta o sul Pil, ma si evita accuratamente di affrontare il discorso sulle condizioni di lavoro e di vita che sembrano uscite dalle cronache sullo sfruttamento ottocentesco. Come nel caso dei lavoratori di un albergo di Ibiza che dormivano nel garage17 è un caso esemplare.

Tra gli aneddoti, quello di un giovane che chiameremo Luca, uno degli tanti italiani che lavora ad Ibiza nel settore turistico, come cuoco in uno dei locali che si affacciano sulla spiaggia. Il salario è di quasi 1800 euro, ha 25 anni e ha iniziato a lavorare, in Italia, quando ne aveva 15, allora studiava all’alberghiero. Vive ad Ibiza da un paio di anni, uno dei tanti giovani partiti dall’Italia, dal centro-sud, per cercare lavoro.

Spiega che uno degli aspetti positivi della sua condizione è che, a differenza di quando accadeva in Italia, ora ha un contratto. Per il resto, invece, è tutto uguale se non peggio: le condizioni di vita e lavoro sono insostenibili, anche peggiori che altrove. Si lavora per dieci, dodici a volte anche 16 ore, il calore della cucina, tra griglie infuocate e fornelli accesi, arriva a superare i 50 gradi e questo, spiega, rende il lavoro infernale perché c’è da svenire, tanto che nei momenti critici, quelli in cui ci si sente male per il troppo caldo, si cerca di fare il possibile per sopravvivere e continuare a lavorare; per ridurre il calore si aprono le celle frigo, si ci bagna la testa, si fanno arieggiare i locali.

Non sa se resterà sull’isola anche quest’inverno. Le sue aspettative sono state in parte deluse, l’iniziale ’immaginario positivo’ – lavorare in uno dei luoghi per eccellenza del turismo giovanile e del divertimento, con un contratto e un salario, e potersi divertire – viene ricalibrato alla luce dell’esperienza vissuta. In sintesi molto lavoro e poco divertimento, e un salario che in parte solo per pagare il fitto di casa, che ammonta a 1200 euro anche d’inverno. Vedremo tra breve quali iniziative di contrasto sono state intraprese, quali movimenti di protesta sono nati e le azioni che stanno perseguendo.

Il suo compagno di squadra, che lavora come aiuto tuttofare in cucina e in sala, guadagna, invece, 1400 euro e ne spende 600 per avere una stanza in una casa condivisa con altre 4 persone, cosa che rende difficile il sonno dal momento che gli orari di rientro sono diversi; il suo lavoro gli permette di tornare a casa dopo le due di notte, ma gli altri rientrano tra le 4 e le 6 del mattino.

Spiega d’aver già vissuto in un camper e ma, che poi, a lungo andare, ha preferito una stanza. Anche per lui, tempi prolungati di lavoro, mancanza di sonno, alterazione dei ritmi circadiani, tempo di recupero scarso o del tutto assente – poiché non per tutti è assicurata la giornata di riposo. Per avere un’idea sul mercato del lavoro turistico, si possono visionare le domande di lavoro sui portali in rete, ad esempio questo https://es.jooble.org/trabajo-camarera-pisos-hoteles/Eivissa%2C-Islas-Baleares) e ritrovare annunci in cui si offrono, ad esempio, 1400 euro per lavorare come cameriere in una frequentata pizzeria di Ibiza, sul mare; l’annuncio sottolinea che si lavora fino a tarda notte; e poi ci sono offerte per lavorare in aeroporto come commesse, per 1200 euro o come receptionist in albergo.

Anche se si parla con chi lavora negli alberghi, dalla reception alla pulizia delle camere, lo scenario non cambia: una fitta rete di sfruttamento – legale o a-legale – intensivo ed estensivo di lavoratrici e lavoratori, donne, giovani, migranti, garantisce i servizi offerti ai turisti e margini di profitto più alti ai datori di lavoro.

La gravosità del lavoro, spiegava un altro giovane italiano, che lavora anche alla reception di un albergo e che da oltre dieci anni lavora sull’isola, non riguarda solo i turni ma anche il fatto che devi gestire, magari all’alba, situazioni poco piacevoli, come trattare con gente ubriaca e molesta che rientra dalle notti di Ibiza.

Il salario è di 1200-1400 euro, con contratto; nello stesso albergo lavora un’altra ragazza italiana e un senegalese, trentenne, in Europa da più di sette anni. Per aumentare le entrate e per sostenere i costi della vita sull’isola, si accettano più lavori: il catering al mattino e lavori al bar, sulla spiaggia, nel pomeriggio o di sera.

Lavoro femminile e lotte: las kellys

Sull’isola del divertimento, nei suoi hotel il lavoro femminile è molto richiesto: un piccolo ‘’esercito’’ di donne assicura la pulizia delle migliaia di camere d’albergo, sono le Kellys, le donne che svolgono le attività di pulizia delle camere, le più organizzate politicamente rispetto ad altre categorie di lavoratrici e lavoratori.

Al convegno di Studi critici sul turismo ad Ibiza, sono intervenute il 25 giugno 2019, arricchendo il confronto tra teoria e prassi, con i racconti sulla concretezza delle condizioni di vita e di lavoro nel settore turistico, e sulle azioni di protesta che hanno intrapreso negli ultimi anni. Pochi euro l’ora, tempi serrati per pulire le camere (25-27 a turno), orari di lavoro prolungati, sessismo, molestie, abusi verbali e fisici, isolamento e occultazione, a questo bisogna aggiungere i problemi di locazione, per cui tra di loro c’è chi dorme in auto perché non può permettersi di pagare il fitto di una stanza e meno che mai quello di un piccolo appartamento.

Ogni anno, Ibiza è visitata da più di tre milioni di persone, gli abitanti sono, invece, circa 160.000 e molti lentamente stanno lasciando l’isola, mentre altri arrivano in cerca di lavoro dalla Spagna o da altri paesi come l’Italia.

Le difficoltà di vivere ad Ibiza da lavoratrici e non da turiste lo hanno spiegano efficacemente le kellys, le militanti di questo sindacato che denuncia le condizioni di lavoro e di vita brutali del settore turistico18. Si tratta di donne tenaci, consapevoli del loro ruolo ‘’determinante’’ nel servizio dell’hotellerie, che stanno pensando di proclamare uno sciopero per agosto, come l’anno scorso, per rivendicare condizioni di lavoro e di vita degne.

Cosa si intende? Per capirlo è necessario svelare cosa si nasconde dietro la facciata solare e spensierata delle località turistiche: una sorta di girone infernale per donne, giovani, e migranti che vi lavorano. Le ragioni del malcontento delle lavoratrici stagionali – come appare nei manifesti, nei comunicati stampa, sulla pagina facebook, negli interventi di piazza – riguarda il peggioramento delle condizioni di lavoro, gli atteggiamenti machisti e sessisti, il salario più basso rispetto agli uomini, lo straordinario imposto sotto ricatto di licenziamento e insomma il complessivo l’assottigliarsi dei diritti. Chiedono ad esempio, orari regolari, il giorno libero, e il pensionamento anticipato perché pulire gli alberghi, è un lavoro usurante, anche se non viene riconosciuto come tale.

L’uso di antidolorifici e antidepressivi – denunciano le lavoratrici – diventa indispensabile per poter sostenere i carichi di lavoro sfinenti, e poi ci sono le umiliazioni ricevute da chi controlla il lavoro e i tempi di esecuzione, come spiega questo post (da fb las Kellys) che denuncia gli abusi, le omissioni, l’indifferenza rispetto alla loro condizione: ‘’ Le domestiche … lavorano come biciclette e ci lasciano le spalle, la salute e persino le loro anime, così la governante non le umilia perché le più giovani vanno più veloci, o il direttore si lamenta chiedendo più ritmo. Questo è il motivo per cui le mutue rilasciano le pillole come se non ci fosse un domani, e le gonfiano con antidolorifici, antinfiammatori e antidepressivi, in modo che la suite che i clienti apprezzeranno sia pronta. Sotto le lenzuola di seta di alcuni hotel nascondono le lacrime di molte domestiche che non possono più vivere con la loro vita. Le mutue agiscono come autentici cammelli legali per drogare uno staff che deve sopportare la stagione…’’19.

Le lotte per la casa

Vi è poi la questione annosa dell’abitare, su un’isola in cui i canoni di locazione, con l’espandersi della turistificazione, sono lievitati tanto che avere un tetto sulla testa può costare anche 2/3 del salario; un esborso che non si riduce d’inverno, quando si guadagna di meno, tra i 300-400 euro, diventando così insostenibile.

La crisi delle case è un tema all’ordine del giorno ad Ibiza20, infatti sono nati alcuni movimenti di protesta che hanno finito per dar vita a sindacati autonomi, come ad esempio il recente sindacato degli inquilini di case, presente sui social più diffusi, oltre all’attività di denuncia delle condizioni di abuso e/o illegali si cercano soluzioni, con scenari che vanno dalla costruzione di nuove abitazioni a prezzi accessibili a quella della requisizione, per sette anni, delle centinaia di appartamenti sfitti da almeno due anni.

Stando alle informazioni disponibili, questi appartamenti, ora inutilizzati, sarebbero ben 825 e appartengono a 45 grandi proprietari immobiliari. Da considerare che il mercato delle case viaggia dai 3mila, a 10mila, fino a 20mila euro a metro quadro per le ville e I fitti sono quelli di cui si parlava, per questo la crisi abitativa è il punto focale del panorama rivendicativo e degli interventi amministrativi21.

Turismo, sfruttamento, alienazione

L’isola di Ibiza, è un caso di studio che offre una vivida immagine dei rapporti sociali basati sullo sfruttamento capitalistico nella sua versione turistica: grandi yacht, barche a vela, motoscafi imponenti ancorati oltre le boe, di fronte a spiagge popolate, invece, da turisti meno ricchi, per lo più di ceto medio.

Chi può spendere di più si concede i confort di un lido, e una giornata al mare può costare più di cento euro per tre persone; sulla stessa spiaggia quelli che possono spendere di meno comprano, anche per soli dieci euro, dipende dalla contrattazione, un ombrellone dai venditori ambulanti, per lo più africani, che hanno fatto della spiaggia il luogo di lavoro, dove, oltre a loro, passano in continuazioni ragazze/i con vassoi di panini in vendita, bevande fresche- una birra piccola in lattina costa 5 euro, un panino 7-8 euro.

La spiaggia è anche il luogo in cui i locali notturni – le grandi discoteche per migliaia di persone – reclamizzano direttamente in spiaggia le serate, per attrarre consumatori, con gruppi di ragazze e ragazzi che abbigliati in stile Ibiza, sorridenti e baldanzosi, con un grosso impianto d’amplificazione in spalla, sotto il sole cocente, oltre 40 gradi, percorrono la spiaggia a ritmo di musica, ballando e offrendo inviti per le feste notturne. A fine turno vanno via, sudati e stanchi.

Lottare per estendere la buona vita a tutte/i

Ibiza l’isola dell’allegria, della creatività e della trasgressione ha visto montare nel corso degli ultimi anni dei movimenti di protesta contro il turismo sregolato (overtourism). Lo scorso anno 500 persone si sono ritrovate nel centro di Ibiza per denunciare il degrado ambientale, il comportamento asociale dei turisti, gli schiamazzi notturni, e invocando un ritorno alla ‘’Ibiza del silenzio’’, la stessa che Cioran22 rimpiangeva nel raccontare le derive dello sviluppo turistico, in quel luogo che negli anni ’60, del secolo scorso, era uno dei paradisi hippy, e che già negli anni ‘70, dopo la crisi petrolifera cambia tipologia di clienti, aprendosi al turismo di massa.

Oggi, si va ad Ibiza e Formentera con un viaggio lampo di 4 giorni tutto compreso, non solo per la bellezza del mare ma anche perché, passati gli hippy, ora ci vanno i calciatori, le dive, i vip. Le barche più lussuose, attraccate in porto o a largo, diventano uno spettacolo per i turisti che aspettano di vedere da vicino i propri ‘’eroi’’- si può fittare una barca da 20.000 a 200.000 euro a settimana; e poi c’è, soprattutto, la vita notturna, le feste, le discoteche rinomate, l’adrenalina, il divertimento.

A proposito d’insostenibilità del turismo, c’è un gruppo facebook ‘’Que pasa en Ibiza’’, dove si trovano foto delle cose che succedono sull’isola, e tra queste vi sono foto di persone ubriache, di auto fuori strada, degrado.

Per chiudere senza concludere, se volessimo, oggi, seguendo il modello elaborato da R. W. Butler 1980, in The Concept of A Tourist Area Cycle of Evolution: Implications for Management of Resources23, collocare Ibiza in uno dei sei cicli di vita delle località turistiche – esplorazione, coinvolgimento, avviamento delle risorse locali, sviluppo, consolidamento e stagnazione – dovremmo includerla tra le località ‘’mature’’ che attraversano una fase di consolidamento-stagnazione, prima del declino.

Proprio come accade per le agavi che abbelliscono l’isola – arrivate ad una certa età, ci regalano, in un ultimo sforzo di vita, un bel fiore chiaro, per poi morire – così Ibiza è arrivata al punto di dover ripensare, gioco forza, ‘’criticamente’’ il turismo per evitare il declino e/o riposizionarsi nel fitto mondo concorrenziale delle località turistiche e soprattutto per garantire condizioni di lavoro e di vita decenti per quanti la abitano.

Un valido aiuto al ripensamento, verso l’elaborazione di un modello meno distruttivo – anche se non tutti gli attori hanno voglia di riconoscerlo – viene proprio dai movimenti di protesta sulle questioni della vita quotidiana: ambiente, locazioni, condizioni di lavoro. Un’inversione di rotta municipalista non può che coinvolgere, tramite assemblee pubbliche, gli abitanti, chi lavora, chi subisce il peso di un modello di sviluppo che ha ampiamente mostrato i suoi limiti.

3 https://www.facebook.com/DeInquilinas/

https://www.facebook.com/DeInquilinas/?__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARD5rsLjTcE0MZhNErRsRwNXrEs1V3_4x–hVf3mUovy66d6jNhRom-eKbImpIFKTyLiFCEn7LUnilCJ

Qui il testo di presentazione del gruppo: ‘’Dopo anni di rapine, umiliazioni e maltrattamenti, rompendoci ogni giorno al lavoro per arricchire il nostro padrone di casa, non sapendo dove andare, vivendo nella paura; la paura di essere espulsi, di vivere per strada, di perdere le nostre figlie o figli o di non poterli mai avere. Con il governo e la giustizia, che invece di aiutarci ci abbandona e ci usa come propaganda politica, per ottenere titoli facili e che le loro finte parti continuano a generare reddito. I lavoratori di quest’isola, che l’hanno portato avanti e generato reddito per tutta questa banda di ricchi, speculatori e mafiosi che pensano solo al suo succinto margine di profitto, ci siamo incontrati per creare l’Unione degli inquilini di Ibiza e Formentera.

Hai finito di caricare questa croce da solo. Oggi inizia la lotta, da oggi ci dichiariamo in guerra contro gli sgomberi silenziosi, contro i prezzi abusivi, contro gli speculatori, la mafia e contro ogni altro che usa la nostra dignità come impresa. E per cominciare chiediamo:

– L’immediata applicazione del decreto sugli alloggi di emergenza. Per essere un’emergenza, è stata fermata per due anni.

– La cessione immediata di tutti gli appartamenti vuoti nelle mani di grandi forchette e il

espropriazione in caso di non convincere gli avvoltoi

– L’affitto sociale delle case che sono in vendita sotto il regime di protezione sociale.

A cui ora può accedere solo la gente ricca, dato il suo alto prezzo.

– La regolarizzazione dei prezzi di affitto, per camera e la riduzione dei depositi.

– La restituzione dell’articolo 31 dell’accordo di ospitalità, che obbliga gli imprenditori a

offrire alloggio ai loro lavoratori.

– La creazione di un corpo di ispettori dedicato non solo ai noleggi turistici e

che venga loro assegnato il numero di dipendenti in base alla realtà dell’isola.

Basta con misure inefficaci! Basta con gli speculatori! …’’

6 Georgescu-Roegen, Bioeconomia, Bollati Boringhieri, 2003. https://www.bollatiboringhieri.it/libri/nicholas-georgescu-roegen-bioeconomia-9788833914671/

Meadows et al, The Limits to Growth, 1972, New York, Universe Books.

Alberto Magnaghi, 1992, il territorio non è un asino, Europolis 8/9.

 Jorgen Randers (Autore), G. Bologna (a cura di), 2052, Scenari globali per i prossimi quarant’anni. Rapporto al club di Roma, Edizioni ambiente, 2013.

7 BENJAMI COSTA-JORDI H. FERNANDEZ, “Ibiza et Formentera de la préhistoire à l’époque islamique”, Imprenta Ibosim, Ibiza 1995 .

8 per una ricostruzione storica leggi Ramón Cardona, José & Serra Cantallops Antoni (2013), Historia social del desarrollo turístico en Ibiza (décadas de 1960 y 1970): análisis desde perspectivas historiográficas. Revista Investigaciones Turísticas. 5. 10.14198/INTURI2013.5.04.

10 Yves Michaud, Ibiza mon amour, Paris, NiL éditions, 2012.

14

18 La loro protesta si è diffusa anche grazie alle reti social, come facebook, così come è successo, su un’altra isola, questa volta in Italia, sull’isola d’Elba con l’autorganizzazione dei ‘’Lavoratori stagionali’’, un gruppo con oltre 32.827 membri- nato per contrastare la precarizzazione e il taglio dell’indennità di disoccupazione, dopo la riforma del diritto del lavoro, partorita dal governo Renzi – denominata Job Act-.

21 vedi sito ufficiale del consiglio di Ibiza – dipartimento turismo http://www.conselldeivissa.es/portal/p_38_departament.jsp?&codMenu=44&layout=p_20_contenedor1.jsp&layout=p_20_contenedor1.jsp

Dal 2006 esiste un’agenzia di promozione turistica dell’isola, la Fondazione per la promozione turistica di Eivissa che comprende oltre alle amministrazioni pubbliche (Consell Insular e tutti i comuni) le più importanti associazioni e organismi di riferimento nel settore turistico- Promozione turistica, Hotel Federation of Eivissa e Formentera, PIMEEF, CAEB e Camera di commercio. L’amministrazione, una koine tra Podemos e socialisti.

22 Emil M. Cioran, Taccuino di Talamanca (Ibiza 31 luglio-25 agosto 1966), Adelphi, 2011.

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