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Bologna 18 febbraio. Il fascismo e la crisi: da Alba Dorata ai neonazisti ucraini, passando per i movimenti reazionari italiani

Il Centro Studio Occupato Terzopiano incontra Marco Santopadre (redazione Contropiano) martedì 18 Febbraio, in via Zamboni 38, aula 7. A partire dalle 21

Negli ultimi anni il rafforzamento del processo di integrazione dei vari paesi all’interno dell’Unione Europea e la gestione autoritaria sul piano democratico e antipopolare sul piano sociale ed economico della crisi da parte delle sue istituzioni – Bce e Commissione Europea, insieme al FMI – hanno fornito all’estrema destra nuovi argomenti e nuova linfa.

In assenza di un movimento politico anticapitalista organizzato e di massa capace di mettere in discussione il dogma dell’austerity e l’ineluttabilità del processo di rafforzamento dell’Unione Europea, le organizzazioni di estrema destra di vari paesi, in particolare di quelli più colpiti dalle imposizioni della troika, hanno tentato, in alcuni casi con ottimo risultati, di capitalizzare il malcontento popolare orientandolo verso parole d’ordine nazionaliste e xenofobe. Il messaggio dell’estrema destra contro l’Unione Europea rivitalizza vecchie parole d’ordine tradizionaliste a difesa di una cultura nazionale – religione, identità, abitudini – attaccata dall’integrazione europea, denuncia il furto di sovranità da parte dell’Europa “dei banchieri” (spesso la connotazione antisemita e non anticapitalista di questa categoria è implicita ma assai chiara) e propaganda il ritorno alle vecchie monete nazionali e alla protezione dei lavoratori e degli imprenditori locali contro la concorrenza e dell’immigrazione straniera e delle borghesie dei paesi forti interni ed esterni al blocco europeo. Una tale propaganda, spesso semplicistica e al tempo stesso aggressiva, riesce a fare breccia facilmente nei settori delle classi popolari impoverite dalla crisi ma anche nei ceti medi improvvisamente spinti verso il basso della scala sociale dai processi di gerarchizzazione interni alla Ue.

L’esempio più lampante dell’ascesa di movimenti di estrema destra è sicuramente quello greco, dove un movimento residuale fino a due anni fa ha rapidamente conquistato il centro della scena politica costituendo una minaccia da non sottovalutare nei confronti dei movimenti sociali e politici che realmente antisistema. Per le elite elleniche – e indirettamente per quelle europee – l’esistenza di un movimento reazionario di massa solo formalmente antisistema rappresenta un utile argine al crescere e all’affermarsi di lotte di natura anticapitalista; non è un mistero che alcuni importanti dirigenti del partito di destra costituzionale greco, Nuova Democrazia, pensino da tempo a un processo di cooptazione di Alba Dorata all’interno del governo in modo da rafforzare governabilità e disinnescare una protesta “anticasta” che solo per le particolari circostanze storiche si identifica attualmente con una formazione apertamente neonazista.

Un processo simile sta avvenendo in Ungheria, dove però esistono due forti movimenti di destra che egemonizzano uno il governo – il ‘liberale’ Fidesz guidato da Viktor Orban – e l’altro l’opposizione – il partito fascista Jobbik. Come in Grecia più le ali estreme della destra si affermano più quelle finora ‘moderate’ radicalizzano il loro discorso nazionalista, xenofobo e autoritario per non perdere consensi contribuendo così ad uno spostamento a destra di tutto l’arco politico.

Una reazione di massa di natura populista, nazionalista e xenofoba alla rapida affermazione dell’Unione Europea sta scatenando un vento di estrema destra in tutti i paesi del continente dove forze finora relegate in una nicchia più o meno consistente – il Front National in Francia, l’Ukip in Gran Bretagna, partiti ultranazionalisti e liberali estremisti in Scandinavia, Olanda e Belgio – hanno avuto accesso al governo o potrebbero arrivarci a breve.

L’Unione Europea, la sua gestione autoritaria della crisi economica e politica che investe il continente, i processi di gerarchizzazione verso l’alto e verso la Germania dei livelli decisionali stanno spingendo masse sempre più consistenti di cittadini europei verso ideologie fascistoidi o addirittura neonaziste. E questo nonostante il fatto che molte forze politiche dell’estrema destra, al di là dello spesso strumentale utilizzo di parole d’ordine nazionaliste contro l’integrazione promossa dalle elite europeiste, in realtà difendano ideologie che non vedono negativamente il rafforzamento della ‘Europa nazione’ come polo fondato sulla potenza tedesca contrapposto agli Stati Uniti e, a seconda delle varie correnti, alleato della Russia o di essa nemico.

Ciò che sta accadendo in Ucraina in questi mesi ci dice anche che Bruxelles fomenta il fascismo anche all’esterno dei propri confini. Per soddisfare le proprie mire espansioniste ad est l’Unione Europea non sta esitando ad utilizzare movimenti apertamente ultranazionalisti e fascisti per destabilizzare il governo di Kiev. All’interno dei propri confini l’establishment europeo attacca i partiti di destra in quanto ‘euroscettici’ e contrari all’integrazione, anche se in realtà preferisce che il malcontento popolare si orienti verso queste forze piuttosto che verso realtà antifasciste e anticapitaliste. In Ucraina invece non si fa scrupolo di manovrare movimenti che si rifanno apertamente al neonazismo o ad un ultranazionalismo antisemita e antirusso come Svoboda e Udar.

In questo senso affermiamo che oggi combattere il fascismo vuol dire anche denunciare il ruolo nefasto dell’Unione Europea, del processo di integrazione aggressivo delle sue istituzioni politiche ed economiche ai danni dei diritti dei popoli e delle classi sociali sfruttate. Gli slogan dei fascisti contro l’Ue e a difesa dei rispettivi paesi non sono che trappole, il carattere antisistema di questi movimenti una maschera per nascondere lo stretto legame con l’establishment europeo. 

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