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Liberate Caselli

Ascoltando le pericolose stronzate del procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli, davanti a Sabina Guzzanti, ho provato molte vostre sensazioni. Come può un uomo del genere “giudicare imparzialmente” se ha già condannato, nel suo pensiero, quelli che per il momento sono soltanto imputati? Non sono stati colti in flagrante, non si è per nulla sicuri che certe felpe o scarpe corrispondano a nomi e volti; non si sa neppure se quel certo sasso abbia colpito oppure no un certo poliziotto o carabiniere o chi volete voi… Ma la condanna è già stata emessa, alcuni di quegli imputati – indiziati di “sasso incerto” – sono ristretti in regime di 41 bis, come Totò Riina e Bernardo Provenzano.

In qualsiasi paese di cultura liberale classica il giudice Caselli verrebbe considerato unfit in quel ruolo, al pari di Berlusconi quando era presidente del consiglio.

Poi ho pensato che quell’uomo vive da quasi 40 anni sotto scorta. Vede il paese e le sue dinamiche tra le grate del cordone di sbirri che gli fa da scudo, tra le righe delle carte e gli sguardi obliqui degli interrogatori dei mafiosi e, prima ancora, senza levare lo sguardo per vedere negli occhi i comunisti armati che sbatteva in galera per conto della Fiat o dintorni.

Da 40 anni, letteralmente, non vede più. Accecato da un compito di cui si va smarrendo il senso (di quale Stato parlavamo allora? di quale oggi? da dove sgorga la legalità del presente? dal parlamento dei nominati o dalle segrete stanze di Francoforte? e la “violenza giusta”, quella che si usa contro un Gheddafi o un Saddam o un povero cristo per strada, da dove trae una legittimità? da una confraternita di confratelli che si conoscono rigorosamente tra loro ma che nessuno conosce?).

Accecato e basta. Senza più conoscenza della vita vera, dei problemi del vivere e sopravvivere, dei valori cambiano e quelli che restano, privo ormai di conoscenza dello scambio senza secondi fini (senza pentitismi, ricompense, dissociazioni, chiamate di correo a verbale), senza “immersione”. Marziano come e forse di più di questo governo venuto dall’Altrove a cambiare registro a un paese squinternato.

Icona della “sinistra” senza aver mai detto una sola parola che fosse qualificabile come “di sinistra”; campione di quella mortifera ideologia per cui il “rispetto della legalità” è progressista e le infrazioni alla legge tutte uguali. Un po’ come Fornero con i lavori.

Mi son detta. “Liberate Caselli”, fategli riscoprire la vita vera. Fatelo uscire dalla sfera protetta (ultraprotetta, nel suo caso) del pubblico impiego. Forse non troverà un “reintegro nel privato” ma, comunque sia, abbiatene pietà.

Mandatelo in pensione.

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