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NAPOLI. REPORT DELL’ASSEMBLEA CONTRO LA GUERRA

 

Lunedi all’università orientale di Napoli si è tenuta una prima assemblea contro la guerra. Il report

Dopo i primi bombardamenti di sabato pomeriggio, dopo essere diventato palese che l’Italia si imbarcava in una nuova aggressione militare, a cento anni dall’avventura colonialista libica e ad otto precisi dal vergognoso attacco all’Irak, Napoli si è subito mobilitata.

Domenica mattina a Piazza Dante si è tenuto un primo presidio contro la guerra e in solidarietà con il popolo libico, un presidio che ha visto la partecipazione di un centinaio circa di persone, fra militanti di collettivi e centri sociali, pacifisti, cittadini. Quindi il giorno dopo, a Palazzo Giusso, si è tenuta alle 17 un’assemblea pubblica per condividere riflessioni ed organizzare una mobilitazione, che proprio a Napoli deve essere forte, visto che qui è situato il comando dell’operazione.

Circa 200 sono stati i partecipanti, una quindicina gli interventi, di differenti realtà politiche, e di singoli cittadini. Più o meno in tutti gli interventi si è cercato di denunciare le menzogne dei media, i quali ci ripetono ossessivamente che si deve scendere in campo per una missione “umanitaria”, per difendere i “ribelli” di Bengasi, e quelle di “sinistri” come Napolitano che addirittura negano che siamo in guerra, sostenendo che stiamo solo ottemperando ad una risoluzione ONU. Proprio dell’ONU invece sono state denunciate le responsabilità, ed il suo strutturale asservimento alle nazioni imperialiste che la dirigono e la usano per legittimare i propri interventi in tutto il mondo, proprio mentre assolvono Israele che, violando ben 73 risoluzioni, continua a massacrare il popolo palestinese. D’altronde si interviene in Libia mentre si è avuta la mano morbida con Mubarak, che aveva represso le manifestazioni causando quasi 400 morti, mentre non si interviene ad esempio in Yemen, dove la repressione del regime “amico dell’Occidente” causa centinaia di morti, ed in Bahrein, dove addirittura l’esercito saudita si permette di entrare nel paese ed aiutare il regime soffocando nel sangue la mobilitazione popolare…

Proprio per questo motivo in tutti gli interventi è stato sottolineato che, mai questa volta, sono chiarissimi e d anche affermati spudoratamente i reali intenti della “missione”: è una guerra per il petrolio e per accaparrarsi  risorse naturali, per salvaguardare gli interessi delle multinazionali italiane ed i ricchi contratti economici stipulati tre anni fa. È per questo che l’Italia è intervenuta: per cercare di salvare il salvabile mentre la Francia e la Gran Bretagna provavano, attraverso gli insorti, a sostituirsi a lei nella spoliazione di quei territori. È una guerra che, come ben capito dai compagni che si sono mobilitati in Tunisia ed Egitto, segna anche un tentativo di insediare nell’area un avamposto occidentale per “controllare” gli esiti dei processi rivoluzionari che stanno attraversando il mondo arabo, tagliando le gambe ad altre rivolte ed evitando che vadano ai danni della potenze americana e di quelle europee.

Si è anche denunciato come il diritto internazionale non sia nei fatti che la legge del più forte: una coalizione di sei “volenterosi”, nonostante le perplessità di altri stati che rappresentano la maggior parte dell’umanità, dalla Russia alla Cina, dall’India al Brasile, dall’Unione Africana alla Lega Araba, ha arbitrariamente violato la sovranità di uno Stato, ne ha bombardato la popolazione con l’uranio impoverito, causando solo il primo giorno più di 60 morti, e lasciando dietro di sé una scia di sangue. Si è ricordato che vigeva un “cessate il fuoco” al momento dell’attacco, che erano possibili tante altre strade per evitare quest’ennesimo conflitto.

Tutti gli interventi hanno poi denunciato le responsabilità di tutte le forze politiche istituzionali, dalla Lega che non vuole l’intervento solo perché teme l’“invasione” dei migranti a Berlusconi che fino a pochi mesi fa baciava le mani del “tiranno”, dal fascista La Russa che sognava da tempo di mettersi l’elmetto alla “sinistra” tutta, dall’interventista PD fino a Vendola e Di Pietro, che si nascondono dietro l’ambigua risoluzione ONU per sostenere i nostri interessi “nazionali”. Anche in polemica con le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con l’esposizione dei tricolori, gli inni ed il militarismo dilagante nei media, gli interventi hanno infatti ricordato che non esistono interessi “nazionali”, ma solo gli interessi degli sfruttati e dei dominati contro quelli dei dominanti, e che i nostri interessi sono proprio quelli dei lavoratori e dei popoli di tutto il mondo, contro tutti i regimi, quello di Gheddafi compreso.

Si è infine ricordato che la responsabilità è anche quella dei vertici della CGIL che si sono schierati a favore dell’intervento, e di tutti i pacifisti incoerenti. Da questo punto di vista, ci si è provocatoriamente domandati perché erano in migliaia a difendere la Costituzione dagli attacchi di Berlusconi mentre quando con accordo bipartisan si viola l’articolo 11 (“L’Italia ripudia la guerra”) molte di meno sono le voci scandalizzate. E ci si è detti che la nostra opposizione deve essere ferma, e deve cercare di bloccare davvero la macchina da guerra, la produzione di armi etc.

In sintesi l’assemblea:

  •  Si schiera a fianco del popolo libico, e di tutte le popolazioni in rivolta dell’area, contro dittatori, eserciti e ingerenze occidentali;
  • Chiede la fine immediata dei bombardamenti e dell’aggressione militare;
  • Chiede il diritto d’asilo per tutti i profughi ed i migranti in fuga;
  • Propone di caratterizzare la manifestazione nazionale sull’acqua di sabato 26 marzo con una chiara presa di posizione contro la guerra, anche contestando i politici che la useranno come passerella mentre favoriscono l’azione militare;

 

Assemblea contro la guerra di Napoli

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