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Costa d’Avorio: “Gbagbo non è un golpista”

Questo è stato il suo commento durante un colloquio telefonico per l’intervista di Pagina 12, che l’ha consultato per avere un suo punto di vista sulla crisi del paese africano. Segue un brano dell’intervista.

[…]

Perché la Francia ha interferito in Costa d’Avorio?

Uno dei principali punti della piattaforma di Gbagbo per le elezioni di novembre si basava sulla ristrutturazione della politica economica del paese, che inevitabilmente colpiva gli interessi della Francia e i suoi affari con questa nazione africana. L’85% delle valute che tengono in piedi l’economia della Costa d’Avorio sono depositate in banche francesi e sul territorio vi sono 2.500 aziende francesi. Francia e Inghilterra si spartiscono l’acquisto della produzione di petrolio e cacao, la base dell’economia del mio paese. La Costa d’Avorio con la vendita di questi prodotti guadagna solo il 12% di ciò che guadagna la Francia con la loro rivendita. Questa è la minaccia che deve affrontare la Francia se Gbabo rimane presidente. Quando Ouattara é stato ministro dell’economia – tra il 1990 e il 1993 – si è occupato di vendere tutte le imprese statali a capitali privati, per lo più stranieri. Parigi ne ha avuto enormi benefici.

Che ha fatto Gbabo per cambiare questa situazione nei dieci anni che è stato alla presidenza?

Non ha potuto fare granché. Ha assunto la presidenza nel 2000 e tre anni dopo le milizie ribelli del nord del paese, con le armi e i mercenari del Burkina Faso appoggiate di nascosto dalla Francia, hanno tentato di far cadere il suo governo. Ouattara ha appoggiato quel golpe. Gbabo si è salvato, ma è scoppiata una guerra civile che ha fatto centinaia di morti innocenti nelle strade. Il paese è rimasto diviso; il nord sotto i ribelli, e il sud con Gbagbo che ha finito col negoziare il potere. E’ rimasto alla presidenza ma ha nominato il capo dei ribelli, Guilliame Soro, primo ministro. Da allora non ha mai potuto fare due passi senza il rischio di far scoppiare la guerra nel paese. Ha perso il controllo della situazione.

Il mandato presidenziale di Gbagbo è finito nel 2005. Perché ha ritardato le elezioni cinque anni?

Come presidente ha fatto un sacco di errori. Quello principale è stato permettere che la corruzione dilagasse in ogni angolo del suo governo. Ma non è stato lui che non ha voluto le elezioni: è stato Soro, con la costante minaccia di violenze per mantenere il paese diviso e in un clima di terrore. A Soro e ai ribelli del nord conveniva mantenere il potere, per via degli affari che facevano con il contrabbando di cacao. Ancora nel novembre del 2010, Gbagbo ha segnalato che non si potevano svolgere elezioni democratiche con tanta violenza nelle strade.

Ouattara avrebbe vinto se non avesse maltrattato tanto la popolazione. Le truppe ribelli hanno ucciso e seminato il panico per sostenerlo nella sua scalata al potere. Donne violentate e migliaia di ivoriani assassinati da quelle bestie – con il beneplacito della Francia – per intimorire e avere voti. Quelle elezioni non sono state né libere né democratiche.

La Commissione elettorale indipendente, quella che ha decretato la vittoria di Ouattara, è formata da 22 persone, di cui 20 fanno parte dell’entourage di Ouattara. Quando quei risultati preliminari sono arrivati alla Corte suprema, sono state evidenti le tracce di frode, ma le elezioni non sono state annullate e nemmeno ripetute.

* da Rebelion.org – www.rebelion.org/noticia.php?id=126164

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

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