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Intervista a Pino Marziale (Napoli non si piega”)

In queste elezioni amministrative del Comune di Napoli è presente la lista NAPOLI NON SI PIEGA nata dalla sollecitazione unitaria di Sinistra Critica, Rete dei Comunisti e Comunisti/Sinistra Popolare e con il concorso di attivisti politici e sindacali. La costruzione di questa lista è iniziata, nel dicembre 2010, con un Appello, reperibile su: www.appellonapoli.it, sottoscritto da oltre cento compagne e compagni. Un percorso politico che si è posto l’obiettivo di avviare la ricostruzione, anche tendenziale, della rappresentanza politica autonoma dei lavoratori e dei settori popolari della società. Quali sono le motivazioni che ti hanno convinto ad accettare la candidatura a Sindaco per NAPOLI NON SI PIEGA?

La mia accettazione della candidatura a Sindaco di Napoli, con la lista “Napoli non si piega”, determinata dalla iniziativa unitaria di Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Comunisti – Sinistra Popolare e di componenti del sindacalismo di base, dei comitati di lotta sulle varie emergenze quali l’acqua pubblica e la gestione rifiuti, è innanzitutto la risultante di una scelta collettiva dei soggetti promotori e nella quale mi sono riconosciuto. Da qui la mia disponibilità a collaborare alla iniziativa, con la candidatura.

Le ragioni dal punto di vista politico, risiedono nella constatazione che le elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale e per l’attribuzione della carica di  Sindaco, vedono, da un lato,  la discesa in campo per la conquista del controllo della Amministrazione, della destra imprenditoriale, sorretta dai settori speculatori della città, aventi anche importanti connessioni con gli ambienti delinquenziali e per altro verso vedono la riproposizione delle forze politiche del cosiddetto centrosinistra che, dal 1993 e sino a tutt’oggi, hanno governato la città, realizzando politiche di deindustrializzazione, precarizzazione dei rapporti di lavoro, devastazione territoriale e ambientale. Politiche caratterizzate dal conferimento di funzioni e capitali pubblici a soggetti privati.  Il rischio più che concreto è che, con la nuova Amministrazione, vengano ulteriormente portati a compimento tali processi.  Da un punto di vista personale, la mia collocazione e le mie convinzioni ultratrentennali, mi hanno portato agevolmente ad aderire alla iniziativa, quale coerente attuazione delle opinioni e delle pratiche che sono mie da sempre.

Napoli è stata amministrata, dal 1993, da esecutivi la cui maggioranza spaziava dai partiti del centro fino a Rifondazione Comunista. Il bilancio di oltre un decennio di questa modalità di governance è sotto gli occhi di tutti. Particolarmente sono state penalizzate le condizioni di vita e di lavoro dei ceti subalterni e l’intera area metropolitana è precipitata in una allucinante condizione di degrado politico e materiale. Quale contributo può offrire l’aggregazione NAPOLI NON SI PIEGA ad un possibile, quanto complesso, processo di aggregazione culturale, sociale e politico di una diffusa soggettività organizzata che sappia interagire e connettersi con le molteplici forme del conflitto che costantemente si alimentano nell’area metropolitana napoletana?

Le condizioni semplicemente miserabili, nelle quali versa Napoli e nelle quali è stata gettata dai diciotto anni di amministrazione di centrosinistra, realizzate di concerto e trasversalmente con la destra parassitaria, rendono ineludibile la necessità di avviare processi di aggregazione politica delle formazioni e componenti che, da anni, si pongono in maniera antagonista rispetto alla gestione della cosa pubblica sin qui realizzata.  Aggregazione che trova riscontro e giustificazione vieppiù nelle importanti esperienze di lotta che nella nostra città i comitati, le assisi democratiche, le organizzazioni del sindacalismo di base, hanno realizzato, senza avere peraltro alcuna forma di rappresentanza o almeno voce, in sede istituzionale.

Alcuni compagni, impegnati come noi in tante vertenze sociali e sindacali, stanno dando fiducia, spesso come una sorta di scelta obbligata, alla candidatura di Luigi De Magistris la quale si accredita come alternativa al bassolinismo e foriera di una capacità programmatica controcorrente ai disastri provocati dalla lunga stagione del centrosinistra napoletano. Di nuovo si è riproposto quello snodo politico che individua nella candidatura di De Magistris la (suicida) logica politica del meno peggio e/o della riduzione del danno. Inoltre in vista del probabile ballottaggio con il candidato berlusconiano, Gianni Lettieri, già sono in corso gli accordi e i compromessi (al ribasso) tra De Magistris, il candidato del PD, Morcone, e, probabilmente, pezzi del Terzo Polo. Cosa rispondi a chi ti chiede di motivare la tua collocazione, e quella di NAPOLI NON SI PIEGA, in questo scenario?

La candidatura De Magistris, che ha attirato la fiducia e la partecipazione di singoli e di alcune parti dei movimenti impegnati in vertenze sociali,  peraltro con contraddizioni che sono esplose ancor prima del voto, è,  a mio giudizio, il più rilevante equivoco che è possibile cogliere nella campagna  elettorale in corso. Al di là delle promesse di sapore solamente elettorale e delle vuote dichiarazioni ad effetto, quel che va sottolineato è che partiti e formazioni politiche che sorreggono tale candidatura, sono a pieno titolo, corresponsabili, in quanto da anni partecipanti alla maggioranza e alla giunta, delle dissennate politiche clientelari e privatistiche che hanno caratterizzato le amministrazioni di centrosinistra, compresa quella uscente. L’ennesima proposizione del “voto utile” o del “voto per il meno peggio”, è posizione inaccettabile visto che di voto utile in voto utile, siamo giunti alla situazione attuale, nella quale il “peggio” è già qui ed è già stato realizzato. Inoltre, la nefasta coerenza con le politiche sin qui tenute, di partiti quali il PD, ma anche IDV e Rifondazione, emerge  con chiarezza da quanto affermato dagli esponenti di tali partiti in campagna elettorale,  dalla composizione delle liste di candidati, con riproposizione sostanziale del medesimo personale politico già presente in Consiglio e dagli apparentamenti che sono stati già effettuati e annunciati per le municipalità, per il ballottaggio e per il dopo voto.  La differenziazione con la, assolutamente indifendibile e impresentabile, passata gestione, che tutti i candidati, compreso Morcone (PD E Sel) e De Magistris (IDV e Feder.Sin.), sbandierano in campagna elettorale, suona quale autentica falsità,  posto che, in considerazione di  quali sono le formazioni politiche e sociali che sorreggono tali candidature, è ingannevole proporre una ipotetica discontinuità da se stessi.

L’operazione della lista “Napoli non si piega” è motivata, dunque, dalla necessità di affermare una autentica proposta di discontinuità politica; proposta che noi avanziamo rivendicando la legittimazione a tanto che deriva dalla nostra  storia e pratica politica.  L’iniziativa sottesa alla lista “Napoli non si piega” ritiene doveroso portare anche, ma certo non solo, nell’occasione elettorale, le ragioni e i contenuti del conflitto, delle battaglie politiche, sindacali e sociali espressi dai movimenti di lotta.

I compagni e le organizzazioni politiche che animano l’esperienza di NAPOLI NON SI PIEGA hanno scritto ed affermato che questo ambito di discussione e di promozione politica continuerà a vivere anche dopo l’appuntamento elettorale amministrativo. Che suggerimenti ti senti di offrire a questa inedita intrapresa politica collettiva la quale, oggettivamente, riverberà ben oltre il ridotto territoriale napoletano?

Una esperienza unitaria, quale quella che ha dato vita all’avventura della presentazione della lista “Napoli non si piega”, al di là degli esiti elettorali che avrà, rappresenta senza dubbio alcuno una importante iniziativa, a mio giudizio assolutamente ineludibile e urgente,  nella direzione di un processo di concentrazione e rafforzamento delle forze della sinistra antagonista e dei movimenti di lotta. La necessità di procedere in direzione unitaria è riscontrabile in maniera, mi sembra, pressante, ad esempio, nell’ambito del sindacalismo di base e lo è, parimenti, nel contesto della sinistra politica di autentica opposizione. La capacità di aggregazione unitaria che i compagni e le organizzazioni promotori della iniziativa a Napoli, hanno avuto di  superare le differenze esistenti e di valorizzare il molto che invece unisce, deve essere presa ad esempio, a mio parere, anche dagli ambiti nazionali, per il superamento di posizioni divergenti che se in generale appaiono quasi sempre non giustificate, rappresentano ancor più un “lusso” che non ci possiamo permettere nel contesto politico nazionale attuale.

Napoli, 5 maggio 2011

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