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La mannaia di Marchionne

Con comunicazione inviata a Slai cobas ed agli altri sindacati la Fiat ha avviato la procedura di due anni di cassa integrazione speciale a zero ore per cessazione di attività a Pomigliano e riorganizzazione a Nola. Nella comunicazione l’azienda confessa la mancanza di un piano di riassorbimento dei lavoratori nella nuova società in quanto le assunzioni sono vincolate ad una ipotetica ed improbabile salita  produttiva del modello Nuova Panda in relazione al futuro andamento della crisi economica e del mercato, ed in misura di appena (nel migliore dei casi) il “40% di assunzioni in fabbrica Italia per il 14 luglio 2012”. Un 40% di “rientri ipotetici e non certi” su un organico di oltre 6.000 addetti in Fiat ed Ergom equivale ad appena 2.400 posti di lavoro. A questo punto sono realisticamente legittime  le forti preoccupazioni dei lavoratori perché  riferite non solo ad una produzione matura (in una fase di forte crisi economica) ma anche a bassa tecnologia e basso impatto occupazionale, considerato inoltre che se per produrre un’Alfa Romeo occorrono 10 operai, per fare una Panda ne bastano 3). Non a caso la Fiat mette le mani avanti e si disimpegna sul rientro dei restanti 3.600 lavoratori in esubero che allo scadere della prossima cigs – previsto per luglio 2013 – rischiano concretamente il posto di lavoro in quanto dopo la cigs per cessazione di attività resta solo il licenziamento. Dopo che in questi due anni i lacchè sindacali e quelli presenti negli schieramenti di centro destra e centro sinistra hanno fatto di tutto per contrabbandare “per buono” un piano Marchionne fantomatico ed inesistente che oggi è sconfessato dalla stessa Fiat nel tentativo di parare la crescente indignazione dei lavoratori, le mobilitazioni sindacali e, immediatamente, le iniziative giudiziarie di Slai cobas e Fiom: l’azienda mette le mani avanti e “tira fuori” il vero piano di ristrutturazione organizzativa e non industriale che trasforma il Gruppo Fiat Automobiles italiano in azienda commerciale e finanziaria all’interno di una holding company “madre” per il controllo azionario delle costituende newco di Fabbrica Italia. Le newco di fabbrica Italia – mutuate dalle speculative logiche delle società  offshore – col ricatto su lavoratori, sindacati ed istituzioni puntano ad avere completa mano libera nella cannibalizzazione di tutti i diritti dei lavoratori e di quelli sindacali e ad aggirare ogni normativa contrattuale e legale. E’ questo <il senso e lo scopo> delle newco costituite dalla Fiat cui l’azienda affida ogni attività di produzione veicolare e la formulazione di piani separati per dividere tra loro i vari stabilimenti e sfoltire gli organici. In tutto questo la Fiat taglia fuori e separa dallo stabilimento i  305 addetti al reparto-confino di Nola (di cui un terzo è iscritto allo Slai cobas e la rimanenza agli altri sindacati) riproponendo la favola del fantomatico polo-logistico per il centro sud (Pomigliano, Cassino e Melfi) la cui nebulosa attività è oggi strumentalmente differita di altri due anni: la speranza è di tentare di rassicurare e tenere buoni i lavoratori e gli altri operai che vi saranno prossimamente trasferiti in massa da  Fiat ed Ergom e successivamente terziarizzati ad aziende-fantasma costruite ad hoc per licenziare come già avvenuto in passato con le UPA (unità produttive autonome).

Venerdì 24 giugno – h 10 –  sede Slai cobas Pomigliano Riunione del coordinamento provinciale Slai cobas allargato a iscritti e simpatizzanti per le necessarie iniziative a tutela dei livelli occupazionali, dei diritti dei lavoratori e sindacali. Nel corso della riunione sarà distribuita ai presenti la comunicazione Fiat e saranno definite inoltre (oltre alle necessarie mobilitazioni sindacali che devono vedere la forte partecipazione dei lavoratori) anche le idonee azioni giudiziare per mettere a punto “prima e non dopo” ogni adeguata tutela del futuro occupazionale per tutti i lavoratori.

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