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AAA. Referendum elettorale truffa offresi

Al di là dei dubbi di ammissibilità, per i quali l’ultima e definitiva parola spetterà alla Consulta, ciò che ora s’impone è la riflessione sul dato politico dell’iniziativa, per altro sostenuta con forza anche da IDV e SEL.
Per gli elettori non cambierebbe nulla: stessi difetti del Porcellum. Per il ceto politico, invece, l’ennesimo consolidamento di un potere senza controlli.
 

Parafrasando lo slogan adottato dal comitato referendario: Firmi, Voti… e continui a non scegliere perché i padroni delle liste continueranno ad importi un diritto di voto condizionato da liste bloccate e alchimie matematiche.
E sì, perché sotto il profilo degli effetti concreti e ponendosi dal lato dell’interesse degli elettori, Porcellum e Mattarellum sono due porcate parimenti indigeribili.

Se è infatti vero che con il Porcellum l’elettore può soltanto votare il partito, essendo i vertici di partito a scegliere, prima delle elezioni, chi andrà in Parlamento attraverso l’imposizione delle liste bloccate, è altrettanto vero che lo stesso avveniva con il Mattarellum.
Anche con il Mattarellum, infatti, la seconda scheda per la Camera per l’elezione della quota proporzionale era bloccata e non consentiva il voto di preferenza.
Ma peggio ancora, questo meccanismo di decisioni imposte dall’alto lo si subiva, in modo maggiore, con la scheda per l’elezione del candidato uninominale. L’elettore convintamente di centrosinistra o di centrodestra non aveva altre possibilità che votare il candidato che si ritrovava davanti, quale che fosse, pena la vittoria della coalizione opposta.
Del resto, se l’obiettivo della contesa elettorale è quello di votare per il Governo e un determinato programma, ha ben poco senso parlare di voto alle persone: si vota il partito o la coalizione in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento. Il resto è solo fumo negli occhi per nascondere il fatto che i candidati dei collegi uninominali non sono scelti dagli elettori, bensì dal ristretto circolo dei padroni delle liste.
I candidati uninominali sono una lista bloccata a tutti gli effetti, perché mai e poi mai un elettore che ha come obiettivo la vittoria (o la sconfitta) di un determinato programma di governo potrebbe scegliere un candidato diverso da quello propostogli dal partito o dalla coalizione di riferimento.
Paradossalmente, invece, con il Porcellum l’elettore potrebbe avere più possibilità di scelta. Nel caso, infatti, si dovessero formare delle coalizioni, l’elettore ha quanto meno la possibilità di dare più o meno forza a questo o quel partito. Nel caso, cioè, di un voto indirizzato verso uno dei partiti coalizzati, con il Porcellum, diversamente dal Mattarellum, sono gli elettori a decidere se e quanti parlamentari di un dato partito potranno sedere in Parlamento e non il mercato delle vacche che si svolge prima delle elezioni nei corridoi delle segreterie.

L’obiezione dei “novelli referendari” (si fa per dire, visto che sono sempre gli stessi) a queste banali ma fondatissime considerazioni, è che tutti i problemi di scelta contenuti nel Mattarellum potrebbero essere risolti con l’introduzione delle primarie.
Premesso che l’iniziativa referendaria non sarebbe comunque in grado di imporle laddove si tornasse al Mattarellum, si tratta di un’obiezione che lascia a dir poco perplessi, in quanto il sistema di scelta preventiva dei candidati attraverso le primarie potrebbe essere adottato per qualsiasi legge elettorale: candidati uninominali scelti con le primarie o candidati della lista bloccata, anch’essi scelti con le primarie, non farebbe alcuna differenza.
Il problema vero, però, è che anche le primarie lasciano il tempo che trovano, in modo particolare quando si ha a che fare con i piccoli collegi uninominali e, quindi, con le infiltrazioni clientelari in grado di condizionare facilmente gli esiti di una consultazione che si svolge tra pochi potenziali elettori rispetto agli effettivi aventi diritto.
Chi ha esperienza di vita di partito sa bene cosa avviene nel piccolo delle sezioni, dove bastano pochi iscritti al momento giusto, mai visti e conosciuti, per mettere in minoranza chi invece si dedica tutto l’anno all’attività politica.

A fronte di questi difetti, molto meglio ripristinare il voto di preferenza, limitato ad una scelta soltanto, in quanto si tratterebbe di un diritto di scelta esercitabile nelle urne da parte di un numero maggiore di elettori; ma, soprattutto, un diritto esercitato da elettori effettivamente responsabili della propria scelta, in quanto in combinazione con il voto alla forza politica. La partecipazione dei cittadini alle primarie non dà infatti alcuna certezza di voto per la formazione politica che le ha organizzate. Una deresponsabilizzazione, per l’elettore occasionale delle primarie, in grado soltanto di aumentare le infiltrazioni clientelari e la corruzione politica.
Nella conta pregi e difetti, il sistema della preferenza unica è decisamente di gran lunga preferibile alle primarie.
Se si ha quindi a cuore il diritto di scelta degli elettori, se ne traggano le dovute conseguente e la si smetta di proporre meccanismi elettorali in grado soltanto di garantire il consolidarsi e l’autoperpetuarsi di un ceto politico sempre più lontano dai problemi reali del Paese.

* coordinatore di riforme.info

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