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Zona euro: regole e espulsione come sanzione finale

istituire un “super commissario” al bilancio pubblico con poteri tali da espropriare i parlamenti nazionali della decisione sulla principale prerogativadi ogni Stato: come usare la propria ricchezza. E’ un passaggio che appare inevitabile e necessario, se si intende costruire una comunità sovranazionale; ma che viene proposto nel vuoto più completo di architettura istituzionale democratica. E quindi torna la domada: il capitalismo in crisi divora anche il regime democratico?

La soluzione proposta esplicitamente è infatti quella di “dotare l’Unione di “fondamentali da azienda”. Ossia di tipo gerarchico-tecnico, non più politico.

 

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dal Financial Times

L’espulsione dalla zona euro deve essere la pena di finale

Mark Rutte e Jan Kees de Jager

La zona euro è in acque tempestose. Le turbolenze sui mercati finanziari non mostrano alcun segno di cedimento. Affrontare la crisi del debito è complesso e richiede parecchie misure immediate. Ma nel bel mezzo dei nostri frenetici sforzi giorno per giorno per combattere la crisi dobbiamo chiederci come possiamo garantire un euro stabile e prospero nel lungo periodo.

Cosa si deve fare? La nostra risposta è che dobbiamo ancorare più saldamente gli accordi che abbiamo fatto e prendere misure più severe per farli rispettare.

Tutti conosciamo la saga dell’ultimo decennio. Rigorose regole di bilancio sono state fissate nel Patto di stabilità e crescita, e una clausola di “non salvataggio” è stata inserita nel trattato in questione. Fin qui tutto bene. Ma la causa principale dei problemi attuali è che alcuni paesi hanno giocato a tira e molla con le regole studiate proprio per garantire la disciplina di bilancio. Altri paesi hanno permesso che ciò accadesse, e questo è accaduto nel momento in cui i mercati finanziari erano stati rapidamente integrati. Il risultato è che gravi problemi finanziari possono diffondersi da un paese all’altro alla velocità della luce.

Allora, cosa si deve fare ora? Dobbiamo tornare ai fondmentali della zona euro. Le regole sono ancora valide, ma tutti i partecipanti devono rispettarle da soli. Se la zona euro deve sopravvivere nella sua forma attuale, come unione monetaria stabile che supporti il ​​mercato interno e la nostra prosperità, ci deve essere rottura radicale con il passato.

Molto è già stato fatto. Per esempio, i paesi devono chiarire le modalità di stesura dei loro bilanci nella fase precedente, guardare più avanti ed essere in grado di rispondere alle domande critiche. In questo modo sarà possibile intervenire prima, se necessario. Diamo il benvenuto a questi passaggi. Ma occorre fare di più.

Quello che proponiamo è duplice, e si basa sulle idee già avanzate dai leader francese e tedesco. In primo luogo, chiediamo un controllo indipendente del rispetto delle regole di bilancio. In secondo luogo, crediamo che i paesi che violano sistematicamente le regole devono affrontare gradualmente sanzioni più severe e va lasciata meno libertà nella loro politica di bilancio.

La supervisione indipendente richiede un commissario per la disciplina di bilancio. Il suo potere deve essere almeno paragonabile a quelli del commissario alla concorrenza. Il nuovo commissario dovrebbe disporre di poteri chiari per impostare i requisiti della politica di bilancio dei paesi che mantengono disavanzi eccessivi. Il primo passo è quello di richiedere al paese interessato di adeguare i propri conti pubblici.

Se i risultati sono insufficienti, il commissario può costringere un paese a prendere misure per mettere le proprie finanze in ordine, ad esempio aumentare il gettito fiscale supplementare. In questa fase possono essere imposte sanzioni, come pagamenti ridotti del Fondo di coesione dell’Unione europea e dei fondi strutturali, o aumentando i contributi al bilancio dell’Unione europea. La fase finale coinvolgerà un controllo preventivo e il bilancio dovrà essere approvato dal commissario prima che possa essere presentata in Parlamento. In questa fase, il diritto di voto dello Stato membro può anche essere sospeso.

I paesi che non vogliono sottoporsi a questo regime possono scegliere di lasciare la zona euro. Chi vuole far parte della zona euro deve rispettare gli accordi e non può ignorarne sistematicamente le regole. In futuro, la sanzione finale può essere quella di obbligare i paesi a lasciare l’euro. Cosa che richiederà una modifica del trattato ed è quindi una misura a lungo termine. Non è una sanzione che possa essere applicata al momento attuale. Le misure che proponiamo sono progettate per evitare una situazione in cui deve essere imposta la sanzione finale.

Per riassumere: un accordo è un accordo. D’ora in poi dobbiamo impedire ai paesi di violare impunemente le regole e lasciare agli altri paesi il compito pagare il conto. Gli accordi già fatti non devono essere rottamati. Ma la zona euro ha bisogno di introdurre meccanismi che garantiscano il rispetto degli accordi con un riflesso automatico, piuttosto che con una scelta politica.

Se vogliamo garantire un euro stabile e un’Europa prospera nel lungo termine, dobbiamo avere il coraggio di irrobustire l’architettura originaria della zona euro con fondamenti da azienda.

Gli autori sono rispettivamente primo ministro e ministro delle Finanze dei Paesi Bassi

 

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