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“Il Fiscal Compact produrrà disoccupazione di massa”

I sindacati europei hanno detto che quanto deciso al vertice europeo del 30 gennaio è tutto fumo e niente arrosto. Condividi?
Non solo, direi che i sindacati sono stati pure troppo generosi: quel fumo è altamente tossico perché le decisioni che sono state prese sono comunque delle decisioni prevalentemente recessive, cioè renderanno ancora più rigida la disciplina dei bilanci pubblici e i tentativi di Mario Monti per non rendere troppo rigida la disciplina di bilancio hanno prodotto comunque risultati modesti. Ci sono meccanismi semi-automatici e la costituzionalizzazione rende sempre più difficile la gestione dei bilanci pubblici in fase di crisi. Quello che noi rischiamo di registrare nei prossimi mesi è l’inasprimento della recessione e il boom della disoccupazione che, come ci stiamo rendendo conto adesso, è fortemente asimmetrico. Comunque il sistema produttivo dell’Europa centrale sta addirittura consolidando le proprie posizioni mentre le aree periferiche stanno registrando forti incrementi della disoccupazione che vanno al di là delle stesse previsioni. Questo è chiaramente un sintomo di quella che gli economisti definiscono “mezzogiornificaizone”, ovvero quel fenomeno in cui si realizza un processo di contrazione dei capitali e a volte dei livelli alti di occupazione verso le aree centrali, mentre le aree periferiche subiscono una desertificazione. Non è più una teoria ma un fatto.

La divisione internazionale del lavoro e la conformazione geopolitica delle aree economiche si va quindi ridisegnando. Quale scenario per il Mediterraneo e quale ruolo per gli Usa?
Che la crisi generi conflitto tra capitali e quindi automaticamente tra stati nazionali è una cosa che era facile attendersi e che soltanto gli ingenui sostenitori della tesi della fine dello Stato-nazione potevano escludere. Francamente non credo che i problemi attuali dell’unione monetaria europea si possano più di tanto imputare all’azione delle agenzie di rating o della speculazione di marca statunitense. Le agenzie di rating agiscono secondo i loro schemi, tuttavia dobbiamo renderci conto che l’Europa è entrata in crisi e deve contare solo su se stessa. L’Europa, da questo punto di vista, è completamente autonoma. Per quanto riguarda i possibili sviluppi abbiamo già avuto una chiara evidenza in Libia. Lì si è in realtà giocata una partita post-coloniale che ha visto l’Italia e le sue postazioni di approviggionamento energetico perdere una partita contro la Francia. Ed è possibile ovviamente che nel prossimo futuro si registrino fenomeni simili. Una delle partite potenzialmente violente è quella degli approviggionamenti energetici che potrebbero preludere a comportamenti imperialisti, come si definiva una.

Gli unici a banchettare sono i banchieri…
La Bce ha realizzato una operazione di rifinanziamento delle banche private dei vari paesi europei per molti versi vantaggiosa per loro. Presta denaro all’un per cento e le banche ci acquistano titoli che rendono il 6%. Le banche private prendendo questi prestiti avrebbero potuto riorientare il credito verso le imprese. Questo era l’intento della Bce. Ma dai dati esce che le banche stanno comprando solo in misura limitata i titoli e non stanno prestando i soldi alle imprese. In più le risorse che restano disponibili vengono impiegate per operazioni ribassiste, che in molti casi operano in direzione contraria a quella che potremmo auspicare.

* da controlacrisi.org

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