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I No Debito si organizzano e rilanciano

La manifestazione del 31 marzo a Milano ha mostrato che lo spazio politico che stiamo rivendicando, sulla base dei contenuti economici e sociali radicalmente alternativi alla politica del debito e dei tagli sociali, questo spazio non solo esiste, ma può diventare una soggettività, un percorso di mobilitazione e di lotta. Dobbiamo quindi partire da qui, senza nasconderci le difficoltà e i limiti, ma nella consapevolezza che la l’iniziativa che abbiamo iniziato l’anno scorso è sulla strada giusta.

Il governo Monti non ha assolutamente risolto la crisi del debito, nonostante i tagli e le aggressioni ai diritti. Questo in sintonia con ciò che avviene in tutta l’Europa, dove non c’è un solo paese che stia minimamente uscendo dalla crisi e dove, anzi, le politiche di austerità stanno precipitando nella recessione. Da questo punto di vista i temi che noi abbiamo posto del non pagamento del debito, di una diversa politica economica, della messa in discussione della dittatura finanziaria che c’è in Europa, stanno diventando di dominio pubblico. Lo dimostrano le elezioni francesi, così come il dibattito che si sta aprendo, anche in Italia, e che però non a caso qui viene aperto, oltre che da noi e dalle forze a sinistra del centrosinistra, anche da settori del centrodestra. Siamo solo all’inizio di un confronto sull’Europa e sul debito, ma proprio nel momento in cui i temi che abbiamo sollevato stanno diventando di dominio pubblico, diventa ancor più necessaria la nostra iniziativa politica per evitare i soliti fenomeni di trasformismo e opportunismo che caratterizzano la politica italiana. Quando siamo nati non c’era ancora il governo Monti, c’era il governo Berlusconi in crisi ma c’era già la politica della Bce, la dittatura finanziaria e bancaria in Europa contro la quale ci siamo mobilitati.
Oggi il governo Monti rappresenta nel nostro paese l’espressione pura del sistema di potere finanziario europeo. Espressione pura e ideologica, infatti anche in questi giorni Monti ribadisce che non c’è, a differenza di quel che gli chiedono i democristiani di centrodestra e centrosinistra, una politica della crescita con la quale contemperare l’austerità. Monti, nel suo rigore liberista, spiega in continuazione che l’austerità è la via della crescita, che solo rendendo competitivo il sistema economico riparte la crescita. Per questo le controriforme sociali sono, le privatizzazioni e le liberalizzazioni, sono l’aspetto costituente del programma di questo governo.
Per tutte queste ragioni non è possibile costruire una politica economica alternativa, senza porsi l’obiettivo della totale indipendenza e del conflitto con il governo e chi lo sostiene. Questo è il nostro primo punto discriminante. Noi non vogliamo costruire un gruppo di suggeritori, che spiegano ai potenti come devono fare a risolvere i problemi del mondo, nella convinzione che quelli non l’abbiano ancora fatto perché non ci avevano ancora pensato. E non siamo neanche per un confronto tra professori di sinistra contro professori di destra.
Noi riteniamo necessario costruire e contribuire a costruire un fronte sociale e politico che punti al rovesciamento di Monti e delle sue politiche e che si colleghi alle stesse forze, agli stessi movimenti sociali, sindacali e politici, che sulla stessa piattaforma cominciano a nascere in Europa.
A questa prima discriminante, poi noi aggiungiamo i nostri punti costituenti. Essi possono essere integrati, cambiati, corretti, fermo restando le questioni di fondo che poniamo:

– il controllo pubblico democratico sui meccanismi finanziari, partendo dalla rottura del fiscal compact e dalla nazionalizzazione delle banche,
– una politica sociale fondata sull’estensione dei diritti del lavoro e sul reddito generalizzato.,
– una riconversione dell’economia fondata sull’eguaglianza, sull’ambiente e sui beni comuni, sulla rottura con i meccanismi del mercato globalizzato,
– una riconversione della spesa pubblica dalle spese militari a quelle della corruzione burocratica verso i servizi e i beni comuni, con la fine delle grandi opere,
– una vera democrazia più avanzata, sia sul piano dei diritti politici, sia sul piano dei diritti sindacali.

Questo è il senso dei nostri cinque punti e su queste basi noi creiamo la nostra aggregazione, il terzo elemento, oltre all’opposizione al governo Monti e all’attuale quadro politico, a un programma alternativo e a un programma alternativo ad essi, sta nella scelta di un programma di pratiche comuni di movimento e di lotta che, senza avere l’ambizione di essere noi coloro che unificano i movimenti, pongono però la necessità che questa unificazione, questa unità d’intenti e d’iniziativa ci sia.
Per tutte queste ragioni noi, da un lato lanciamo i nostri obiettivi, ma dall’altro non abbiamo nessuna voglia di primogenitura e siamo disposti a partecipare a tutte le iniziative, a tutte le lotte che avvengono sul terreno dell’alternativa al governo Monti e alla sua politica.

Per tutte queste ragioni proponiamo di rilanciare il movimento No Debito, assumendo anche come titolo aggiuntivo della nostra iniziativa, lo slogan “Occupyamo piazza Affari”, che ci ha portato fortuna, e proponiamo di procedere sia a una serie di iniziative specifiche, sia all’adesione a battaglie non promosse da noi direttamente ma che condividiamo, sia a un’apertura di confronto con tutti i movimenti, le forze, le organizzazioni che sono disponibili a un percorso comune sulla base dei temi che qui abbiamo definitivo.
Per queste ragioni proponiamo:
la diffusione in tutta Italia del movimento No Debito con una sua forma organizzata visibile, anche se espressamente aperta e inclusiva di ogni esperienza disponibile a confortarsi su percorsi comuni, una campagna che inizia da ora contro il fiscal compact e contro questa Europa, che deve portare rapidamente a una grande assemblea nazionale a Roma, che lanci una campagna per un referendum contro l’Europa delle banche,
una mobilitazione nel Mezzogiorno d’Italia, come proponemmo nell’assemblea del 17 dicembre, contro il disastro sociale provocato dalle politiche dei governi fin qui succedutisi, e contro la disoccupazione e il supersfruttamento del mondo del lavoro,
un’iniziativa diffusa assieme a tutte le forze che intendono mobilitarsi contro la politica economica, sociale e del lavoro del governo, contro la precarietà, in difesa dell’articolo 18 e per il reddito generalizzato. Contro l’Imu sulla prima casa e contro i tagli ai servizi sociali e i patti di stabilità dei Comuni.

Sulla base di questi punti d’iniziativa proponiamo che il Comitato nazionale No Debito-Occupyamo piazza Affari si dia un minimo di strutturazione per superare la dimensione di puro coordinamento di forze diverse e per investire assieme sulla soggettività comune che abbiamo visto in piazza il 31 marzo a Milano. Va quindi confermato il modello per cui il comitato è formato sia da singole persone, sia da rappresentanti di gruppi e di organizzazioni, così come va confermato il fatto che dovranno esserci sia la possibilità del finanziamento collettivo che di quella individuale. Per questo proponiamo di accogliere il documento sulla struttura organizzativa e di definire a livello nazionale un coordinamento nominativo, fatto delle persone che sinora hanno concretamente promosso l’iniziativa. Questo coordinamento nominerà un portavoce esterno a rotazione per 6/8 mesi. Il lavoro del portavoce sarà affiancato da un coordinamento operativo, fatto dai responsabili delle commissioni. Credo che dovremmo definire poi, oltre a quella organizzativa e per il finanziamento e a quella informativa, altre due commissioni, una per le relazioni esterne e una sul programma economico sociale.

Tra le prime iniziative ricordiamo l’adesione alla MayDay di Milano e la partecipazione autonoma alla manifestazione contro Monti, della Federazione della Sinistra, il 12 maggio a Roma. Inoltre dovremmo definire la partecipazione al calendario di iniziative già definito dai movimenti europei, contro il governo delle banche, a partire dalla giornata del 19 maggio a Francoforte.

Infine, il coordinamento e il portavoce gestiranno un programma di incontri con forze sindacali, con forze politiche di opposizione al governo e con i movimenti contro il debito che si stanno organizzando con i promotori dell’assemblea di oggi a Firenze per un nuovo soggetto politico. Tutti questi incontri, assieme ad altri che naturalmente potranno essere definiti, saranno svolti sulla base del nostro programma e per verificare la possibilità di battaglie comuni sui temi che proponiamo.

Proponiamo infine che in tutti questi mesi di attività si svolga un lavoro di accumulazione di conoscenze e proposte con seminari, incontri, discussioni aperte a tutti i contributi. Questo lavoro dovrà portare alla definizione di un più diffuso e dettagliato profilo programmatico, da varare in un’assemblea programmatica di due giornate da realizzare a un anno esatto dalla prima che abbiamo convocato, e cioè attorno al 1° ottobre 2012. In quella sede giungeremo anche a una verifica complessiva sullo sviluppo qualitativo e quantitativo del movimento organizzato.

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