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Ma la Bce può “stimolare” l’economia europea?

Quello che il signor Draghi e la Banca Centrale Europea intendono per stimolare l’economia

di Vicenç Navarro (**)

 

Il Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), il signor Mario Draghi, in una sua recente relazione al Parlamento Europeo, ha riconosciuto la necessità che alle politiche di austerità (che ha ribadito essere state ineludibili) si devono affiancare politiche di stimolo alla crescita economica, e ciò ha dato adito ad una interpretazione diffusa da tutti i più importanti mezzi di informazione, che hanno presentato questa autorità bancaria come sensibile all’appello lanciato dal candidato socialista alla Presidenza della Francia, il signor François Hollande, per stimolare l’economia e favorire la crescita economica.

Immediatamente, le cinque redazioni più importanti della Spagna hanno diffuso editoriali, che esprimevano la loro sorpresa per quello che veniva considerato come una sottolineatura di sostegno all’appello per stimolare l’economia, affermando di considerare tutto ciò come un cambio di posizione decisamente importante da parte della massima autorità della BCE.

Tuttavia, a quanto pare, non hanno letto il resto della relazione del signor Draghi, né sembrano avere familiarità con le tesi di questo signore.

In realtà, questo banchiere non si è spostato di un centimetro dalle sue posizioni, appoggiando le politiche che si sono dimostrate responsabili della “Grande Recessione” nell’Unione europea.

Il signor Mario Draghi, per tanti anni dirigente ad alto livello della banca Goldman Sachs, ha sempre indicato la necessità di stimolare l’economia mediante l’incremento della competitività, che, secondo lui, si può conseguire solo “con la flessibilità del mercato del lavoro”, il codice che il mondo dell’impresa, incluso il mondo delle banche, utilizza per definire il processo mediante il quale il datore di lavoro può licenziare più facilmente il lavoratore.

Questo è ciò che il signor Draghi sta raccomandando per la crescita dell’economia!Il problema in questo paradigma sta nel fatto che tutte le prove – ripeto, tutto le prove – esistenti nella letteratura scientifica dimostrano che le sue misure rallenteranno la crescita economica al posto di stimolarla.

Flessibilizzare il mercato del lavoro significa, con linguaggio ordinario, abbassare i salari. Questo è l’obiettivo delle riforme del lavoro successive. E lo stanno conseguendo! Tanto la massa salariale che i livelli salariali stanno crollando in picchiata.

Le riforme del governo spagnolo del Partito Popolare (PP) stanno accentuando la distruzione di posti di lavoro, con il conseguente aumento della disoccupazione e del decadimento salariale.

E non ho nemmeno un briciolo di dubbio che gli architetti di queste riforme siano pienamente consapevoli che questo era proprio quello che volevano, e che questo stanno ottenendo.

Non escludo che alcuni economisti della BCE e della Banca di Spagna, così come di FEDEA,

(Fundación de Estudios de Economía Aplicada – una fondazione finanziata per favorire gli interessi delle banche e delle grandi imprese), ferventi adoratori del dogma neoliberista, credano che licenziando i lavoratori venga favorita la crescita economica. Ma dubito che il signor Draghi ci creda. Le prove sono troppo evidenti per essere ignorate.La caduta dei salari provocherà una discesa della domanda e con questa una discesa della crescita economica, e di conseguenza un calo dei contribuiti da tassazione per lo Stato e un aumento del deficit. Questo è successo in Grecia, Portogallo, Irlanda, ed ora in Spagna.

E per ridurre il deficit, si taglia la spesa pubblica, che fa diminuire ancor più la domanda, e quindi si riproduce il ciclo suicida attualmente in corso. E il signor Draghi lo sa! Non ci sono dubbi su questo. E perché lo fa?

Il Presidente della BCE è un banchiere che rappresenta gli interessi dei banchieri, per i quali il maggior nemico resta l’inflazione. E sacrifica tutto – sottolineo tutto – per conseguire l’obiettivo che il sistema bancario pretende.

Però esiste un altro obiettivo della crisi che le sue politiche stanno evidenziando. E questo obiettivo è l’eliminazione dello “Stato del Benessere sociale”, attraverso le privatizzazioni, vale a dire del sistema pensionistico e della sanità pubblica; quindi il capitale finanziario vuole mettere le mani sulle più importanti fonti di capitale nei paesi dell’Eurozona, come sono le Assicurazioni Sociali e i sistemi di protezione sociale.

Se credete che questa interpretazione sia frutto di paranoia o di teorie della cospirazione, vi esorto a leggere i discorsi di tal signore.

È stato questo banchiere ad affermare, in un’intervista al ‘Wall Street Journal’ (24.02.12), che “il modello sociale europeo deve scomparire, e sta scomparendo”, osservazione che ha suscitato approvazioni. Non poteva esprimersi in modo migliore.

Cito direttamente la sua affermazione, traducendo letteralmente dall’originale in inglese: “Lo stato sociale europeo sta già scomparendo. In un paese, in cui i giovani presentano una disoccupazione al 50%, come in Spagna, la protezione sociale si è già dissolta…L’obiettivo è quello di creare una situazione di ‘shock’, per costringere i paesi ad introdurre le necessarie riforme, come la riforma del lavoro, che consentano di risolvere i loro problemi” (quello che non chiarisce il signor Mario Draghi è i problemi… di chi!?)

Acqua limpidissima! La supposta crisi, creata in gran parte dal capitalismo finanziario, ha come obiettivo il conseguimento di ciò che ha sempre desiderato: la fine dell’Europa sociale, e della Spagna sociale.

 

(**) Esiliato dalla Spagna per motivi politici, ha vissuto e lavorato in Svezia (Upsala), Gran Bretagna (London School and Economics, Oxford e Edimburgo) e negli USA (The Johns Hopkins University), dove ha insegnato Politiche pubbliche e Scienze politiche.

È stato proposto come professore straordinario di Economia applicata all’Università Complutensede di Madrid.

Si è inserito nella vita accademica catalana come professore di cattedra di Economia applicata presso l’Università di Barcellona, e in seguito come insegnante di Scienze politiche all’Università Pompeu Fabra, dove dirige il programma di Politiche pubbliche e sociali patrocinato congiuntamente con la Johns Hopkins University, in cui continua ad insegnare.

È stato consulente per le Nazioni Unite, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità e per molti governi, fra cui: il governo di Unidad Popular del Cile, il governo di Cuba (per quel che concerne la riforma sanitaria), il governo socialdemocratico svedese, il governo socialista spagnolo, i governi tripartito e “d’intesa” catalani, così come il governo degli Stati Uniti, partecipando al gruppo di lavoro sulla riforma sanitaria della Casa Bianca.

Le sue aree di ricerca comprendono: Economia Politica, Stato sociale e Studi politici. Ha pubblicato ampiamente (con 24 libri tradotti in diverse lingue). I più recenti: “el Subdesarrollo Social de España: Causas y Consecuencias”, “Anagrama y Neoliberalism”, “Globalization and Inequalities”. Nel 2002, è stato premiato dall’Editorial Anagrama per il suo saggio “Welfare Insuficiente, Democracia Incompleta”. Della qual cosa non se ne parla in Spagna.


Vicenç Navarro è stato professore di Economia Applicata presso l’Università di Barcellona. Attualmente insegna Scienze Politiche e Sociali all’Università “Pompeu Fabra” (Barcellona, Spagna). Inoltre, è professore di Politiche pubbliche presso la “Johns Hopkins” University (Baltimora, USA), dove ha insegnato per 35 anni.

Dirige il programma di Politiche pubbliche e sociali, promosso congiuntamente dall’Università Pompeu Fabra e dalla The Johns Hopkins University. Dirige anche l’Osservatorio Sociale di Spagna.

 

Courtesy of Sistema
Fonte: http://www.vnavarro.org/?p=7259
Data di pubblicazione dell’articolo originale: 11/05/2012
URL di questa pagina: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7306

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

 

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