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Irlanda. Vota no al Trattato di austerità permanente

Mentre il dibattito pubblico si concentra su questo Trattato, il governo sta silenziosamente spingendo avanti il suo fratello, ossia il “Trattato sul meccanismo europeo di stabilità” (ESM). Sono gemelli, non possono essere separati.

Il Trattato di austerità permanente è stato presentato come il mezzo per portare stabilità all’euro e all’UE. Come accade sempre, i trattati e le leggi nazionali sono una cristallizzazione della politica: coloro che hanno il potere economico e quindi il potere politico, si assicurano che le leggi riflettano i loro interessi fondamentali. A loro non importano un granché gli orpelli, a patto che non interferiscano con le loro strutture di profitto e di potere.

Ciò che questo Trattato si propone di rimuovere è la prerogativa dei governi nazionali, per non parlare dei loro popoli, di determinare quali sono le priorità economiche e sociali. Nel nostro caso la priorità è pagare il debito privato, trasformato in “debito sovrano”. Per raggiungere questo obiettivo, quadrare i conti diventa la priorità, e una parte del bilancio deve essere destinato a ripianare, con gli interessi, questo debito di natura privata.

Come sempre accade nella nostra società, dobbiamo guardare alle politiche sottese, svelando ciò che significano per i lavoratori, non solo qui in Irlanda, ma in tutta l’Unione europea. Angela Merkel, il Cancelliere tedesco, ha detto: “I freni del debito [regole del Trattato] saranno vincolanti e validi per sempre. Non potranno in alcun modo essere cambiati attraverso una maggioranza parlamentare”.

Questo non può che portare a una situazione in cui i soldi nelle casse del governo saranno messi a disposizione del debito, e solo ciò quel che resta sarà messo a disposizione dei bisogni popolari. Così, quando il costo del debito aumenterà, le somme disponibili per le persone saranno ridotte e non il contrario, perché si opera all’interno dei controlli costituzionalmente determinati.

Il Trattato sul ESM è un attacco ancora più grande alla democrazia nazionale. Nell’ambito di questo Trattato viene istituito un Consiglio di governatori per “sorvegliare” la stabilità del fondo, un Consiglio composto da banchieri. Il governo irlandese dovrà contribuire con circa € 11 miliardi, che dovrà prendere a prestito per conferirli al Fondo.

L’ESM costituisce un attacco ancor più approfondito alla democrazia e il trasferimento di ancor più poteri ad un organo al di fuori dello Stato e al di là dell’influenza popolare.

E’ per questo motivo che bisogna sostenere l’azione legale intrapresa da Thomas Pringle TD all’Alta Corte, dove sostiene che le disposizioni del Trattato ESM debbano essere rimesse al popolo.

In base alle disposizioni del ESM, i “governatori” e i loro agenti saranno al di sopra di tutte le leggi nazionali e senza responsabilità. Nessuno dei loro documenti e disposizioni possono essere ostacolate o intercettate dai governi nazionali o da qualsiasi altro organismo. I governi dovranno sottoscrivere previsioni di bilancio gradite ai loro supervisori. Se i “governatori” lo riterranno necessario potranno richiedere fondi aggiuntivi ai governi, che devono rispondere entro sette giorni, senza se e senza ma. I governi nazionali dovranno sottomettersi alle loro richieste e priorità.

I redattori principali di questo Trattato sono gli speculatori finanziari di Goldman Sachs. Si tratta di un colpo di stato virtuale dal capitale finanziario. Perché? Perché la democrazia sta diventando sempre più un ostacolo al processo decisionale: è troppo lenta e macchinosa per il loro mondo di circolazione istantanea del denaro e delle strategie di investimento. Il loro mondo corre molto più agevolmente, senza l’ingombro di dover consultare le persone.

I paesi periferici diventeranno protettorati dei poteri economici dominanti, con trasferimenti di ricchezza costanti su basi strutturali di lungo termine a causa del massiccio debito imposto al popolo. Ancora una volta, il rimborso del debito è il ruolo primario dei governi. L’elite vuole tenere i lavoratori in una inarrestabile “trappola del debito”.

Il governo irlandese e, purtroppo, alcuni leader sindacali sembrano credere che la democrazia e la sovranità possano essere scambiate come una sorta di merce di scambio nella speranza di ottenere qualche sollievo nell’onere del debito. L’invito di quattro sindacati – Mandate, TEEU, CPSU, e Unite – a votare No al referendum, deve pertanto essere accolto. Questo nuovo sviluppo è significativo e segna un possibile passo per allontanarsi dall’impatto mortale della “cooperazione sociale”.

La democrazia e la sovranità non sono merce di scambio da dare via per qualche briciola di sollievo. Dobbiamo resistere, rifiutare questo debito imposto e chiedere:

– che finisca la distruzione del nostro servizio sanitario;

– che i pazienti non siano abbandonati sulle barelle negli ospedali;

– che siano cancellati i tagli nell’istruzione, in modo che i nostri figli possano avere le scuole che meritano;

– che non siano privatizzati i servizi pubblici e le imprese pubbliche;

– che vi sia lavoro per i disoccupati;

– che i nostri figli non siano costretti a emigrare;

– che tornino sotto il controllo pubblico le nostre ricche risorse naturali;

– che si ripudi il debito che incatena il nostro popolo.

L’UE non è un veicolo per il cambiamento, ma è invece il principale veicolo per la schiavitù del debito e il controllo delle grandi corporazioni. E’ il veicolo scelto dalla classe dirigente e dai grandi monopoli in tutta Europa per difendere e promuovere i loro interessi economici e politici.

La democrazia e la sovranità sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno per affrontare la profonda crisi economica, sociale, culturale e morale in cui il nostro paese è impantanato e in cui sta affondando velocemente.

Tutti i discorsi dell’establishment sui prossimi Trattati sono un inganno per farci accettare le catene del debito intorno al collo. Ci dicono che potrebbe essere necessario un altro salvataggio, e che quindi i Trattati sono una polizza assicurativa. Il problema è che non possiamo permetterci il prezzo del primo salvataggio, per non parlare di un secondo o un terzo. Un salvataggio ulteriore significa che prenderemmo a prestito più denaro sempre da quelli a cui dobbiamo già una montagna di debiti, e restituirlo con alti interessi.

Votare No è un voto contro la trappola del debito e un voto per difendere la democrazia. 

da PC d’Irlanda – www.communistpartyofireland.ie/cenfath-en/01-vote-no.html

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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