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Syriza: Una nuova radicalità a sinistra

Stathis Kouvelakis è docente di filosofia politica al King’s College di Londra. È anche un intellettuale pubblico ben conosciuto nella sinistra greca e francese. È anche stato candidato (in posizione non eleggibile) nelle liste di Syriza nelle elezioni del 6 maggio 2012 e lo è di nuovo nel prossimo scrutinio del 17 giugno. A qualche giorno dalle nuove elezioni legislative, mentre la maggior parte dei sondaggi dà Syriza in vantaggio su Nuova Democrazia (destra), sembra utile saperne di più su Syriza, una formazione della sinistra radicale relativamente poco conosciuta fuori dalla Grecia. In questa intervista, Stathis Kouvelakis analizza Syriza e le sue origini. Descrive la sociologia dei suoi aderenti e del suo elettorato ed esamina i suoi riferimenti ideologici, spiega le ragioni del suo notevole successo elettorale nello scorso maggio, e la sua posizione sul debito e gli Stati membri dell’eurozona.

Philippe Marlière: Potresti presentare Syriza: quando e come è nata questa coalizione di partiti della sinistra radicale?

Stathis Kouvelakis: Syriza si è formata nel 2004, come alleanza elettorale tra diverse formazioni. Le sue componenti principali sono da un lato Synaspismos – la Coalizione della Sinistra (che si chiama ora Coalizione della Sinistra, dei Movimenti e dell’Ecologia) – il partito di Alexis Tsipras, che esiste come formazione distinta già dal 1991. Il partito è nato da successive scissioni del movimento comunista. Dall’altro lato, sono presenti in Syriza altre formazioni molto più piccole. Alcune provengono dall’estrema sinistra classica greca. Una di queste è l’Organizzazione Comunista di Grecia (KOE), la principale organizzazione maoista in Grecia, che è la seconda componente in Syriza in termini di peso numerico. Questo partito ha eletto tre deputati nelle elezioni del maggio 2012. Un’altra è la Sinistra Operaia Internazionalista (DEA), di tradizione troskysta; altri gruppi sono per lo più di matrice comunista, come la Sinistra Comunista Ecologista e Rinnovatrice (AKOA), uscita dal vecchio Partito Comunista Greco dell’interno.

La coalizione Syriza si costituisce nel 2004 e all’inizio ottiene un successo che si può qualificare come relativamente modesto. Nondimeno riesce a entrare in parlamento superando lo sbarramento del 3%, cosa che Synaspismos non era riuscito a fare in passato. Syriza è il risultato di un processo relativamente complesso di ricomposizione dentro la sinistra radicale greca. Fin dal 1968, questa è scissa in due poli. Il primo è il Partito Comunista Greco (KKE), che subisce due scissioni: la prima, nel 1968 durante la dittatura dei colonnelli dà vita al Partito Comunista Greco dell’interno (KKE esoterikou) di ispirazione eurocomunista, e una seconda nel 1991, dopo il crollo dell’URSS. Quel che resta dopo le due scissioni è un partito particolarmente tradizionalista, attaccato a una matrice staliniana, notevolmente indurita dopo la scissione del 1991. È un partito che si ricostruirà su una base insieme combattiva e settaria. Riesce a conquistare una base militante relativamente importante negli ambienti operai e popolari e anche tra i giovani, in particolare nelle università. L’altro polo, Synaspismos, si sviluppa nel 2004 costruendosi attorno a Syriza, sorta dall’unificazione delle due scissioni uscite dalla matrice comunista. Synaspismos ha avuto una notevole evoluzione nel corso della sua storia. All’inizio degli anni 1990 vota a favore del trattato di Maastricht, e nel suo orientamento maggioritario si pone nell’ambito di una sinistra moderata. Ma è anche un partito eterogeneo, composto di varie correnti. Lotte interne molto vive oppongono la sua ala sinistra a quella destra. L’ala destra perderà il controllo a tappe successive. La costituzione di Syriza sancirà la svolta a sinistra di Synaspismos. Synaspismos oggi ha fatto l’autocritica della sua posizione sul trattato di Maastricht, e ha militato fortemente, come tutte le formazioni della sinistra radicale europea, contro il trattato costituzionale europeo del 2005.

PM: Che influenza ha la tradizione comunista in Synaspismos?

SK: La componente comunista è nettamente maggioritaria. È uscita dall’ala eurocomunista e che dopo gli anni 1970 si è aperta ai nuovi movimenti sociali. In tal modo è riuscita a rinnovare i suoi riferimenti organizzativi e teorici, innestando sulla matrice comunista le tradizioni delle nuove radicalità. È un partito a suo agio nei movimenti femministi, nelle mobilitazioni dei giovani, nelle correnti altermondialiste, nell’antirazzismo, nelle correnti LGBT, e mantenendo un intervento molto importante nel movimento sindacale. Notiamo che l’ossatura dei quadri e dei militanti del partito è costituita da strati salariati istruiti, di diplomati. Il partito ha un elettorato molto urbano ed è molto radicato tra gli intellettuali. Fino a poco tempo fa, Synaspismos aveva la maggioranza assoluta nel sindacato degli insegnanti delle superiori, al contrario del KKE, che ha perso ogni rapporto privilegiato con gli ambienti intellettuali. Anche la sua direzione porta l’impronta della matrice comunista. Malgrado la sua giovane età, lo stesso Alexis Tsipras ha cominciato a militare nell’organizzazione giovanile del KKE all’inizio degli anni 1990. I quadri e i dirigenti più anziani hanno spesso militato insieme nella clandestinità, hanno conosciuto le prigioni e i campi di deportazione. A causa di questo, nella sinistra radicale greca c’è un’atmosfera di guerra fratricida e una cultura di profonda divisione attualmente mantenuta unilateralmente dal KKE che considera Synaspismos e poi Syriza come «traditori» che di conseguenza costituiscono «il nemico principale». È il motivo per cui il KKE ha rifiutato di incontrare Syriza nel corso dei contatti bilaterali che Syriza ha avuto con la quasi totalità dei partiti rappresentati in parlamento, quando le è stato affidato il mandato di formare un governo nel maggio 2012.

PM: Come spieghi l’intransigenza del KKE? È dovuta al disaccordo sulla questione europea?

SK: Le divergenze sull’Europa non spiegano tutto . In realtà, le posizioni dei due partiti sulla questione europea si sono avvicinate molto negli ultimi tempi, dato che Syriza e Synaspismos hanno un atteggiamento sempre più critico verso l’Unione Europea (UE). Il KKE è sempre stato molto ostile verso l’UE, ma in questo momento non focalizza la sua posizione sulla questione dell’uscita dall’UE o dall’eurozona. Gli obiettivi che avanza si potrebbero definire direttamente anticapitalisti, esigendo l’abolizione del capitalismo come soluzione ai problemi immediati della situazione. Il KKE segue una linea ultrasinistra sul piano della retorica, ma che permette di giustificare una posizione isolazionista e settaria.

PM: Come qualifichi la linea di Syryza? Diresti che la coalizione persegue una linea anticapitalista o che iscrive la sua azione in un approccio più graduale, più riformista?

SK: Syriza ha una linea chiaramente anticapitalista e si distingue molto nettamente dalla socialdemocrazia. È un aspetto tanto più importante in quanto in passato importanti lotte all’interno di Synaspismos hanno opposto correnti favorevoli a un’alleanza con la socialdemocrazia ad altre ostili ad ogni accordo o coalizione a qualsiasi livello, compreso quello locale, o anche nel movimento sindacale. L’ala «socialdemocratica» di Synaspismos ha perso il controllo del partito nel 2004, quando è stato eletto presidente Alekos Alavanos. L’ala destra, diretta da Fotis Kouvelis, ha finito per abbandonare Synaspismos e ha costituito un altro partito, Sinistra Democratica (DIMAR), una formazione che si considera intermediaria tra il PASOK e la sinistra radicale. Syriza è dunque una coalizione anticapitalista che si pone la questione del potere, mettendo l’accento su una dialettica di alleanze, di conquiste e successi elettorali, di mobilitazione e lotte dal basso. Syriza e Synaspismos si considerano partiti di lotta di classe, formazioni che rappresentano interessi specifici di classe e si concepiscono come partiti portatori di un antagonismo fondamentale rispetto al sistema attuale. Da qui il titolo «Syriza» la «coalizione della sinistra radicale». Questa rivendicazione di «radicalità» è un elemento estremamente forte del partito. Nel 2004, quando l’ala sinistra ha conquistato la maggioranza, una delle prime modifiche che ha portato allo statuto del partito è stata la rivendicazione esplicita della filiazione al movimento rivoluzionario e comunista greco, e all’eredità della rivoluzione d’Ottobre.

PM: Quali sono i rapporti di forza nel senso della militanza all’interno di Syriza e quanti militanti ci sono nelle formazioni che compongono la coalizione?

SK: Synaspismos ha attualmente circa 16000 membri. L’Organizzazione Comunista di Grecia, maoista, deve avere tra 1000 e 1500 militanti e press’a poco altrettanti ne ha la Sinistra Comunista Rinnovatrice ed Ecologica. Synaspismos è un partito che ha avuto un’evoluzione nelle sue pratiche e nelle forme organizzative che si combinano con le evoluzioni della sua posizione ideologica. Tradizionalmente Synaspismos era un partito poco militante, con molti «notabili» e una pratica essenzialmente elettoralistica. Si è osservata un’evoluzione considerevole della sostanza organizzativa e militante del partito a due livelli. In primo luogo, tramite i movimenti altermondialisti e antirazzisti, si è sviluppata un «ala giovanile» molto dinamica, che ha permesso al partito di rafforzare la sua presenza tra gli strati giovanili, in particolare in ambiente studentesco dove era tradizionalmente debole. La sua organizzazione giovanile conta attualmente parecchie migliaia di membri. Sono i quadri usciti da questa gioventù che ora formano una buona parte della cerchia più vicina ad Alexis Tsipras. Questi giovani si caratterizzano per un grande radicalismo ideologico e si considerano di affiliazione marxista, per lo più di obbedienza althusseriana. In secondo luogo, i sindacalisti di Synaspismos si sono affermati a partire dagli anni 2000 come il fulcro della sua ala sinistra. Proveniente in gran parte dal KKE, l’ala sinistra rappresenta una corrente più operaia, su posizioni di tipo lotta di classe relativamente tradizionali e molto critica verso l’UE. Questi due elementi e la rottura di qualsiasi iniziativa di alleanza con il PASOK hanno prodotto una trasformazione di Synaspismos che gli ha permesso di stimolare la ricomposizione che avveniva in Syriza e di farne parte. Ciò non vuol dire che non esistano attualmente nel partito correnti più moderate, in particolare attorno a Yanis Dragasakis, figura di punta in materia di economia, e di alcuni quadri, prima vicini a Fotis Kouvelis, che si sono rifiutati di seguirlo quando ha lasciato il partito. Dopo le elezioni del 6 maggio, queste correnti hanno fatto sentire la loro differenza, in particolare suggerendo che non ci fosse la denuncia unilaterale del Memorandum, cioè una linea di scontro con la Troika, ma hanno dovuto cedere su questo punto fondamentale. Pare evidente comunque che queste contraddizioni riemergeranno se Syriza accede a responsabilità di governo.

PM: Hai detto che finora Syriza aveva un radicamento militante ed elettorale essenzialmente urbano. Questa tendenza è stata stravolta dal successo elettorale di Syriza alle elezioni legislative del maggio 2012 che le ha permesso di diventare il secondo partito greco con il 16,7% dei voti davanti al PASOK?

SK Totalmente. È essenziale capire la sociologia del voto del 6 maggio2012. La trasformazione qualitativa è tanto sismica quanto il balzo quantitativo. Un partito che negli ultimi anni oscillava tra il 5 e il 6% dei voti è passato al 16,7%. Oggi i sondaggi gli attribuiscono oltre il 20%; alcuni gli danno persino più del 30%. Quel che è successo il 6 maggio è relativamente facile da analizzare: è essenzialmente un voto di classe. L’elettorato popolare salariato dei grandi centri urbani che votava in maggioranza per il PASOK si è trasferito di colpo su Syriza. Synaspismos è il primo partito nella grande Atene, nella quale vive circa metà della popolazione greca, e in tutti i grandi centri urbani del paese, e ottiene i risultati migliori nei quartieri operai e popolari che erano i bastioni del PASOK e del KKE. In queste zone elettorali, per il KKE è iniziato un declino che continuerà come indicano i sondaggi per le elezioni di giugno. Si osserva un trasferimento di voti dal KKE verso Syriza. È un voto popolare, ma anche un voto di strati salariati istruiti, ed è un voto di persone attive. Syriza ottiene un risultato pari alla sua media nazionale tra i 18-24 anni e i 24-30 anni. Ma ottiene un risultato superiore alla sua media nazionale tra la parte della popolazione che forma il cuore della popolazione attiva (+ di30 anni). I risultati più scarsi sono tra gli inattivi, la popolazione delle zone rurali (tra cui i contadini), i pensionati, le casalinghe, le professioni liberali e gli indipendenti. La dinamica di Syriza si basa dunque su un voto di classe del salariato, incluse le sue fasce superiori, degli strati popolari e dei disoccupati dei grandi centri urbani della Grecia.

PM: In quale misura il voto per Syriza è un voto del salariato del settore pubblico?

SK: La sociologia elettorale indica che Syriza ottiene il 24% dei voti del salariato pubblico e il 22,5% di quello privato, risultati pressoché simili, con un leggero vantaggio per i salariati del settore pubblico. Ma i suoi risultati migliori sono nella seconda circoscrizione del Pireo – una grossa circoscrizione industriale e operaia – e nel nord della Grecia, nel dipartimento di Xanthi, tra la popolazione a maggioranza mussulmana turcofona, dove è stato eletto un deputato di Syriza proveniente da quella minoranza.

PM: Per la prima volta in Europa nel dopoguerra, un partito della sinistra radicale ha sorpassato nelle urne il partito che rappresenta la socialdemocrazia. È un sorpasso dovuto al successo impressionante di Syriza ma anche al crollo del voto a favore del PASOK. Pensi che tale sorpasso sia durevole?

SK: La terapia d’urto che è stata applicata alla Grecia ha dato gli stessi risultati politici degli altri paesi nei quali è stata applicata. Il vecchio sistema politico è affondato. I due partiti principali sono stati colpiti: il PASOK ma anche, in minor misura, Nuova Democrazia che ha perso il 20% dei voti, il peggior risultato per un partito di destra da quando la Grecia esiste come Stato indipendente. In realtà, il crollo qualitativo del PASOK è ancora superiore a quanto indicano le cifre su scala nazionale. Nei grandi centri urbani, il PASOK arriva in sesta o settima posizione. Nella maggior parte dei quartieri popolari che erano prima i suoi bastioni è superato dal partito neonazista Alba Dorata. Il suo risultato tra i 18-24 anni è del 2,6%. La maggior parte del suo elettorato (13,4% dei voti) è costituita da pensionati e abitanti delle zone rurali e delle cittàdine di provincia. I sondaggi sulle intenzioni di voto per lo scrutinio del 17 giugno indicano che questa tendenza si rafforzerà ancora.

PM: Si può dire che oggi il PASOK è un partito totalmente screditato agli occhi dei greci…

SK: Il partito è totalmente distrutto. In realtà non raggruppa che i residui delle vecchie reti del partito-Stato. I due partiti che hanno occupato il potere dopo la caduta dei colonnelli erano partiti di massa ma anche partiti-Stato, vale a dire partiti estremamente legati allo Stato, e alla distribuzione delle risorse ottenute grazie all’accesso all’apparato dello Stato. Il PASOK e Nuova Democrazia avevano pratiche clientelari che non erano più quelle dei notabili all’antica poiché erano assicurate da apparati burocratici, compreso nel movimento sindacale. Nuova Democrazia era in effetti un «partito popolare di destra», una Volkspartei paragonabile alla democrazia cristiana tedesca che contava un’ala sindacale relativamente consistente.

PM: Vorrei tornare sulla posizione di Syriza rispetto all’appartenenza della Grecia all’eurozona e anche all’UE. Che cosa vuole veramente a questo proposito?

SK: Ci sono due livelli di analisi. C’è un primo livello, il più apparente: si può dire che la posizione di Syriza sull’Europa è simile a quella del Front de Gauche, di Die Linke o delle altre componenti del Partito della Sinistra Europea, vale a dire un’opposizione all’Europa neoliberista e un appello alla sua trasformazione dall’interno, che passa per una rottura con i trattati fondanti di Maastricht e di Lisbona, e la loro sostituzione con nuovi trattati in rottura con il neoliberismo. C’è un secondo livello di analisi che mette l’accento sul cambiamento della posizione di Syriza da qualche mese o appena qualche settimana. Syriza mette al centro del suo discorso la denuncia del Memorandum, e insiste sul fatto che se arriva a formare il prossimo governo il primo atto che compirà sarà la sua abrogazione. Per Syriza è un punto non negoziabile, quali che siano le conseguenze che ne possano derivare. Da un lato Syriza denuncia l’alternativa tra la continuazione del Memorandum e l’uscita dall’euro che conduca a un ritorno alla dracma. È il modo in cui i media greci, i principali partiti e i governi europei presentano la situazione. Syriza respinge questo tipo di ricatto. Quali che siano le conseguenze, Syriza non arretrerà e respingerà qualsiasi mantenimento del Memorandum. Paradossalmente, al contrario della legge che vorrebbe che quando ci si avvicina al potere la deriva verso la moderazione sia irresistibile, questa posizione si è precisata al prezzo di vivi dibattiti interni in seguito ai risultati del 6 maggio, man mano che Syriza è apparsa portata da una dinamica elettorale maggioritaria.

Tsipras ha presentato l’itinerario di Syriza in modo estremamente chiaro. Primo atto: abrogazione immediata del Memorandum per via legislativa, che sopprimerà quindi l’insieme dei dispositivi di applicazione dei due Memorandum. Secondo atto: richiesta di rinegoziazione del debito pubblico greco nel quadro europeo. Se c’è un rifiuto dell’UE o un’interruzione del finanziamento della Grecia da parte della BCE, un governo Syriza interromperà in maniera unilaterale il rimborso del debito. Implicitamente, anche se non lo dicono pubblicamente, si può pensare che i dirigenti di Syriza sappiano che in questo caso ci sarebbe un’uscita de facto dall’euro, ma insistono per non presentarla come un obiettivo o una loro scelta. La cessazione di pagamento non sarà dunque annunciata immediatamente, ma è un’arma in caso di rifiuto di rinegoziazione del Memorandum che punta ad annullare il debito nella sua maggior parte. Se i governi europei si oppongono all’obiettivo di Syriza che punta ad ottenere l’annullamento parziale del debito, l’idea di un piano B – vale a dire l’uscita dall’eurozona – guadagnerà terreno.

Il successo politico ed elettorale di Syriza si spiega precisamente con il fatto che il partito si è opposto da subito al Memorandum e alla terapia d’urto austeritaria. Il partito ha saputo investirsi in modo concreto e pratico nei movimenti sociali e nelle azioni collettive che si sono sviluppati negli ultimi anni in Grecia. Ha fatto questo rispettando l’autonomia dei movimenti, comprese le forme più spontanee e nuove delle mobilitazioni. Ha sostenuto, ad esempio, il movimento di occupazione delle piazze che abbiamo visto la primavera scorsa, mentre il KKE ha denunciato il movimento dicendo che era «antipolitico» e dominato da elementi piccolo borghesi. È un partito che è stato anche molto attivo nelle reti di solidarietà su scala locale per far fronte al trauma della crisi civile e dei suoi effetti concreti sulla vita quotidiana della popolazione. È anche una formazione che possiede una sufficiente visibilità nelle istituzioni per apparire capace di trasformare i rapporti di forza della politica su scala nazionale. Detto questo, Syriza è decollata nei sondaggi solo nelle ultime settimane della campagna. Il vero decollo è avvenuto nel momento in cui Tsipras ha focalizzato il suo discorso sul tema: «Un governo di sinistra antiausterità adesso», presentandolo come un’offerta aperta di alleanza con il KKE, le forze dell’estrema sinistra, della sinistra parlamentare e con le piccole formazioni dissidenti del PASOK. Questo ha letteralmente cambiato il corso della campagna elettorale e ne ha riorientato l’agenda. Da quel momento, l’insieme dei partiti politici ha dovuto posizionarsi in rapporto alla proposta di Syriza, che è apparsa come una prospettiva politica concreta, a portata di mano, che permetterebbe di farla finita con il giogo del Memorandum e della troika.

PM: È un discorso molto unitario a sinistra…

SK: Assolutamente. Syriza è particolarmente credibile nell’avanzare questo tipo di proposta a causa delle sue pratiche nel movimento sociale, ma anche a causa della sua forma di fronte politico e di una pratica di coesistenza tra culture diverse dentro la stessa Syriza. Per rispondere alla tua domanda, direi che Syriza è un partito ibrido, un partito sintesi, a cavallo tra la tradizione del movimento comunista greco e le nuove radicalità che sono apparse nel nuovo periodo.

PM: Come è percepito Alexis Tsipras in Grecia?

SK: L’aspetto principale dell’immagine di Tsipras è la sua età: è giovane. Ma la sinistra radicale greca, nella composizione dei suoi quadri e gruppi dirigenti, è ancora dominata dalla generazione vicina alla sessantina o che l’ha superata, e che ha l’aureola del prestigio della lotta contro la dittatura dei colonnelli. Alekos Alavanos, l’ex presidente di Synaspismos, ha organizzato il passaggio dei poteri aTsipras per marcare una rottura con questa specie di sclerosi generazionale che segna la sinistra radicale greca. Era un gesto di grandissimo volontarismo politico. Tsipras è popolare perché prima di essere eletto alla testa di Synaspismos aveva guidato la lista del partito nelle elezioni comunali di Atene. Alexis Tsipras non è precisamente un tribuno carismatico. Non è un cattivo oratore, ma non ha certo l’efficacia tribunizia di un George Galloway o di un Jean-Luc Mélenchon. Ha anche fatto degli errori, in particolare sottovalutando all’inizio – come gran parte della sinistra radicale – la gravità della crisi e la questione del debito pubblico come giustificazione dell’imposizione delle politiche di austerità. È apparso sorpassato dagli avvenimenti. Poi in parlamento ha sviluppato uno stile pugnace, di opposizione al governo del PASOK e a Papandreu in particolare. Allora il suo stile tribunizio è migliorato. Quello che gli ha permesso di decollare è stata la sua proposta, qualche settimana fa, di un governo di unità della sinistra radicale e di tutte le forze antiausterità. Ha fatto evolvere l’immagine, ancora ieri dominante nella società greca,di una sinistra radicale percepita come una forza stimabile, integra, utile nei movimenti sociali, ma che non cerca di assumersi il compito storico di offrire una soluzione alla crisi. È uno sconvolgimento considerevole per una sinistra radicale ancora traumatizzata dalla disfatta del comunismo del secolo precedente. Questa vuole oggi rompere con una posizione di eterno minoritarismo, che rimanda a una forza votata a non fare altro che la «resistenza».

PM: Oggi non c’è alcun rapporto tra Syriza e il PASOK…

SK: Fuori dalla Grecia si può difficilmente immaginare l’abisso che separa il PASOK non solo dalla sinistra radicale ma anche dalla società greca. Dagli anni 1990 per il KKE, e dalla metà degli anni 2000 per Syriza, non c’è alcuna alleanza possibile o desiderabile tra il PASOK e il resto della sinistra radicale, a nessun livello.

PM: Se esiste un tale cordone sanitario attorno al PASOK, è perché questo partito non è più considerato un partito di sinistra dalle altre formazioni della sinistra greca…

SK: C’è una specificità di linguaggio che bisogna avere in mente. Fino al 1947 non c’era un partito socialista in Grecia. Nel lessico politico greco, quando un greco dice: «Io sono di sinistra», vuole dire: «Io sono a sinistra del PASOK». D’altronde, il PASOK non si è mai considerato un partito di sinistra nel senso greco del termine. La sinistra in Grecia rimanda alla tradizione comunista, nel senso ampio del termine. Questo esclude la socialdemocrazia del tipo PASOK.

Bloomsbury, Londra, 22 maggio 2012.

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