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“Dall’altra parte rispetto a Monti e a chi lo sostiene”

Dopo otto mesi di governo Monti che seguono alla lunga egemonia berlusconiana, oggi l’Italia è il paese europeo la cui democrazia ha subito il maggiore degrado.

La crisi economica e sociale è accompagnata da una caduta di valori e principi costituzionali, di diritti e poteri del lavoratore e delle lavoratrici e del cittadino e della cittadina, della democrazia sostanziale e anche di quella formale, che non ha precedenti.

Il governo Monti è la rappresentazione istituzionale di questa crisi della nostra democrazia. Esso non manifesta alcuna rottura con i governi che l’hanno preceduto, ma, al contrario, ne costituisce la sintesi e la conclusione.

Quando nel 2011 è caduto il governo Berlusconi gran parte dell’opinione pubblica ha considerato questo momento la fine di una egemonia durata quasi un ventennio. Ma dei 17 anni di governi della seconda repubblica, la maggioranza ha visto al governo il centrosinistra.

Il ventennio berlusconiano ha segnato la scomparsa di qualsiasi reale alternatività nelle alternanze di governo. Due diverse versioni della stessa politica neoliberale sono state praticate dal centro destra e dal centro sinistra. E il governo Monti rappresenta la sintesi di quelle politiche, la loro attuazione in forma pura.

Monti è la sintesi di Prodi e Berlusconi e rappresenta in Italia una destra europea, che spinge verso forme autoritarie che mettono in discussione la sostanza della Costituzione.

Monti governa grazie al protettorato che il Presidente Napolitano esercita sul parlamento e sulla base del mandato ricevuto dalla grande borghesia italiana, sottoposta ai poteri forti europei e mondiali.

L’ Italia come la Grecia, viene commissariata dall’Europa per il fallimento totale della classe politica, imprenditoriale e manageriale che l’ha governata per venti anni.

Il degrado dell’Italia avviene sul piano sociale, su quello civile e anche sul terreno delle regole della democrazia.

La peggiore controriforma sociale dell’occidente è passata sinora con il silenzio, la subalternità e la complicità delle grandi confederazioni sindacali. Il sistema pensionistico più ingiusto d’Europa, i costi del debito addossati alla maggioranza sempre più povera con tasse e tagli ai servizi pubblici, infine la controriforma del lavoro che cancella l’articolo 18 e lo Statuto dei lavoratori, estende ovunque il modello Marchionne di supersfruttamento e rende tutti precari: tutto questo sta passando. E Monti se ne vanta all’estero!

I movimenti civili e sociali, la lotta nella scuola e le resistenze fondamentali a Pomigliano come in Valle Susa, non sono sinora riusciti a far cambiare rotta al paese. Questo anche per il conformismo del sistema informativo e intellettuale, schierato a sostegno del governo.

Questo mentre la vita quotidiana stessa si va degradando, si subiscono condizioni sempre peggiori e nel cuore dell’Emilia avanzata si muore per il crollo dei capannoni pur di produrre anche in pieno terremoto.

Tutta questa regressione si trasferisce sul terreno delle istituzioni e delle regole, dove la Costituzione viene aggredita e stravolta.

Grazie anche al ruolo negativo assunto dal Presidente della Repubblica, un parlamento di nominati diventa una ‘assemblea costituente’. Così si approva quella mostruosità giuridica ed economica che è il pareggio di bilancio come vincolo costituzionale. E ci si appresta a discutere una “grande riforma” di craxiana memoria che giunge fino alla repubblica presidenziale ed in ogni caso si propone di dare ancora più potere a chi governa e meno ancora ai cittadini.

Si sta aggredendo la Costituzione con accordi tra PD e PdL con maggioranze di due terzi che impediscono l’esercizio del diritto referendario sulle leggi costituzionali.

L’Italia diventa il paese più soggetto ai vincoli europei e che meno discute di essi e meno ne è informato.

Dal silenzio sulla modifica dell’articolo 81 e sull’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione fino all’adesione al cosiddetto fiscal compact, che avviene senza un reale pubblico confronto su impegni che strangolerebbero il bilancio pubblico e tutta l’economia fino al 2034!

Tutto il confronto programmatico avviene nel fumo degli obiettivi e nella spregiudicatezza delle scelte concrete.

Ancora una volta l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale produce trasformismo agitatorio nel quale i contenuti sono separati dagli schieramenti politici e questi ultimi sono privi di contenuti. Si rischiano così elezioni tra le più finte della storia della Repubblica, con un centro sinistra classico magari abbellito da liste civiche, contro una destra confusa e disfatta che rimpiange Berlusconi. Ed entrambi i contendenti uniti nell’ignorare l’opera e gli impegni del governo che hanno sostenuto!

Come al solito alla vigilia elettorale ci si rivolge ai movimenti per rendere più presentabile l’offerta politica.

Oggi è invece indispensabile che i movimenti affermino la loro indipendenza politica per due ragioni di fondo. Per non ripetere l’errore del 2006, con l’affidamento a Prodi e tutti i danni conseguenti. E perché oggi il punto dirimente è il governo Monti ed il sostegno ad esso, rispetto ai quali bisogna produrre conflitto e alternativa.

Il punto di partenza per dare soggettività politica e continuità alle domande e alle lotte dei movimenti sociali è dunque quello di costruire uno spazio politico e sociale a sinistra, alternativo rispetto al tradizionale centrosinistra.

Per quanto ci riguarda il voto sull’articolo 18 e la controriforma del lavoro è costituente. Chi vota sì quella controriforma è per noi un avversario politico e non un possibile alleato.

Non riusciamo neppure a concepire come si possano sostenere alcuni obbiettivi sociali, politici e poi allearsi con chi sostiene un governo che ha obbiettivi sociali e politici opposti.

Per tutte queste ragioni proponiamo semplicemente di adottare un metodo rigoroso nel rapporto tra obiettivi, schieramenti e alleanze. Proponiamo a tutti i movimenti di costruire un’alleanza esplicita tanto più urgente in quanto il livello di mobilitazione in Italia è, a fronte delle drastiche controriforme dettate dall’austerity, tra i più bassi d’Europa. Allo stesso tempo crediamo che questa alleanza debba essere costruita sui contenuti e sulla chiarezza: dunque, in piena indipendenza dal quadro politico e da un centrosinistra protagonista di quelle politiche di austerity a cui ci opponiamo.

Per noi i punti oggi programmaticamente costituenti sono:

– il rifiuto del Fiscal Compact e di tutti i vincoli dei patti di stabilità europei e di quelli posti dalla Bce. Il rifiuto del debito e la nazionalizzazione delle banche;

– una politica economica che cancelli le grandi opere e punti sul pubblico,sulla conoscenza, sull’eguaglianza e sui beni comuni;

– la cancellazione di tutte le controriforme del governo Monti, dalle pensioni all’articolo 18,l’estensione dei diritti del lavoro assieme a un reddito sociale per tutti;

– una nuova politica estera contraria alla guerra e alla Nato, con il drastico abbattimento delle spese militari;

– la ricostruzione di una reale democrazia partecipata, fondata sui principi costituzionali, sul proporzionale e sul pluralismo reale, e sul diritto delle popolazioni a decidere sul proprio territorio.

 

Ognuno di questi punti delinea obbiettivi sui quali si sono mobilitate, in questi anni, milioni di persone. Su neppure uno di questi punti sono possibili risultati alleandosi con l’attuale gruppo dirigente del Partito Democratico.

Questa è la sostanza, tutto il resto ci pare una stanca e dannosa riproposizione del passato.

Il movimento No debito agisce nel sociale, è impegnato a rafforzare il sindacalismo conflittuale e

indipendente e non fa liste elettorali. Ma non per questo è indifferente agli schieramenti politici e ai loro programmi. Proprio per costruire un vera alternativa alle politiche liberiste è necessario che tutte le forze politiche che sostengono il governo Monti e l’Europa delle banche, siano sconfitte così come è avvenuto in Grecia.

Per questo proponiamo di costruire una alleanza che abbia l’obiettivo esplicito e comune di abbattere il governo Monti e di costruire una alternativa ad esso che parta dalla cancellazione di tutte le sue controriforme.

Su queste basi il movimento No Debito propone che ci si confronti liberamente tra tutte e tutti coloro che oggi lottano.

 

IL MOVIMENTO NO DEBITO PARTECIPA ALLA MOBILITAZIONE DEL 13 e 14 CONTRO

LA CONTRORIFORMA DEL LAVORO, A QUELLA DEL 18 CONTRO L’IMU, ALLO

SCIOPERO GENERALE DEL 22 GIUGNO PROMOSSO DAL SINDACALISMO DI BASE, ALLA

MANIFESTAZIONE DEL SUD CHE NON SI ARRENDE IL 30 A NAPOLI… E POI AVANTI

FINO A FAR CADERE IL GOVERNO DELL BANCHE.

Comitato nazionale NO DEBITO

giugno 2012

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