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A che punto siamo?

Ciao a tutti voi, hacktivisti, cyberpunk, anarchici mistici e rivoluzionari nel mondo là fuori.

L’anniversario di Occupy Wall Street sta arrivando, a che punto siamo?
Per dirla in poche parole, il modello stile «accampamento Zuccotti» potrebbe aver superato il suo periodo di massimo splendore, ma lo spirito di Occupy è ancora molto vivo… in continua evoluzione e stimolante, sta ampliando la nostra comprensione del possibile facendo esplodere la nostra immaginazione politica. Prima del 17 settembre ci basavamo sullo stesso paradigma giurassico della sinistra vecchia e polverosa. Per ispirarci guardavamo indietro invece che avanti. Con Occupy abbiamo saltato oltre.
Ora è il momento di saltare in avanti di nuovo. Guardate quello che sta succedendo in Quebec… l’audacia del movimento per la democrazia dei media in Messico … i ragazzi che portano avanti la rivoluzione studentesca in Cile… la guerra artistica ispirata dalle Pussy Riot che sta snervando Putin in Russia… i nuovi modi di vivere post-capitalisti forgiati in Grecia e in Spagna. Osservate il ritmo crescente dei disordini nelle campagne in tutta la Cina, gli scioperi dei minatori sudafricani, le proteste contro la corruzione in India, la lotta per la libertà in Bahrain, le scosse di dissenso in Arabia Saudita, la totale perdita di fiducia nello show presidenziale «Pepsi-Coca» finanziato dalla Corporate America. Aggiungeteci, infine, le ondate di siccità, l’incombente scarsità di cibo, la fine del petrolio facile e i punti di non ritorno si staglieranno minacciosamente all’orizzonte …
Occupy è iniziato come un urlo primordiale contro la corruzione finanziaria della nostra democrazia ma dopo un anno di lotta contro una «corporatocrazia» impenitente, i nostri obiettivi sono ora più in profondità, il nostro sogno più selvaggio. Vediamo un filo comune che emerge – una politica ibrida blu-verde-nero che unisce ed eleva il nostro movimento.
Sul fronte blu, dobbiamo sradicare il virus commerciale che infetta la nostra cultura. Dobbiamo liberare il flusso dell’informazione, difendere le «talpe» che mandano in tilt il sistema, proteggere l’anonimato e rompere i monopoli delle multinazionali dei media con oltraggiosi hack creativi.
Sul fronte verde scuro, ci spingono verso una vittoria decisiva quarant’anni di lotta ambientalista. Dobbiamo istituire un accordo internazionale vincolante sul cambiamento climatico, perseguire la decrescita economica in tutto il mondo attraverso una Robin Hood Tax e stabilire su tutta la linea un vero regime di mercato a prezzo di costo, in cui il prezzo di ogni prodotto dica la verità ecologica.
Sul fronte nero, dobbiamo ripristinare il potere delle persone sulle imprese in modo non violento ma con tutti i mezzi necessari. Dobbiamo scatenare un’ondata viscerale di traffico, «guerre meme» e interventi culturali contro l’élite facoltosa, i truffatori finanziari, i politici comprati e gli avamposti delle megaimprese nelle nostre città. Dobbiamo uccidere aziende criminali come Goldman Sachs, Exxon, Pfizer, Monsanto, Philip Morris e le altre che hanno violato la fiducia pubblica.
Un radicale «blu-verde-nero» di trasformazione del sistema globale attuale forse vi potrebbe sembrare idealista, stupidamente utopico, anche radicalmente impossibile, ma ricordate che il 13 luglio 2011, quando il primo invito a occupare il centro iconico del capitalismo globale ha fatto capolino, sembrava fin troppo ingenuamente assurdo.
Se vivete in America, votate strategicamente ma tenete gli occhi all’orizzonte. La nostra civiltà resta ferma nella sua corsa economica, ecologica e psicologica verso il crollo e a un certo punto, nel corso dei prossimi mesi o magari nel nuovo anno, un galvanizzante momento globale di verità arriverà. E allora siate pronti… preparatevi… state sciolti, suonate jazz e mantenete la fede. Svegliatevi ogni mattina pronti a vivere senza tempi morti… il capitalismo ha il fiato corto e il nostro movimento è appena iniziato. Il 17 settembre ci incontriamo all’alba, pronti a rimbombare su Wall Street.
* Culture Jammers HQ
Occupywallstreet.org

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