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Venezuela. Una vittoria che parla di rivoluzione

A dispetto delle infondate previsioni della stampa e delle reti televisive internazionali che pronosticavano una forte astensione da parte dei delusi dal Governo Bolivariano, e si auguravano la vittoria del candidato unico dell’opposizione Capriles Radonski, le elezioni presidenziali in Venezuela hanno registrato un’affluenza altissima alle urne dell’80,94% degli iscritti al Registro Elettorale di cui al 95,58% dei voti conteggiati, 7.860.982 equivalenti al 54,84% hanno votato per Chavez, mentre il 44,55% per Capriles.

Tenendo conto delle condizioni di crisi internazionale in cui si è svolta la campagna elettorale; dei mezzi di propaganda a disposizione dell’opposizione che ha potuto contare sull’appoggio della stampa e delle reti televisive rispettivamente al 80% e 60% di proprietà dell’oligarchia borghese; del diretto finanziamento del governo americano che ha sovvenzionato l’opposizione con 20 milioni di dollari, quella di Chavez è realmente una vittoria oltre ogni previsione, importantissima non solo per il processo bolivariano di transizione al socialismo nel XXI secolo, ma anche per il rafforzamento dell’ALBA Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America e per lo sviluppo del processo di integrazione del continente Latino Americano.

L’altissima partecipazione alle urne è conseguenza della grande passione politica della popolazione venezuelana che la Rivoluzione Bolivariana in tutti questi anni ha trasformato da massa amorfa, sulla cui testa passavano le decisioni politiche del governo centrale, a soggetto cosciente, coinvolto in prima persona nella vita sociale e determinante nelle scelte politiche a livello di quartiere, cittadino, regionale e nazionale. Esempio quello bolivariano di una democrazia partecipativa e protagonistica reale che fa impallidire la cosiddetta democrazia rappresentativa degli Stati Uniti e dell’Europa che vedono sempre più ridursi i livelli di partecipazione alle elezioni, registrando percentuali di astensione pesantissime, segnale del distacco e dell’allontanamento della popolazione dalla politica.

Nonostante questa ennesima determinante affermazione di Chavez in democratiche elezioni, nei prossimi giorni continueremo, probabilmente, a sentir definire dagli organi di informazione il Presidente della Repubblica Bolivariana come un dittatore, un caudillo populista, tradendo la delusione e il rimpianto per la mancata elezione di quello che da loro veniva considerato il paladino delle libertà, definito addirittura l’erede dell’ex Presidente del Brasile Lula Da Silva (da sempre, invece, al fianco di Chavez), ma che è in realtà lo strenuo paladino delle politiche neoliberiste, che nel 2002 ha partecipato attivamente al golpe contro Chavez, organizzando battute di caccia all’uomo nei confronti di esponenti del Governo Bolivariano e occupando la sede dell’ambasciata cubana, cosa che neanche i generali cileni e argentini avevano osato fare.

La Rete dei Comunisti, congratulandosi per la netta vittoria, riafferma il proprio sostegno e appoggio al Comandante Chavez, augurandogli grande forza ed energia per approfondire il processo di transizione al socialismo in Venezuela e per continuare ad essere con Cuba e i paesi dell’ALBA, punto di riferimento per una reale integrazione del continente Sud Americano nella sovranità, autodeterminazione, solidarietà e complementarità dei popoli.

Rete dei Comunisti

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