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Shadow banking

I legislatori si preoccupano per la crescita esplosiva del sistema bancario ombra, e fanno benissimo. Le banche ombra sono state al centro dell’ultima crisi finanziaria, e lo saranno anche per la prossima. Non c’è il minimo dubbio. È semplicemente impossibile tenere in piedi un sistema nel quale istituzioni finanziarie non-bancarie, sottratte a qualsiasi normativa, sono in grado di creare la propria moneta (credito) senza né controllo né supervisione. Il denaro che hanno creato – attraverso operazioni extra-contabili, cartolarizzazioni [1], recupero crediti o altre enormi operazioni di leva finanziaria [2] incontrollate – si immette nell’economia, crea una domanda artificiale, fa diminuire la disoccupazione e stimola la crescita. Ma quando il ciclo si inverte di colpo (e i debiti non vengono pagati in tempo), allora le banche ombra dalla capitalizzazione fragile cominciano a fallire l’una dopo l’altra, creando una catena di bancarotte che fanno precipitare le borse, mentre l’economia cade in una crisi a lungo termine.
Il motivo per cui l’economia globale è ancora un disastro cinque anni interi dopo il fallimento della Lehman Brothers, è perché questo sistema fortemente difettoso – che in precedenza aveva generato il 40% del credito statunitense – si stava ancora rimettendo in piedi. Ma ora, secondo un nuovo rapporto del Financial Stability Board, il sistema bancario ombra è tornato in gioco, più grande che mai. L’FSB ha rilevato che gli strumenti finanziari in mano alle banche ombra sono arrivati a valere 67.000 miliardi di dollari, una somma che è quasi pari al PIL mondiale (69,97 bilioni) e maggiore dei 62 bilioni presenti nel sistema prima del crollo del 2008. Più il sistema bancario ombra cresce, più aumenta il rischio di un’altra crisi finanziaria. Ma cos’è il sistema bancario ombra, e come funziona? Questa è la definizione di Investopedia:

��Gli intermediari finanziari che facilitano la creazione di credito all’interno del sistema finanziario globale, i cui membri, però, non sono soggetti a una supervisione normativa. Il sistema bancario ombra può riferirsi anche ad attività non regolamentate da parte di istituzioni regolamentate. Gli esempi di intermediari non soggetti a norma includono i fondi speculativi, derivati non quotati e altri strumenti finanziari non quotati. Tra le attività non regolate da parte di istituzioni regolate ci sono i credit default swap [3]. Il sistema bancario ombra è sfuggito a ogni regolamentazione innanzitutto perché non tratta i tradizionali depositi bancari. Ne è conseguito che molte di quelle istituzioni hanno potuto impiegare liquidità, credito e transazioni a rischio più alto del normale, senza dovere avere i capitali accantonati commisurati al rischio. Dopo il crollo dei subprime del 2008, le attività del sistema bancario ombra si è ritrovato sotto crescente osservazione e regolamentazione.” (Investopedia)
Può darsi che il sistema bancario ombra sia “sotto crescente osservazione”, ma non è stato fatto un bel nulla per risolvere i suoi problemi. Le banche e i loro lobbisti hanno fatto fallire tutte le riforme ragionevoli che avrebbero reso il sistema più sicuro. Invece siamo punto e da capo, con un sistema di crediti che dilaga sfrenato per mezzo – secondo le parole di Paul McCulley della Pimco – “un intero assortimento di società veicolo [4] non bancarie, veicoli e strutture sostenute a debito”. Ciò a cui si assiste, in sintesi, è la privatizzazione della creazione di moneta. Istituzioni finanziarie private di ogni genere stanno incrementando la quantità di credito circolante nel sistema, nonostante l’inaffidabilità dei collaterali che utilizzano e il pericolo di ritrovarsi senza sufficienti capitali per onorare le richieste in caso di “corsa agli sportelli”. Spiegamoci meglio: quando una banca eroga un mutuo, è tenuta a tenere in cassa una certa quantità di capitale relativa al prestito, nel caso questo non venga onorato. Ma se la banca cartolarizza il mutuo, cioè lo spezzetta e lo mischia con altri mutui, per poi venderlo come un titolo (mortgage backed security – titolo sostenuto da un mutuo), allora la banca non è più tenuta a trattenere capitale corrispondente allo strumento finanziario. In altre parole, la banca ha creato denaro (credito) dal nulla. È il fine ultimo delle banche, massimizzare i profitti senza utilizzare alcun capitale. Che differenza c’è con la contraffazione? Assolutamente nessuna. Le banche stanno creando “quasi denaro”, o quello che Marx chiamava “capitale fittizio”, senza le risorse sufficienti, senza supervisione, e senza alcuna considerazione per il danno che potrebbero arrecare all’economia reale quando i loro schemi piramidali vanno a gambe all’aria. Quel che conta è il profitto, tutto il resto passa in secondo piano. Viviamo in un sistema economico in cui le banche centrali non hanno più il controllo del flusso di valuta. I tassi di interesse svolgono ormai solo un ruolo minore in questo nuovo paradigma in cui speculatori dediti al rischio possono moltiplicare il denaro di molti ordini di grandezza semplicemente aumentando il loro indebitamento. Questo nuovo fenomeno ha intensificato l’instabilità del sistema e ha causato un danno incalcolabile all’economia reale. Tenete a mente che il ground zero della crisi finanziaria fu una banca ombra di nome The Reserve Primary Fund. È lì che sono veramente cominciati i guai. Nel 2008, il Reserve Primary Fund (che aveva prestato alla Lehman Brothers 785 milioni di dollari, ricevendone in cambio cambiali a breve chiamate “commercial papers”) non riuscì a tener dietro ai ritiri dei clienti preoccupati della salute finanziaria del fondo. Il crollo di fiducia produsse un assalto ai mercati monetari che mando a picco le quotazioni dei titoli.

Ecco come Bloomberg riassume la vicenda:

“Martedì 16 settembre l’assalto al Reserve Primary continuò. Tra il momento in cui la Lehman invocava il Capitolo 11 [annunciava il fallimento] e le 15 di martedì, gli investitori avevano chiesto indietro 39,9 miliardi, più della metà delle disponibilità del fondo, secondo Crane Data. Gli amministratori del Reserve ordinarono ai dipendenti di vendere il debito della Lehman, secondo quanto riferisce la SEC. Non si trovò nemmeno un compratore. Alle 16 gli amministratori valutarono che l’investimento di 785 milioni di dollari non valeva più nulla. Con tutti i capitali ritirati dal fondo, il valore di una singola azione crollò a 97 centesimi. Gli uffici investimenti della Legg Mason, della Janus Capital Group Inc., della Northern Trust Corp., della Evergreen e della Columbia Management (già della Bank of America Corp.) furono tutti in grado di iniettare contante nei loro fondi per compensare le perdite o acquistarne i titoli. La Putnam chiuse il suo Prime Money Market Fund il 18 settembre, e vendette più tardi i titoli del fondo alla Federated Investors di Pittsburgh. Almeno 20 amministratori di fondi furono costretti a cercare aiuto finanziario o a vendere pacchetti azionari per mantenerne il valore al netto di un dollaro [5], secondo i documenti sul sito della SEC”

(Sleep-At-Night-Money Lost in Lehman Lesson Missing $63 Billion, Bloomberg)

La notizia che il Primary Reserve aveva sfondato al ribasso la fatale quota di un dollaro per azione diffuse il panico in tutti i mercati del mondo, mandando i titoli in caduta libera. È stato il Primary Reserve la causa prossima della crisi finanziaria e del crollo globale, non i mutui subprime o il fallimento della Lehman Brothers. È un fatto che i media trascurano per nascondere i pericoli intrinseci del sistema ombra, un sistema che è traballante e prono alla crisi oggi come lo era nel settembre 2008.

Sebbene esistano metodi per rendere il sistema bancario ombra più sicuro, le banche e i loro lobbisti si sono opposti a qualsiasi cambiamento del sistema attuale. Di recente le banche hanno inferto una bruciante sconfitta alla presidente della Securities and Exchange Commission, Mary Schapiro, che stava premendo per piccole modifiche nella rendicontazione del mercato monetario che avrebbero reso l’area critica del sistema ombra più sicura e meno suscettibile agli “assalti allo sportello”. La bastonatura inflitta a Schapiro dalla strapotente industria dei servizi finanziari ha propagato la sua onda d’urto per tutta Washington, dove perfino i compagni di merende di Wall Street – come Ben Bernanke e il Segretario al Tesoro Timothy Geithner – si sono dati una svegliata. Si sono perciò uniti alla lotta per introdurre modeste regolamentazioni in un sistema di mercato monetario fuori controllo che minaccia di far crollare il sistema finanziario per la seconda volta in meno di un decennio.

Tenete conto che, da qualsiasi punto di vista, i cambiamenti desiderati da Geithner, Bernanke e Schapiro sono ben poca cosa. Si tratterebbe di istituire “un valore delle quote al netto oscillante, al posto dell’attuale prezzo fissato,” o maggior capitale per salvaguardare gli investimenti nei fondi del mercato valutario (solo un 3%) nel caso si scatenasse il panico e gli investitori volessero subito indietro i loro soldi. Sembra ragionevole, non è vero? Ma anche così, le banche hanno rifiutato qualsiasi cambiamento. Ritengono di avere il diritto di ingannare gli investitori sui rischi che si corrono mettendo il proprio denaro in depositi monetari non assicurati. Non ritengono di dovere avere abbastanza riserve da coprire i prelievi in caso di una “corsa allo sportello”. Hanno deciso che i profitti sono più importanti delle responsabilità sociali e della stabilità del sistema. Finora Wall Street ha scongiurato tutti i tentativi di riforma delle regolamentazioni. Le banche e i loro alleati al Congresso hanno fatto polpette della Dodd Frank, la legge di riforma che avrebbe dovuto prevenire un’altra crisi finanziaria. Ecco come ha riassunto la vicenda Matt Taibbi in un articolo su Rolling Stone:

“Con le sue 2300 pagine, la nuova legge apparentemente doveva riscrivere le regole per Wall Street. Doveva mettere fine ai prestiti predatori del mercato dei mutui, dare un giro di vite alle tariffe e more occulte nei contratti creditizi, e creare un potente e nuovo Consumer Financial Protection Bureau [Ufficio per la Protezione Finanziaria del Consumatore] per salvaguardare il comune consumatore. Alle grandi banche sarebbe stato vietato di giocare d’azzardo coi soldi dei contribuenti, e una nuova serie di norme avrebbero frenato gli speculatori il genere di scommesse spericolate che causano violenti saliscendi nei prezzi di cibo ed energia. Non ci sarebbe stata più nessuna AIG, e il mondo non avrebbe più dovuto affrontare un’apocalisse finanziaria nel caso una banca come la Lehman Brothers dovesse fallire.

Cosa più importante, anche nel caso che una merdata infernale come quella dovesse capitare di nuovo, la Dodd Frank garantiva che non avremmo dovuto pagare di tasca nostra. “Non verrà mai più chiesto al popolo americano di pagare il conto per gli errori di Wall Street,” prometteva Obama. “Non ci saranno altri salvataggi a spese dei contribuenti. Punto e basta.”

A due anni da allora, la Dodd Frank sta tirando gli ultimi sul suo letto di morte. Il mastodontico piano di riforma ha fatto la fine del pesce di Il Vecchio e il Mare di Hemingway – non si fa in tempo a prenderlo all’amo che gli squali lo scarnificano, molto prima di giungere a riva.”

(How Wall Street Killed Finacial Reform [Come Wall Street Ha Fatto Fuori la Riforma Fiannziaria], Matt Taibbi, Rolling Stone)

Il Congresso, la Casa Bianca e la SEC sono tutti responsabili dello stato di fragilità del sistema finanziario e del fatto che il sistema bancario ombra continui a sfuggire a una normativa di controllo. A questo caos si sarebbe dovuto rimediare molto tempo fa, e invece il sistema bancario fantasma sta conoscendo una crescita impetuosa, aggiungendo migliaia di miliardi al flusso monetario e portando il sistema ulteriormente verso il disastro. È sconvolgente.

* Mike Whitney vive nello stato di Washington. È coautore di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press). Hopeless è anche disponibile nella versione “Kindle. Lo si può contattare all’indirizzo fergiewhitney@msn.com.

Versione originale:

Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2012/11/28/shadow-banking/
28.11.2012

Versione italiana:

Fonte: http://doppiocieco.blogspot.it
Link: http://doppiocieco.blogspot.it/2012/12/shadow-banking-il-sistema-bancario-ombra.html
16.12.2012

Traduzione a cura di DOMENICO D’AMICO

Alcune frasi sono rese in neretto per iniziativa del traduttore.

Note del traduttore

[1] “La cartolarizzazione dei crediti (Securization) è un’operazione finanziaria che consiste nella cessione a titolo oneroso di un portafoglio di crediti pecuniari o di altre attività finanziarie non negoziabili, individuabili anche in blocco, capaci di generare flussi di cassa pluriennali. I crediti vengono ceduti da una o più aziende (Originator) ad una società-veicolo (SPV) che, a fronte delle attività cedute, emette titoli negoziabili da collocarsi sui mercati nazionali o internazionali.” [ Unicredit]
[2] Leva finanziaria. In questo caso non si parla genericamente di indebitamento, ma dei vantaggi che si ottengono se la differenza tra la redditività sul capitale investito da una società (ROI) e il tasso di remunerazione del capitale preso a prestito è un numero positivo. In questo caso “l’effetto di leva finanziaria è positivo, per questo l’aumento dell’indebitamento dell’impresa fa aumentare il ROE [tasso di redditività del capitale proprio] poiché il capitale preso a prestito ed investito nell’impresa rende più di quanto costa e tale differenza è lucrata dai detentori del capitale di rischio.” [ Blustring.it]
[3] “ Uno swap è un baratto, e in questo caso il baratto consiste in questo: la parte A paga periodicamente una somma alla parte B, e la parte B in cambio si impegna a rifondere alla parte A il valore facciale di un titolo C, nel caso il debitore C vada in bancarotta. Insomma, A ha comprato l’obbligazione emessa da C, ma A vuole esser sicuro che C rimborsi il capitale alla scadenza. La finanza ha creato questo strumento di copertura del rischio, e il credit default swap è in effetti come una polizza di assicurazione. Se, per esempio, il valore dei titoli acquistati è di 100mila euro (facciali), e il cds è di 120 punti base, vuol dire che A deve pagare ogni anno 1200 euro per essere sicuro del rimborso. Questi cds sono quotati in mercati over the counter [cioè non regolati – ndr], e se il costo dovesse balzare, mettiamo, a 800 punti base, vuol dire che il mercato teme che il debitore C avrà difficoltà a far fronte ai propri impegni.” [ IlSole24Ore] “ I CDS sono contratti para-assicurativi che vengono venduti come protezione contro I fallimenti dei prestiti, ma I CDS non sono normali assicurazioni. Le compagnie assicurative sono regolate dal governo con l’imposizione di riserve, limitazioni statutarie e controlli periodici da parte di contabili che si assicurano che ci siano I soldi per compensare eventuali indennizzi. I CDS sono scommesse tra privati, e la Federal Reserve, sin dai tempi di Alan Greenspan, ha insistito che i regolatori non ci mettano becco.” [da Ellen Brown – Credit Default Swaps: Evolving Financial Meltdown and Derivative Disaster Du Jour – Global Research]
[4] Conduit: “è conosciuto anche come special purpose entity, special purpose vehicle o ‘società veicolo’. Si tratta di un ente societario creato per uno scopo specifico, di solito – ma non sempre – da un istituto finanziario. Per esempio, se una banca vuole cartolarizzare una serie di prestiti immobiliari, conferisce questi prestiti a una ‘società veicolo’ appositamente creata, e su questa base di attività la nuova società emette i titoli cartolarizzati.” [ilSole24Ore]
[5] Il Net Asset Value, in questo caso, è il valore netto di una quota di un fondo di investimento. La soglia critica di un dollaro rappresenta una sorta di punto di non ritorno verso il disastro, perché si ritiene che, come minimo, un dollaro investito in un fondo debba comunque valere almeno un dollaro.

 

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