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Hugo Chavez, un amico dei popoli del mondo

Il vicepresidente del Venezuela stava annunciando la morte di Hugo Chavez Frías, il Comandante, il Presidente appena rieletto del paese latinoamericano. Sentii un grande peso, come se si trattasse di un amico personale.

Quando nel 2002 a Radio Città Aperta mi chiesero di fare una scheda su Chavez poche persone in Italia avevano un’idea chiara di chi fosse questo militare antistatunitense che in tutte le occasioni pubbliche si presentava in uniforme. D’altronde un popolo abituato a ragionare per rigide categorie come avrebbe potuto classificare un personaggio che ai tempi dell’insediamento, nel 1999, si rifaceva indistintamente a Lenin, all’autarchia italiana degli anni ’30 e alla dittatura di Omar Torrijos in Panama? A volte per capire le vicende della storia, soprattutto quella recente, è importante dimenticare i postulati per andare ai fatti. Nel “Secolo Breve” Eric Hobsbawm spiega che nel dopoguerra molti paesi extraeuropei del “terzo mondo” furono affascinati dal socialismo reale non per le idee marxiste ma piuttosto per i modelli di industrializzazione a tappe forzate capaci di far rivaleggiare in poco tempo paesi senza classe media e senza “borghesia” con le grandi potenze del colonialismo e del capitalismo.

Con Hugo Chavez un paese del “terzo mondo” smise all’improvviso di comportarsi come tale e, in aperta ribellione contro i concetti neoliberisti e le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, iniziò a pretendere di essere “primo mondo” subito. Per emancipare il Venezuela Chavez spazzò via dai posti chiave del potere la radicatissima oligarchia legata agli interessi statunitensi, attaccò le sacche di corruzione, ruppe il giochino dell’alternanza tra un centrodestra e un centrosinistra ugualmente invischiati con l’oligarchia e si scontrò frontalmente con istituzioni che non erano meritevoli di concertare (come lo screditato sindacato CTV, animatore, con la Confindustria locale, degli scioperi e delle serrate che nei primi anni del 2000 avevano l’obiettivo di ostacolare le profonde riforme economiche in atto). Un conflitto e uno spoil system che, pur avvenendo nel rispetto delle regole democratiche, fecero infuriare tutta la classe alta del Venezuela. I paesi neocolonialisti dal canto loro non sopportavano l’idea di dover trattare alla pari con un paese prima asservito. Giornali e televisioni del Venezuela, della Spagna degli Stati Uniti e anche dell’Italia iniziarono quindi una campagna stampa violentissima, sistematica e calunniosa, mirata a distruggere con qualsiasi argomento e invenzione la figura del “comandante”. Ma le assemblee di quartiere e nei villaggi, la democrazia diretta, il lancio della spesa sociale come impulso per la domanda locale, i programmi di sanità e alfabetizzazione, la riforma agraria e tutte le altre iniziative rivolte ai più deboli, resero ben presto Hugo Chavez il migliore amico della grande maggioranza del popolo venezuelano. A prescindere dal potere e dalle urla dei media nazionali.

Allo stesso tempo l’ostinato lavoro nell’OPEC e con le nazioni non allineate alla volontà delle potenze lo rese uno dei trainatori più importanti della tendenza al multipolarismo come alternativa alla cosiddetta “globalizzazione americana”. Le risorse del petrolio venezuelano vennero usate per liberare i paesi sudamericani dal giogo del debito, e la sua intensa attività di stimolo della cooperazione regionale pose le basi di un’ America Latina finalmente libera dal neocolonialismo. Hugo Chavez divenne uno dei migliori amici dei popoli del mondo. E a prescindere dalle urla indignate dei media statunitensi ed europei. 

Chavez oltre che a essere un amico dei venezuelani e dei popoli del mondo è anche un amico mio. È riuscito a darmi una visione ottimista dello sviluppo della storia del pianeta. Una visione che molti europei non convidividono perchè assorbiti dalla loro crisi che però, forse, non è altro che il doloroso e naturale riequilibrio di una situazione d’ingiustizia. La bolla neocolonialista (commerciale, finanziaria e produttiva) è esplosa travolgendo tutti i paletti che cercavano di mantenere artificialmente uno status quo insostenibile. Anche grazie a Chavez il benessere che noi europei riusciremo a ricostruirci per il futuro sarà un pò più solido e legittimo.

*Città del Messico, 11 marzo 2013

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