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Le tecniche con cui Grillo e Casaleggio prenderanno il potere senza che ve accorgiate


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La maggior parte delle volte l’informazione italiana reagisce ai fenomeni politici con la prontezza di riflessi di un elefante sotto ketamina e la profonda sensibilità sociale di una ereditiera multimilionaria che adotta un bambino indiano scegliendolo attraverso un torneo dove degli infanti si sfidano a morte con dei coltelli ricavati dai loro biberon di vetro.

Avviso alla Endemol: è un format registrato. Ripeto: è un format registrato

È così che si spiega l’analisi del movimento 5 stelle a cui ci hanno abituato molti quotidiani. In una prima fase è stato ridicolizzato, poi ignorato e infine osannato e interpretato grossolanamente l’indomani delle elezioni. Il mantra più diffuso è stato : “Grillo ha vinto le elezioni grazie a internet”

Sottotesto: dove posso firmare per diventare uno di voi? Ho un ipad e scrivo editoriali sul Corsera

Un’affermazione che sconta tutta l’arteriosclerosi e l’arretratezza di analisi della classe intellettuale italiana, questi soloni che da quarant’anni scrivono le stesse cose e non solo non hanno visto arrivare Grillo ma quando è arrivato non l’hanno neanche capito.

Grillo ha usato internet in una maniera che ricalca i meccanismi dei vecchi media, la televisione in primis, e solo chi non ha idea di cosa sia realmente internet può non rendersi conto dell’enorme fraintendimento .

Non è un caso che la maggior parte dei grillini siano il genere di persone che non sapendo usare il navigatore girano quaranta minuti attorno a casa tua prima di trovare la strada  (true story). Altri ancora sono quel genere di persona che cerca “google” nella barra di ricerca di Google. Qualcuno dovrebbe insegnarli come fare

“No, non vi dirò come fare se prima non stracciate la tessera del m5s”
“Quit colpito dalla tua magniloquenza la straccerei anche ma non c’è nessuna tessera, solo una schermata di iscrizione al blog di Grillo sul computer”
“E allora straccia lo schermo!”

L’idea di internet che ha Grillo è esattamente quella che può avere un sessantenne italiano medio: un posto dove se sei già diventato famoso urlando cazzate sui Rai Uno poi puoi scrivere altre cazzate e trovare qualcuno abbastanza scemo da crederti e eleggerti a nuova divinità pre-colombiana a cui offrire in dono il cadavere squartato della democrazia. Senza contraddittorio, senza confronto perché i giornalisti sono Kaastaaaa.

Una specie di canale 5 con meno fregna e in streaming sul tuo smartphone. O come la chiama Casaleggio: La rivoluzione

Così come per Grillo per un sacco di vecchi che l’hanno votato tutta la conoscenza del mezzo internet inizia e finisce con il concetto “internet è una figata, i giovani lo sanno usare, grazie a lui finiranno le guerre nel mondo e D’Alema non avrà mai più una barca a vela perché gli cancelliamo con le imail

Non è così semplice.

Grillo però non si pone il problema perché sa benissimo di usare il mezzo come fosse un canale televisivo. Una comunicazione dall’alto senza repliche di sorta. In tanti anni non ha risposto sul suo blog a un solo commento ma anzi il giorno successivo al voto sui presidenti di Camera e Senato secondo il Corriere ne sono spariti 2250.

È la democrazia diretta baby!

La comunicazione di Grillo è profetica, contraddittoria, autoritaria e spettacolare ma di una spettacolarità drammaticamente anni 80, è drive-in su you tube con il grillino medio al posto di Has Fidanken.

L’errore diffuso è credere che cambiando il mezzo tecnico cambi automaticamente il tipo di comunicazione in atto.

Un errore che per altro Grillo fa di tutto per alimentare parlando di democrazia diretta e di piattaforme per il liquid feedback di cui ad oggi guarda un po’ non c’è traccia e se mai un giorno dovessero finalmente arrivare online non ci sono dubbi che sarebbero di proprietà della famiglia Grillo o della Casaleggio associati.

“Ehi ma la trasparenza è importante!”
“Per gli altri”

Intendiamoci internet non è un luogo perfetto che Grillo ha sovvertito per i suoi diabolici scopi, il web ha un milione di difetti e qualche pregio, un po’ come quella fidanzatina che avevi alle superiori che ti uccideva sì di pompini ma poi ti costringeva ad andare alla manifestazioni e ascoltare La banda Bardò.

Cristo

Il punto che sfugge a tutti quegli editorialisti che hanno scoperto il suo potere il 26 febbraio è che se Grillo non fosse stato già famoso grazie alla televisione il suo blog non sarebbe andato da nessuna parte. La rete è piena di pazzi furiosi che bestemmiano contro Odino e le obliteratrici degli autobus al soldo della trilaterale ma, eccetto quelli che fanno stragi sulle isole norvegesi, nessuno di loro diventa famoso né prende il 25% alle elezioni.

Grillo sfrutta la sua fama pregressa per usare internet come megafono. È l’equivalente politico & populista di quei comici che vanno a Zelig a fare canzoni sulle scorregge e la stagione dopo recitano il Macbeth a teatro spiegando che è una tagliente critica della società contemporanea dello spettacolo.

Che poi quello di Grillo fosse un esilio dalla tv vera è un’altra fandonia. Quante volte è apparso negli anni a Striscia la notizia? Quante volte da Santoro?

Quelli cosa sono?  Il chioschetto che vende limonate in fondo alla strada o due dei programmi più visti della tv italiana?

L’illusione riesce molto bene perché ogni volta è apparso in filmati pre-registrati senza contraddittorio, riuscendo così in un doppio intento:

  1. Dire quello che gli pare senza dover rispondere a una domanda che fosse una
  1. Continuare a fare la figura del perseguitato proprio mentre usava la televisione per i propri scopi

In questo bisogna dire che Casaleggio è stato geniale, l’ho già detto ma lo ripeto: quando non mette le dita nella presa della corrente per sistemarsi  capelli, l’uomo sa fare il suo lavoro. Per semplicità di realizzazione  e furbizia sembra Hitler che passa dal Belgio mentre i francesi ( il Pd) lo aspettano sulla linea Maginot

Bersani “Sicuri che ci siano giaguari nella Ruhr?”
D’Alema “Si son quelli con la coda”

Giuliano Santoro in “Un Grillo qualunque” (Castelvecchi), libro che tra l’altro consiglio a tutti gli interessati al fenomeno politico Grillo, parla del legame fra Antonio Ricci e l’ex comico genovese. Un legame che la dice lunga sulla formazione e sulle tecniche affabulatorie di Grillo. Se andiamo ad analizzarli in termini foucaultiani fra il discorso di Striscia e quello di Grillo troviamo analogie notevoli.

Entrambi se la prendono con dei colpevoli minori

Ricci: I ladruncoli, gli imbonitori i truffatori degli anziani

Grillo: la Kasta, ovvero una classe politica[1]  già ampiamente delegittimata e spogliata dei propri poteri dal mercato e dagli organismi economici e finanziari transnazionali

La loro caccia alle streghe permette ai veri responsabili di continuare indisturbati il loro lavoro

Ricci: Berlusconi

Grillo: le multinazionali, gli organismi finanziari globali

Il puntare tutta l’attenzione su piccoli problemi locali non legati fra di loro favorisce la destrutturazione del conflitto sociale in micro-scontri che impediscono una visione complessiva delle problematiche

“Ora che ho il cassonetto per la raccolta differenziata mi spieghi che cazzo ci butto dentro che non ho i soldi per fare la spesa?”
“Buone intenzioni”

Entrambi privano il linguaggio di significato nel momento in cui lo piegano ai loro interessi tramite gesti e parole senza senso o l’uso ipnotico di tormentoni

Ricci:

Bene bene bene, bene bene, bene bene

E allora??? E allooooora??? Eh eh eh

Che roba! Che roba!

So’ stanco, so’ stufo!

E su e giù e tric e trac!

Non ce la fa, non ce la fa!

Fu-Fu dance

Ma che meraviglia!

Sono ragaaaazzi!  ( non a caso frase usata anche per giustificare i senatori m5s che hanno votato Grasso come presidente della camera )

Grillo:

Vaffaculo!

Sono tutti mortiii!

Sono finiti!

Devono andare a casa!

Sono zombie

Sono la Kaaasta

Apriremo il parlamento come una scatola di tonno

La passeggiata lungo la spiaggia a volto coperto

Il segno dei soldi entrando al Quirinale

Nella retorica di Ricci manca l’opposizione verbale contro un nemico,  perché questa viene praticata  fisicamente attraverso gli inseguimenti di inviati buffi, i tapiri e il Gabibbo. Tutti mezzi che servono anche a delegittimare l’obbiettivo dicendo “ Non sei nemmeno degno di una persecuzione come si deve”

Un po’ come quando da ragazzino mi cacciarono dal gruppo dei teppisti della scuola facendomi notificare l’escusione da Mirko Imposimato, un secchione con gli occhiali a cui per l’occasione imposero di vestirsi da Sailor moon. Oggi Mirko si chiama Latesha e non potendo diventare deputato di rifondazione sogna almeno di vincere l’isola dei famosi.

Uguale invece è la ritualizzazione delle parole che le svuota del loro significato e costituisce una comunità nel momento in cui crea un nuovo senso a cui bisogna essere iniziati dal rito comunicativo stesso ( la trasmissione tv, il comizio o il video su you tube). In questo modo le parole diventano pura arma evocativa. Un’arma capace di aprirsi un varco profondo verso il livello emozionale dell’audience, bypassando totalmente il livello razionale. Lo scopo è chiaro:

Ricci: Conquistare l’audience infondendogli un senso di comunità e immotivata simpatia che favorisca la ricezione acritica della pubblicità

Grillo: Generare rabbia e incanalarla in consenso elettorale attraverso il monopolio dell’offerta politica antisistema .

IL RUOLO STRATEGICO DEL MITO DI INTERNET NELLA NARRAZIONE DI GRILLO/CASALEGGIO

Casaleggio sfrutta dunque internet per impostare una comunicazione top-down sul modello della televisione di Striscia la notizia. Questo però non significa che non conosca l’ambiente in cui si muove e non sfrutti al meglio le sue caratteristiche . Il web 2.0, quello dei grandi brand di internet, è infatti un luogo in cui molti meccanismi della comunicazione della tv “compartecipata” ( quella di Striscia, dei reality e dei concorsi) sono estremizzati non certo eliminati. È soprattutto su questo che lavora Casaleggio ma, come dire, non è il solo ad averlo capito. Al di là del fetiscimo della rete chi se ne occupa sa che il mito di internet terra libera e uguale è, appunto, un mito.

La comunicazione di Grillo percorre cioè le linee di continuità fra il mezzo televisione commerciale e il web 2.0 ( che non si esaurisce solo in questo ma è soprattutto questo) sfruttando al tempo stesso il mito  comune, diffuso e contrario, che internet sia sempre democratico  e progressista.

Lo stesso mito faceva si che Steve Jobs dosse considerato una specie di santone hippie (chiedere agli operai della Fox Conn) o il proprietario di Amazon un brillante imprenditore moderno . (un’interessante e nota trattazione del tema del feticismo tecnologico l’ha svolta tempo fa Wu ming 1 e la trovate qui qui )

Lo stesso mito permette di coltivare l’utopia della democrazia diretta telematica a discapito di ogni evidenza contraria. Dell’insostenibilità della concezione di internet come luogo magico dove si realizza la democrazia totale ho già parlato ampiamente nelle 5 buone ragioni.

Qui si tratta invece di capire come la narrazione di Casaleggio proprio mentre sfrutta e alimenta la doxa su internet pulito, democratico, ugualitario e antisistema, in realtà conosce approfonditamente e utilizza per i suoi scopi le reali caratteristiche del web 2.0

 L’ambiente internet nella realtà: gerarchizzato, emozionale, infinito

Oltre all’aspetto strutturale dietro la produzione della rete e dei device necessari a fruirne (che riproduce quando non esaspera le ben note dinamiche capitaliste) nemmeno al suo interno la rete è buona, pura e totalmente democratica. I grandi social network sono un luogo dove le gerarchie sono reali e solide ma “non dichiarate”.

 MERCATO E GERARCHIE OCCULTE DENTRO INTERNET

“Se mi fai un bocchino ti ritwitto. Ho 20mila follower”

“Zip!”

Ora m’infilo gli occhialini e vi faccio alcuni esempi

1. Le pagine Fb. Una pagina ha quanto più valore quanto più like possiede. I like si possono ottenere portando dentro il sistema la propria notorietà oppure creandosela ex-novo all’interno del sito. O magari mischiando le due cose.

Le dinamiche in questi casi sono infinite e meriterebbero un libro intero, basti dire che di solito la complessità, per usare un eufemismo, non viene premiata.

Quello che conta in questo discorso però è che esiste anche un’altra possibilità per aumentare la propria visibilità:

Pagare la pubblicità a Zuckerberg

Che in ultima analisi è l’unico motivo per cui Facebook esiste.  Si paga per arrivare ad avere più fan nel mondo virtuale di facebook. S’introduce così una variabile economica ( che a ben guardare è la regola) nel magico mondo liberato di internet.

Ma come! Vuoi dire che tu pagando con la tua pagina “Ermeneutica gadameriana applicata ai conflitti interetnici africani” potresti avere più fan dalla mia pagina  “Ventenni prosperose con bikini al limite della censura” ?

Teoricamente sì
( Dove per “teoricamente” s’intende: se hai un miliardo di dollari da buttare nel cesso)

 Già questo sarebbe di per sé allucinante e contradirebbe la credenza popolare che descrive la rete come un paradiso virtuale dalle mille e una qualità morali dove tutti hanno le stesse chance. Aggiungiamoci il dato di fatto che su Facebook si lavora gratis per l’utile economico dell’azienda. Tutti gli utenti di Facebook producono dati, informazioni, intrattenimento che poi il sito utilizza come merce da rivendere agli inserzionisti o per mantenere gli utenti stessi collegati. Il tutto mentre nella pagina del log in del sito c’è scritto

È gratis e lo rimarrà per sempre”

Grazie al cazzo!

 2. Twitter passa per essere un social network molto democratico ma basta iscriversi per capire non lo è affatto. Un utente sconosciuto a meno che non passi la vita online a rompere i coglioni agli utenti con molti follower come un uccellino sulla schiena di un rinoceronte, rimarrà sempre con un numero limitatissimo di follower. Le twitter-star sono quasi sempre persone che erano già famose prima di entrare nel mondo dei cinguettii  virtuali o che quantomeno appartengono a organizzazioni note.

La visione di un web orizzontale dove le persone esprimono le proprie opinioni alla pari e con le stesse possibilità di essere ascoltate è un mito tanto diffuso quanto menzognero.

Internet ha al suo interno delle gerarchie solidissime ma, appunto, spesso occulte. Alcune fra queste disuguaglianze sono il risultato del funzionamento segreto di siti come Google, Twitter o Facebook. Questi siti sono delle Black box come li chiama Evgeny Morozov, un ricercatore di Stanford che da tempo studia l’argomento, di cui non conosciamo gli algoritmi che ci consegnano risultati di ricerca o ci suggeriscono nuovi amici o profili da seguire. Meccanismi che influenzano enormemente il nostro modo di fruire internet e, attraverso l’uso della rete, il mondo. Non credo che ci possa essere alcun legittimo dubbio che quali che siano i meccanismi di funzionamento di questi brand multinazionali essi debbano seguire la logica dell’aumento del profitto e non certo quella della libera circolazione d’idee.

Internet 2.0 è insomma un luogo profondamente segnato dalle logiche mercato, dalle gerarchie che derivano da esso o che vengono importate dal mondo extra rete.

Tutto il contrario di un piano orizzontale su cui costruire la tanto mitizzata democrazia diretta.

Oltre ad essere occultamente e massicciamente gerarchicizzato l’ambiente internet ha anche un’altra fondamentale caratteristica “politica”

IL RUOLO DELLE EMOZIONI NEL WEB 2.0

“Ti ho fatto la torta a forma di cuore perché non mi hai messo “mi piace” sulla foto?”
 “Perché non ti amo più”
“Mi stai lasciando?”
“Peggio, ti sto cancellando dagli amici”

Internet è un’ambiente profondamente emozionale. Sui social network si pratica una perpetua e inarrestabile pornografia del sé. La maggior parte degli utenti cercano una versione minore e casalinga della “fama” a cui la società dello spettacolo ci ha abituato ad ambire da quando siamo nati. Si tratta di contraddistinguersi all’interno della propria rete di contatti o quantomeno a mostrarsi persone belle, affascinanti, brillanti scaltre o anche semplicemente fortunate. Ed ecco milioni di foto di vacanze, di cena luculliane, sbronze da Animal house ecc ecc. Anche quando il messaggio è apparentemente negativo il senso è: non è interessante la mia vita?

Nella maggior parte dei casi la risposta è: “Per un cazzo”

Facebook è la versione web del reality show dove il narcisismo travalica molto in fretta in esibizionismo. In un ambiente del genere non solo le tracce della propria vita personale ma anche ogni contenuto o informazione che l’utente sceglie di veicolare hanno un alto significato emozionale.  Questo perché servono a definire l’identità all’interno della comunità virtuale.

Si condivide soprattutto quello che sentiamo rappresentativo nel profondo.

Ecco perché nessuno condivide mai video di Bersani

Ed ecco perché le contrapposizioni forti funzionano tanto bene in rete, il conflitto, o meglio la sua rappresentazione ultra semplificata, libera emozioni e ci definisce nella comunità.

Questo ad esempio è stato il motivo per cui il mio post “5 buone ragioni per non votare Beppe Grillo” ha raggiunto la cifra record in Italia di 170mila like quando un post di grillo non va oltre i 20mila. Ha fornito al momento giusto una strutturata analisi di contro-informazione in un ambiente estremamente egemonizzato dalla narrazione di Casaleggio. Una grande reazione ad un grande nemico.

Bersani prendi appunti!

Un numero enorme di persone ha deciso di esprimere pubblicamente la propria contrarietà al progetto autoritario grillino utilizzando un’analisi che andasse oltre il patetico “I grillini hanno le loro ragioni ma Grillo no, per cui votate Bersani/Berlusconi/Casini/Monti” un leitmotiv senza speranza di successo che per mesi ha riempito gli editoriali dei quotidiani italiani. C’era un buco di analisi più ampio di quello di puttana prossima alla pensione e il mio post è stato usato per riempirlo, così come sono stati usati in misura minore quelli dei Wu Ming, che in chiave non satirica hanno efficacemente sostenuto tesi molto simili alle mie sul loro blog e in seguito sui molti media che li hanno interpellati

Nota bene: dopo i 5 motivi (letti da quasi mezzo milione di persone) ho ricevuto centinaia di mail di lettori ma nemmeno una richiesta dai media mainstrem, ennesima testimonianza della persistenza delle gerarchie extra-rete sulla rete. Meglio così, preferisco non apparire in video: nessuno crederebbe che un trentenne così sexy possa essere anche un analista credibile

Quando condividiamo un’informazione su Facebook in realtà condividiamo un modo di vedere le cose, un po’ come, dagli anni novanta  in poi, quando compriamo un paio di scarpe di ginnastica non compriamo un indumento ma un mondo costruito attraverso il marketing.

In questo ambiente altamente emozionale la narrazione manichea di Grillo & Casaleggio (noi gente per bene vs Kaaasta ) di cui mi sono occupato ne i Populismi di destra funziona alla grande come marcatore di alterità rispetto a tutto quello che è incomprensibile e, proprio a causa del mistero che avvolge la sua natura, malvagio.

La comunicazione grillina prima di dividere il mondo in male e bene compie un lavoro di sintesi dell’informazione. La figura carismatica di Grillo processa il mare magnum di notizie e nozioni che il mondo produce ogni minuto,  gli da una forma urlata, semplificata e accattivante pronta per essere diffusa in modo virale sulle ali delle emozioni che intercetta e rinfocola, in primis la rabbia verso cioè che non si capisce ma si percepisce come ostile.

Di fronte alla minaccia dell’ignoto le primissime reazioni sono due: l’immobilismo dettato dalla paura oppure una reazione aggressiva, istintiva e fuori misura, diretta verso non si sa bene chi. Un po’ l’atteggiamento di Begbie nei romanzi di Irvine Welsh, non capisce una sega di quello che sta succendendo ma è incazzato e pericoloso come una bestia feroce. Risultato: se ti capita sulla strada al momento sbagliato finisci in ospedale ma se sai come prenderlo lo tiri scemo come vuoi. Grillo è esattamente quello che tira scemo i Begbie italiani. S’inserisce nell’esplosione di ostilità, la rinfocola e poi incanala queste forze emotive all’interno della sua macchina per generare consenso politico.

La terza reazione ovvero la problematizzazione razionale della minaccia ( con i suoi molteplici esiti possibili, anche molto diversi fra loro) a questo punto è diventata irraggiungibile. Sconta il peso delle cose complesse e complicate. In ultima analisi costa fatica. E chi vuole fare fatica?

“Non lo so, prova a cercarlo su wikipedia”

Lo sterminato mare di internet e la necessità di una sintesi

L’atto di sintesi emozionale dall’apparato aziendale Grillo-Casaleggio s’innesta su un’altra caratteristica chiave dell’ambiente internet, il suo essere tendenzialmente infinito . Il web è un luogo popolato di una quantità d’informazioni talmente enorme che nessun singolo uomo potrà mai maneggiarle nella loro totalità anche se dedicasse l’intera vita a questo compito.

Così come L’Angelus Novus di Benjamin non può mai smettere di essere soffiato via dal vento della storia, l’uomo contemporaneo non potrà riuscire  a leggere tutti i tweet, tutti le condivisioni fb o le notizie in rete prima di essere sommerso da un’altra ondata di tweet, condivisioni e notizie online. La sua condizione esistenziale è quindi l’angoscia di essere superato dai fatti e dalla loro complessità proprio mentre di fronte a una crisi che intacca nel profondo il suo stile di vita è alla spasmodica ricerca di risposte.

Grillo le fornisce, si pone come sciamano in grado di leggere l’infinito molteplice e restituire semplici forme operative che se applicate alla lettera e senza discuterle promettono  un futuro migliore.

Come? Non si sa.

Perché? Nemmeno.

Queste domande sono tutte annullate da una narrazione in cui la colpa di tutto è sempre dell’altro ovvero della kasta, una categoria in cui può finire dentro chiunque

Tranne lui e Casaleggio che sono milionari ma dalla parte della gggente ovviamente
 

L’INDIVIDUALISMO E L’ODIO PER L’ALTRO

Il mattone con cui Grillo costruisce la propria chiesa

È da notare come questo metodo di definizione del sé attraverso il conflitto sia sì un archetipo senza tempo ma assuma maggiore efficacia e una rinnovata violenza per effetto della sempre crescente individualizzazione della società. L’ego è al centro del centrifugo rito laico del marketing e della pratica incessante del consumo, ogni desiderio diventa così accettabile nella misura in cui abbiamo i soldi per soddisfarlo. Un’impostazione ultra-individualista  in cui è sempre più facile per l’altro scivolare sul piano del nemico, essere vissuto come un ostacolo o, nella migliore delle ipotesi, come un mezzo per la propria realizzazione economica.  L’altro perde così caratteristiche umane e assumere quelle dell’orda indefinita e ostile da combattere o sfruttare.

Uno dei più grandi successi del discorso neo-liberista è essere riusciti a spostare il concetto di comunità/gruppo verso l’esterno e connotarlo negativamente. È quasi sempre l’altro che si coalizza contro i legittimi desideri di autoaffermazione dell’individuo. L’azione positiva è individuale e la reazione negativa è sempre sociale. È ad esempio attraverso un meccanismo di questo tipo che un qualsiasi dipendente pubblico, anche uno spazzino o un guidatore del tram, può diventare KASTA superando agevolmente ogni evidenza della ragione.

L’obiezione facile qui sarebbe sostenere che un movimento come quello di Beppe Grillo è invece un movimento collettivo. Ma non è così ed è proprio questo il punto di volta di tutta la costruzione politica di Grillo/Casaleggio.

Non c’è nessun movimento collettivo, si tratta di un prodotto di marketing aziendale fatto e finito che convoglia milioni di cittadini presi singolarmente, nelle loro individualità incazzate, direttamente nel corpo magico del capo.

(Un uomo al megafono e gli altri ad urlare alla finestra, chiusi dentro le loro case. Sidney Lumet 1976. Beppe non sei neanche originale)

Nel M5s non ci sono strutture intermedie, non ci sono sezioni, non ci sono dirigenti, non ci sono altri pensatori al di fuori di Casaleggio. Tutto si svolge sul sito di Grillo, il simbolo è un registrato.  Non esiste una dialettica interna né organismo di consultazione a livello nazionale. Non serve perché interromperebbe il flusso di emozione che scorre fra il seguace e il corpo del capo che diventa una specie di edizione contemporanea del leviatano di Hobbes. In lui le volontà dei grillini si sciolgono e assumono forza in vista dell’obbiettivo finale.

Il cittadino riceve il verbo ( la sintesi mediatica operata da Grillo e il suo apparato) e convinto della sua bontà cede la sua sovranità al capo profetico affinché esso possa combattere anche per lui contro Il nemico, la kasta.

L’altro che assume ogni colpa

In questa lotta, il leviatano Grillo è sollevato da ogni responsabilità perché è nel suo corpo profetico che il mistero si ricompone e la realtà acquista di nuovo senso.

Non è un caso che da sempre Grillo nei suoi spettacoli e nei suoi comizi scenda in mezzo alla gente, la tocchi. Quella è la potente rappresentazione fisica del rapporto emozionale che lega il seguace al corpo del capo, un rapporto che va oltre la razionalità ed è un misto perverso di amore, ammirazione, odio per l’altro, invidia, rivalsa, speranza, in un miscuglio indistricabile di sentimenti che dominano la ragione e la lasciano stuprata nel bagno di un autogrill alla periferia del cervello.

È Grillo l’uomo che ha indicato la via e lui l’uomo ( o l’oltre-uomo) che possiede il segreto per sconfiggere il nemico e riportare l’ordine naturale delle cose, corrotto dal nemico. Chiunque esso sia.

Il rapporto non può che essere diretto, fra il seguace e Beppe, anche se lui dal vivo Beppe non l’ha visto mai. Nelle sue capacità stra-ordinarie si scioglie come neve al  sole l’idea che la democrazia sia un obbiettivo posto alla fine di un percorso di cooperazione fra persone tra loro diverse ma con pari dignità. Nella narrazione grillina invece racconta che chi segue il capo, e solo chi lo segue, raggiungerà l’obbiettivo della democrazia diretta.

Attenzione però che date queste premesse la logica conseguenza è che la democrazia diretta non possa essere nient’altro che la volontà del capo stessa.

Cosa confermata ogni volta che sul tavolo si trova una decisione importante. È sempre il capo carismatico che dopo aver simulato il rito di ascolto della rete  (procedura che sarà sicuramente perfezionata dal punto di vista dello spettacolo e diventerà sempre più opaca da quello della trasparenza) trae le sue conseguenze liberamente, seguito mimeticamente dalla folla senza volto dei seguaci indistinguibili che acclamano la sua bontà in vista degli “scopi superiori”.

Questo è il vero significato del motto orwelliano “uno vale uno”.

Il sottotesto mancante è “quindi un cazzo”

Questa apparente contraddizione è linfa vitale che scorre nel rapporto fra sostenitore e corpo del capo, l’atto di negare l’evidenza rinsalda l’unione morbosa fra il profeta infallibile e il numerino perso nella massa di numerini che appaltano i loro desideri profondi e le loro aspirazioni irrealizzabili al suo corpo magico.

Grillo: “A Parma l’inceneritore non si farà mai, causa neoplasie”

Pizzarotti firma per l’inceneritore.

Risultato: Grillo ne esce più forte di prima, perché ha sconfitto la logica, ha ucciso la coerenza e il suo urlo adesso si artiglia ancora di più nel profondo nel cuore del seguace che per amore del capo ha tradito la sua coscienza. Adesso il suo desiderio di un fine superiore mette a tacere la voce della ragione. Il trucco è che  la posta in gioco è sempre troppo alta e una dopo l’altro si inventaranno mille distinguo, giustificazioni e abdicazioni della razionalità che renderanno la statua del capo ancora più grande e rilucente, finché alla fine non rimarrà che quella e l’amore per lei .

In cambio Grillo fornisce risposte semplici e rassicuranti, è il capo profetico che  sussume su di sé  la complessità del mondo per restituirla riappacificata in modo bambinesco .

“Eliminiamo il ristretto gruppo dei cattivoni della Kasta e ogni contrasto sarà appianato” è  un messaggio che molto prima di essere politico in senso operativo è un modo di vedere il mondo.

(Grillo con il suo più grande amore)

FARSI MEDIA E CREARE UNA VISIONE DEL MONDO vs RINCORRERE L’AVVERSARIO

Da comico-giornalista d’inchiesta a leader politico ovvero come far scomparire il conflitto d’interessi informativo con un colpo di bacchetta magica moralista

Grillo è uno che per molti anni ha fatto intrattenimento travestito da contro-informazione. Dall’incontro con  Casaleggio in poi è passato a fare politica travestita da controinformazione. Da clown si è fatto media e poi da media è diventato politico.

Con un curriculum del genere all’Adecco ti riderebbero in faccia. Gli italiani invece ti mandano in parlamento.
È la meritocrazia

Berlusconi sui suoi media aveva stuoli di giornalisti asserviti a libro paga, Grillo è andato oltre ha saltato il confine e si è fatto media lui stesso, occultando così il conflitto d’interessi fra le due funzioni. Un po’ quello che succedeva al protagonista di Macno di Andrea De Carlo.

Ovviamente il passaggio non è mai stato dichiarato apertamente e l’apparato d’informazione grillino ha continuato a funzionare a spron battuto senza che a nessuno venisse in mente di chiedere conto della legittimità e della credibilità di un’operazione del genere. Qui la questione è ancora una volta emotiva : i giornalisti sono kasta/Grillo è onesto e lotta insieme a noi.

Da un punto di vista analitico quello che ci interessa in questa sede è che essendo un media prima ancora che un politico Grillo e il suo staff hanno elaborato una gigantesca operazione di rappresentazione del reale, filtrando e strutturando le notizie secondo le loro esigenze. Prima erano di spettacolo e poi sono diventate politiche . Questo perversa fusione del piano politico con quello giornalistico gli ha permesso di portarsi dietro un cospicuo patrimonio di credibilità, quella che i politici italiani non hanno più e non solo per colpa di Grillo.

Per fare solo un esempio di questo valore strategico: un certo elettorato di sinistra è confluito nel m5s anche perché subisce ancora a livello inconscio  la fascinazione per il Grillo pre-Casaleggio, quello che negli spettacoli se la prendeva con le multinazionali e diceva che i politici non contavano un cazzo e che si potevano pagare anche 3 volte tanto a patto che facessero il loro lavoro.

Ma pensa un po’!

Anche qui Lumet è arrivato prima, ecco l’incontro fra Grillo e Casaleggio:

Ottenuta una credibilità morale di fronte al pubblico (nonostante tutti gli errori e le bufale che ha propagato negli anni[2]) Grillo e i suoi adepti hanno speso questo capitale entrando a pie pari in politica con l’aura dei cavalieri  senza macchia e senza paura. Quanto sia arrogante e poco credibile una posizione di questo tipo diventa evidente ogni volta che un membro del m5s esterna per sbaglio a un giornalista o partecipa a uno dei loro monologhi stampa senza contraddittorio pardon: ai loro  esercizi di democrazia diretta in streaming.

Mischiando il giornalismo sensazionalista con la politica Grillo& Casaleggio hanno ottenuto due obbiettivi strategici

1. Delegittimare il giornalismo italiano definendolo di default come schiavo dei politici, impresa a dire il vero non delle più ardue, ma non di meno non del tutto corretta. Esistono infatti bravi giornalisti anche in Italia. Quello che conta però è che in questo modo ora il m5s, diversamente da Berlusconi, può permettersi di rifiutare ogni contraddittorio democratico con la spavalderia morale di chi si sente dalla parte del giusto. Il fatto che le informazioni veicolate dall’apparato grillino siano selezionate per gli scopi politici del m5s passa invece sempre sotto silenzio

2. Dettare le priorità dell’agenda politica all’opinione pubblica attraverso il discorso bipolare ggente per bene vs casta che, come detto, ho trattato più approfonditamente in Populismi di destra.

Al di là dei contenuti narrativi un altro fatto che conta è che Grillo e Casaleggio hanno messo in piedi una narrazione emotiva e anti-istutizionale pensata per avere successo non sul breve ma sul medio periodo. Sono andati oltre nella programmazione del loro marketing elettorale rispetto al cortissimo respiro che da trent’anni affligge la sinistra italiana e la sua immutabile (a dispetto di un’ineguagliabile serie fallimenti catastrofici) classe dirigente priva di idee e di visione del mondo.

Attenzione però! Non è il progetto politico di Grillo e Casaleggio ad avere un ampio respiro: a parte un appello sotto traccia ai principi neoliberisti ( guarda un po’ proprio quelli che hanno generato la crisi) manca infatti di ogni consistenza pragmatica e analitica. Trincerandosi dietro il feticcio della democrazia diretta non ha neppure un vero programma ( vedi sempre le 5 buone ragioni )

Quello che è ottimamente pensata è invece la strategia comunicativa ai fini della presa del potere. L’unico vero scopo della macchina di consenso grillina. Una strategia di ampio respiro nel momento in cui manipola il modo di vedere il mondo dei cittadini.  Un effetto ampiamente conseguito e visibile nel dibattito politico in cui le altre forze politiche di un Paese al centro della profonda e forse insanabile crisi dell’occidente e con oltre 2mila miliardi di euro di debito, si trovano in una gigantesca illusione di massa costrette a dibattere della riduzione di 2mila euro dello stipendio dei parlamentari e delle caramelle alla Camera.

Se tutto questo vi suona surreale come dovrebbe è perché siete fuori dal condizionamento emotivo operato dalla propaganda di Grillo/Casaleggio

Vedere le altre forze politiche che rincorrono i temi del m5s , i neo presidenti di Camera e Senato che si tagliano lo stipendio mentre il paese attende risposte sui problemi reali, è uno spettacolo penoso. Uno spettacolo penoso che più di tutti gli altri da la misura dell’enorme potere che Grillo & Casaleggio si ritrovano nelle mani.

L’incapacità delle forze di centro sinistra di capire l’errore che compiono nell’inseguire l’agenda grillina è la stessa di cui hanno fatto mostra negli anni del berlusconismo.

Non riescono (o non vogliono) capire  che fra l’originale e la copia sbiadita l’elettore sceglierà sempre l’originale.  Il centrosinistra rimane ingessato da lotte feudali al suo interno che si fanno più aspre mano a mano che il terreno da contendersi diventa minore.  II risultato è un incapacità sempre più imbarazzante di proporre una serie e strutturata visione del mondo alternativa.

LA NATURA DI FIUME SOTTERRANEO DEL GRILLISMO E I VANTAGGI A LUNGO TERMINE DI FARSI PROMOTORI DI UNA VISIONE DEL MONDO

Proprio dalla capacità di creare visione del mondo deriva il successo e l’andamento elettorale  simile a quello di fiume sotterraneo del movimento 5 stelle. Un partito che propone una definita (seppure grezzamente) e apparentemente innovativa visione del mondo ha infatti bisogno di tempo per affermarsi ma se il suo approccio alle cose  riesce a  intercettare i sentimenti profondi dell’elettorato, allora l’energia del suo consenso  emergerà dalla terra in modo dirompente con una forza che molti analisti non saranno riusciti a prevedere perché concentrati solo sulla superficie delle cose e non sui movimenti in atto nel sottosuolo.

Il fenomeno m5s cresce anche dopo le elezioni perché ha dietro di sé l’inerzia del fiume sotterraneo che molto prima di emergere alla luce del sole si è ingrossato nelle cavità della terra.

Fuori di metafora:  il grillismo si è strutturato nelle forme conoscitive dei cittadini molto prima che nelle loro scelte elettorali. È esattamente questo che significa “costruire una visione del mondo” e quando un fiume di questo tipo è lanciato non c’è rametto D’Alema o papera Bersani che lo possano fermare.

La visione del mondo che Grillo e Casaleggio sono riusciti a radicare è il mantra autoassolutorio e semplicistico “é tutta colpa della casta”

Cancellando così di colpo le responsabilità macro economiche, le speculazioni finanziarie globali o tecniche come quelle del sandwich olandese con cui le multinazionali si auto-riducono il carico fiscale a danno degli stati sovrani dove operano, sottraendo così enormi risorse  alla popolazione, generando danni economici in una misura infinitamente superiore ai famigerati “costi della politica”.

Ho come l’impressione che questo post non finirà in cima ai risultati di Google…

(immagine tratta da www.tomshw.it)

Ma allora perchè Beppe non ne parla?

Perché Grillo è un neoliberista 2.0. Popolino friendly ma in realtà tale quale ai peggiori neo-liberisti a cui c’eravamo abitutati dal duo Reagan-Tacher in poi.

Grillo è la maschera sorridente e sfanculante del potere finanziario. Non a caso il M5s ha delle idee ultra liberiste anche sulla scuola come spiega Girolamo di Michele  qui.

E ancora: non è certo un caso che il movimento 5 stelle generi tanto entusiasmo negli operatori finanziari come Goldman Sachs, presso gli imprenditori come Del Vecchio o scaldi gli animi dell’ambasciata americana, noto covo di attivisti antistema

Perchè Grillo è dalla parte della ggente!

Tutte contraddizioni evidentissime ma assorbite nel culto del capo che così aumenta il suo potere. Il meccanismo è semplice e nei prossimi mesi lo vedrete in azione su base quotidiana.

Quello che potrebbe contrastare un fenomeno di questo tipo sarebbe un fiume di uguale o maggiore forza, che nasca dalla compartecipazione profonda delle persone a un progetto politico antagonista, in grado di proporre un’analisi (più) credibile della realtà. Aggiungo che se questa vuole essere un’analisi di sinistra deve anche riuscire ad integrare all’interno di meccanismi comunicativi efficaci (NIENTE CAZZO DI GIAGUARI!) anche un imprescindibile elemento di complessità analitica senza la quale ha già fallito la sua missione in partenza. Ecco magari non proprio 30mila battute come questo post ma nemmeno un “Vaffanculo”.


[1] in realtà è una categoria ancora più ampia come  vedremo più avanti

[2] L’Aids è una bufala, la cura Di Bella funziona, la Bio washball funziona meglio del detersivo

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2 Commenti


  • S. G. Santoro

    Amico mio, condivido in pieno. Ti farei ministro insieme alla Gabanelli.
    P.S. hai ancora la rubrica con i numeri delle tue fidanzate del liceo?


  • Francisco

    Ottima relazione/analisi.
    Tutto ordinariamente vero… rimane il nodo da sciogliere (a sinistra) dell’importanza che ha il sistema televisivo in questo paese, e non solo nel nostro.
    Dalla sua nascita il tubo catodico ha rappresentato il mezzo più potente della propaganda, sia del potere che delle opposizioni, queste almeno in quei casi in cui poteva metterci un debole quanto insufficiente zampino.
    Quello che dobbiamo ammettere, una volta per tutte, è che la comunicazione televisiva è sempre stata un tabù per l’intellettualismo di sinistra, che l’ha sempre snobbata, e questo ha permesso ai “controllori” di farne strumento privilegiato di potere propagandistico.
    Con tutte le colpe e responsabilità che possiamo addebitare a una corrente di sinistra, che da quel che era col moribondo Pci è diventata un corrente socilademocratica filocapitalista, la televisione la sinistra non l’ha mai potuta controllare e usarla “a dovere”, la mutazione del fattore K, dalle prime paure innescate dalle minacce di rivolte di piazza da parte dei berlusconiani per una ventilata chiusura delle reti “libere e private”, legislatura su conflitti di interesse riguardo la comunicazione etc… questo percorso è servito a distruggere tutto ciò che era antagonismo, la “sinistra a sinistra della sinistra”, isolandolo, oscurandolo, mistificandone i messaggi che quotidianamente sarebbero dovuti arrivare da e dalle masse che lottavano sul territorio, dagli studenti ai lavoratori, tutte “realtà” usate dai media a proprio uso e consumo, e diciamo che da questo lato non salverei neanche Santoro Michele o la Gabanelli.
    Comunque sia, senza dilungarsi troppo, è pacifico e riscontrabile che le TV hanno permesso solo a Berlusconi e Grillo di godere di un meccanismo determinante per ottenere voti, uno perché le aveva e l’altro perché serviva a questo sistema in un momento così critico, prova ne sia che anche in questa Berlusconi è riuscito a galleggiare post mortem, un sistema che non ha nulla da temere dalle neo rivoluzioni parolaie.
    Con tutto il disprezzo che posso rivolgere verso i finti sinistri devo riconoscere che senza il controllo della televisione generalista non si va da nessuna parte, e chissà per quanti decenni ancora, visto che pure i giornali vanno scomparendo, senza contare che oggi apprendiamo (in maggior parte ancora) dalla TV cosa avviene in rete… se poi ci illudiamo che ci riporti tutto allora buona fortuna.
    Ormai i giochi sono fatti purtroppo, e non ci sono rimedi a breve o medio termine, continuare a disquisire sulla natura di grillismo e berlusconismo è una gioiosa perdita di tempo.
    Facciamoci caso: si parla di TV sempre in occasione del voto… una ragione dovrà pur esserci!
    Il buon Lenin oggi prenderebbe il palazzo della Tv, prima che quello d’inverno.

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