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Scuola e università, verso il baratro in 10 mosse

 

  1. Nonostante l’art.43 Cost. il 57% delle Facoltà Universitarie Italiane è a NUMERO CHIUSO.

Il numero chiuso contrasta la possibilità di accedere ai corsi di Laurea agli studenti e alle studentesse, nel caso in cui le conoscenze pre-universitarie (definite così nonostante si sia appena ottenuta la maturità!) siano considerate carenti.

Le scuole superiori non sempre danno agli studenti le conoscenze necessarie per accedere ad ogni corso di laurea. Basti pensare ad una scuola umanistica come possa preparare al meglio lo studente per i test di una facoltà scientifica, o il contrario.

Inoltre, in piena crisi economica, non tutti gli studenti possono prepararsi privatisticamente presso corsi a pagamento o lezioni private preparatorie ai test di accesso.

I test a numero chiuso non sono altro che pratiche inique e discriminatorie, che tagliano le possibilità di realizzazione personale e professionale degli studenti.

  1. Il Decreto Ministeriale n. 449/13 definisce i percentili necessari per l’attribuzione del c.d. “bonus di maturità” che definisce le modalità di svolgimento delle prove di ammissione per i corsi di laurea a numero chiuso e programmato. Coloro che avranno ottenuto un voto di maturità medio-alto (da 80 a 100/lode) avrebbero un punteggio per poter accedere ai test in una situazione di vantaggio.

Gli studenti, quando effettuano la scelta della scuola superiore sono condizionati da svariati fattori: educazione della famiglia, vicinanza dell’istituto, amicizie, etc: dopo aver ottenuto la maturità, ogni studente deve esser libero di intraprendere una strada a seconda delle proprie inclinazioni e conoscenze, aldilà del voto di maturità che non è altro che indicativo di 5 anni, a volte non proprio frutto del proprio volere.

Dall’ ultimo mese, dopo tira e molla e ripensamenti, il Ministro Carrozza avrebbe intenzione di ritirare un decreto tanto discriminatorio, ma ad oggi nessuna certezza completa di abrogazione del decreto legge dati i tantissimi ricorsi da parte degli studenti convinti che per i test di quest’anno avrebbero usufruito di questo “bonus”.

  1. Prima del governo delle larghe intese Letta, il Ministro Profumo ha lasciato un regalo a scatola chiusa in Parlamento:il decreto ministeriale 47/2013 sull’AutoValutazione e l’Accreditamento delle sedi e dei corsi universitari (Decreto AVA); con tale decreto, ogni Ateneo sarà valutato, ed a seconda dei risultati, potrà restare aperto o chiuso, potrebbero essere soppressi Corsi di laurea o decretati a numero chiuso o programmato.

 La valutazione degli atenei in un momento di crisi e di tagli profondi, è un meccanismo sterile di oppressione, spacciato come linea di merito. Se gli atenei si ritrovano senza un turn over, senza fondi (se non quelli provenienti dalle tasse studentesche), senza possibilità di innovazione nella ricerca e nella didattica, non hanno certamente alcuna colpa nell’esser considerati scadenti e non in linea qualitativamente.

  1. Il meccanismo INVALSI è ancora operativo. Se l’anno scorso è stato impedito che tali rientrassero nell’esame di maturità, nei prossimi anni molto probabilmente saranno inseriti dall’entrata di sicurezza. L’INVALSI non è altro che un meccanismo di valutazione delle scuole, che non tiene conto dell’appartenenza degli alunni a radicamenti sociali, territoriali ed educativi fondamentalmente diversi da nord al sud, alle isole. Tutto si parifica nelle differenze e , come in ogni storia a brutto fine da Mariastella ad oggi, viene spacciato come MERITEVOLEZZA.

 La solita MERITEVOLEZZA è inserita nel cd. Piano per gli studenti meritevoli e capaci che rientra nel decreto del Fare Letta 69/13, come emendamento degli on.Gelmini/Meloni. Il merito è usato come strumento di smantellamento del diritto allo studio! Con questo decreto il Governo vuole tagliare il più possibile il numero di borsisti, inasprendo i requisiti per poter risultare idonei,e diminuire l’importo delle borse.

Borse di studio: Immagina di aver effettuato la domanda di borsa di studio: rientri nei requisiti (pur essendo davvero restrittivi!) ed hai anche il requisito di merito (sempre più inaspriti come sottolineato prima), arriva la mail e leggi che: Siamo spiacenti, pur rispondendo ad ogni requisito lei è IDONEO ma non BENEFICIARIO. Ben 40.000 studenti italiani sono in questa situazione, e si continua a tagliare i finanziamenti per tale voce, spalmando in tre anni bruscolini ( 15 milioni per il welfare studentesco! )

  1. La nuova service tax annunciata dal Governo, oltre a peggiorare coloro che già ritrovano nella situazione di non avere una casa propria, peggiorano sempre più gli studenti fuori-sede. Il 79% degli studenti, non stipula un contratto d’affitto a regola. La situazione già negativa, potrebbe peggiorare sempre più per questa tassa, poiché gli studenti per evitare pagamenti ulteriori dovranno sottostare alle richieste di contratti a nero.
  2. I fondi per l’istruzione annunciati da Letta sono di 400 milioni spalmati in tre anni che non sono altro che ridicoli confrontati a i 10 miliardi di euro tagliati negli ultimi 5 anni seguendo la legge 133 Gelmini-Tremonti. Tutto ciò non è altro che un consolidamento delle pratiche passate del Governo Berlusconi, che taglia e licenzia da un lato, e mette a tacere le controparti regalando briciole cadute dal tavolo dall’altro.

I 400 milioni sono ”un’elemosina a Scuola e Ricerca” come scrivono i Precari uniti contro i tagli, “contrabbandata come riparatoria inversione di tendenza politica e accompagnata da tanta retorica sul binomio Scuola-futuro”. Negli ultimi tempi sono stati tolti i 27 mila docenti di sostegno e parla di immissione di circa 14 mila nuovi insegnanti all’anno per i prossimi tre anni. Numeri del tutto modesti, ben al di sotto delle necessità stimate in quasi 120 mila cattedre tutt’ora scoperte (nonostante il cd.Concorsone!).

Da sottolineare lo sbandieramento dell’ora di geografia (incremento di ore agli istituti tecnici), che farà certamente felice gli insegnanti di questa classe di concorso, ma che non è nulla rispetto ai circa 8.000 insegnanti che non hanno più cattedra.

Le scuole in difficoltà da qualche anno chiedono, un contributo annuale, spacciato per obbligatorio, alle famiglie per poter pagare i corsi di recupero, le attività didattiche e perfino il materiale che ammonta ad un centinaio di euro per studente.

  1. Caro libri: In una situazione di crisi del lavoro e del precariato, le spese scuola pesano sempre più alle famiglie che sempre più ricercano il risparmio nei libri usati. Anche questa pratica è contrastata dai grandi monopoli delle case editrici: le edizioni vengono cambiate quasi ogni due anni (anche quelle che non necessitano di revisione), cambiando il colore di copertina o l’ordine degli argomenti lì dove e possibile. La riforma telematica dell’istruzione si è rivelata nel suo primo anno di attuazione, quasi un flop: le lavagne elettroniche hanno coperto le pareti delle scuole di Italia mentre mancavano i requisiti essenziali per farle funzionare. (Il nuovo decreto stabilisce nuovi finanziamenti per corsi di formazioni).

 Nel nuovo decreto pubblicato negli ultimi tempi (11 Settembre 2013) “L’istruzione riparte” fuoriesce che per quest’anno scolastico gli studenti potranno utilizzare liberamente libri di testo nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni nazionali. Cambiano, inoltre, le regole sui tetti di spesa: d’ora in poi dovranno essere i dirigenti scolastici ad assicurarne il rispetto non approvando le delibere del collegio dei docenti che ne prevedono il superamento;i testi cosiddetti ‘consigliati’ potranno essere richiesti agli studenti solo se avranno carattere di approfondimento o monografico;l’adozione dei testi scolastici diventa facoltativa: i docenti potranno decidere di sostituirli con altri materiali.

Sperando che per la prima volta possa essere davvero la volta buona per contrastare i monopoli monografici che gravano sempre più sulle famiglie.

  1. L’edilizia scolastica è sempre messa peggio. In un Paese dove gli investimenti sono incentrati sul mondo bellico e speculativo, non vi è alcun interesse nella messa in regola dei migliaia di istituti decadenti e che necessiterebbero di ristrutturazione o di una vera è propria nuova costruzione, nonostante tali messe d’opera oltre a migliorare il territorio e la vita studentesca, creerebbero nuovi posti di lavoro nel campo dell’edilizia.

 Il 39% delle scuole presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato, percentuale in aumento, visto che l’anno scorso si parlava di un 21%. Nell’ 84% dei casi sono state fatte richieste di manutenzione, ma nel 14%dei casi non ci sono state risposte, e nel 21% sono giunte con estremo ritardo.
In leggera crescita le scuole che sono munite del certificato di agiblità statica, di prevenzione incendi e di agibilità igienico/sanitarie.
Le lesioni strutturali evidenti sono presenti in una scuola su sette, le barriere architettoniche nella maggior parte dei casi, le quali rendono la scuola un luogo chiuso e inaccessibile.
Il 67% degli edifici si trova in zone ad alto rischio sismico, il 12% in zone a rischio idrogeologico.

E ancora, cosa succede nelle aule?

 1 classe su 5 risulta avere più di 25 alunni, risultando quindi non adeguata alla normativa anticendio. Inoltre sono risultate fuorilegge un gran numero di classi nonostante nel rapporto si sia fatto riferimento all’art.64 della legge 133/2008, il quale innalzava il numero di alunni per classe, creando il fenomeno delle classi pollaio, problema sia per la sicurezza che per la didattica.

Barriere architettoniche negli accessi: 13%

 Distacchi di intonaco: 20%

Altri segni di fatiscenza: 25%

Finestre non integre: 28%

Porte con apertura anti panico: 29%

Difformità dei pavimenti: 12%

Impianti elettrici e norme anti incendio adeguate: 89%

Prese e interruttori rotti: 3%

Cavi volanti: 8%

Senza tapparelle e persiane: 51%

Banchi danneggiati: 10%

Sedie danneggiate: 9%

Il 28% delle scuole non possiede una palestra interna all’edificio e, laddove presenti, contano numerosi problemi riguardanti distacchi di intonaco, muffa, mancanza della cassetta del pronto  soccorso, barriere architettoniche e fonti di pericolo di diverso tipo.

 Ma il primato per l’ambiente più sporco viene vergognosamente assegnato ai bagni, i quali spesso  sono inaccessibili per gli studenti disabili e non sono a norma per quanto riguarda l’igiene.

 

E gli studenti con disabilità?

Nelle nostre scuole ci sono 207.244 studenti disabili.

Quali sono i disagi che si trovano a vivere ogni giorno?

Il 26% delle scuole non ha sufficiente spazio nè per la presenza di una carrozzina, nel 44% delle aule non ci sono neanche dei banchi adattabili, nel 57% dei casi non sono presenti le attrezzature didattiche necessarie per facilitarne la partecipazione.

Le barriere architettoniche sono presenti nel 19% dei laboratori, nel 18% delle palestre, nel 13% delle aule e nel 15% dei cortili.

Per non parlare dei bagni, nel 23% delle scuole italiane non sono presenti bagni per disabili, e il  15% di essi presenta pesanti barriere architettoniche.

Scalini all’ingresso: 27%

Ascensore assente: 35%

In una scuola su 4 si presenterebbero grandi problemi nell’evacuazione dell’edificio in caso di

 incendio nel caso in cui fossero presenti studenti con disabilità.

è assolutamente normale pensare che il peggioramento della sicurezza scaturisce dai tagli effettuati alla scuola pubblica negli ultimi anni:nel 1990 l’Italia spendeva il 10,3% dell’intera sua spesa pubblica, nel 2008 questa percentuale si è ridotta di un punto sottraendo complessivamente alla scuola 80 miliardi di euro, nello stesso anno si è deciso di apportare ulteriori tagli per la scuola pubblica tramite la l133/08.La situazione peggiora nel mezzogiorno.

 

Andare a scuola risulta essere sempre di più un rischio.

Troppo spesso si è data attenzione al problema dell’edilizia scolastica in seguito ad incidenti o a casi particolarmente eclatanti (29 eventi che hanno sfiorato il tragico in un anno) ed i fondi stanziati si rivelano sempre più del tutto inadeguati rispetto alle reali esigenze che scaturiscono in modo più calcato da questo rapporto.

(dati: XI Rapporto Sicurezza a scuola 2013 –19-09 Cittadinanzattiva)

 e per quanto riguarda l’amianto?

 Secondo l’Osservatorio Italiano amianto, sono 2400 le scuole con rischi, rappresentando un  pericolo per 30.000 studenti ed insegnanti.

 Nel decreto del fare 69/2013, all’art.18, si parla di finanziamento per le scuole pari a 150 mln di  Euro, come già sottolineato, per finanziare:

 a – interventi volti alla eliminazione dell’amianto;

b -interventi di adeguamento alla normativa vigente in materia di sicurezza, igiene ed agibilità, con riferimento ad impianti elettrici, impianti termici, idrosanitari e impianti antincendio;

c – interventi di ristrutturazione e riqualificazione, abbattimento delle barriere architettoniche.

Per tutti e tre i passaggi gli enti locali, dall’attuazione della legge il 9 agosto 2013 hanno avuto tempo  fino al 15 Settembre per proporre istanze alla Regione, che entro il 18 Ottobre dovrà stilare una graduatoria  ed ottenere i fondi per la bonifica.

 L’art. 18, comma 8quater, del “Decreto del Fare”, stabilisce espressamente termini e modalità che gli enti  locali hanno l’onere di rispettare:

L’assegnazione agli enti locali è effettuata con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca entro il 30 ottobre 2013 sulla base delle graduatorie presentate dalle regioni entro il 15 ottobre 2013. A tale fine, gli enti locali presentano alle regioni entro il 15 settembre 2013 progetti esecutivi  immediatamente cantierabili di messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria  degli edifici scolastici. La mancata trasmissione delle graduatorie da parte delle regioni entro il 15 ottobre 2013  comporta la decadenza dall’assegnazione dei finanziamenti assegnabili. Le risorse resesi disponibili sono  ripartite in misura proporzionale tra le altre regioni. L’assegnazione del finanziamento prevista dal medesimo  decreto autorizza gli enti locali ad avviare le procedure di gara con pubblicazione delle medesime ovvero le  procedure di affidamento dei lavori. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca comunica al  Ministero dell’economia e delle finanze l’elenco dei finanziamenti assegnati agli enti locali e semestralmente lo  stato di attuazione degli interventi, che sono pubblicati nel sito internet dei due Ministeri.”

Un primo passo verso la riqualificazione degli istituti è stato fatto, ma bisogna osservare il poco  termine dato agli enti locali per poter deliberare le istanze per ottenere i finanziamenti. Questa  iniziativa così precipitevole ha fatto sì che non si procedesse ad un vero e proprio MONITORAGGIO  delle scuole, e di far passare solo le istanze precedentemente presentate complete di progetto.

 L’Osservatorio Nazionale Amianto si attende pertanto ulteriori iniziative per mettere a punto la bonifica completa di tutti gli istituti scolastici che presentino amianto in matrice friabile e compatta per quello che è prima di tutto un dovere morale e un impegno etico, oltre che un obbligo giuridico di permettere ai ragazzi di frequentare le scuole senza essere esposti all’amianto, dannoso cancerogeno in grado di determinare patologie tumorali anche con bassissime dosi.

Le nostre rivendicazioni per l’autunno caldo studentesco:

– Richiesta di soppressione del Decreto AVA e Decreto del Fare riguardante il Merito;

– Aumento dei fondi stanziati per scuola e welfare studentesco – con divieto di richiesta da parte delle scuole del contributo scolastico.

-No al numero chiuso e al bonus maturità!

-Regolamentazione per i libri di testo, aggiornabili solo per cambiamenti radicali.

-Regolamentazione delle scuole decadenti e da ristrutturare.

-Regolamentazione delle scuole per gli studenti disabili

-Cancellazione della service tax!

-Regolamentare le situazioni degli IDONEI NON BENEFICIARI, tutti hanno il diritto allo studio aldilà del proprio reddito familiare.

-Monitoraggio degli Istituti con presenza di Amianto e nuovo decreto con termini più alti per permettere la presentazione da parte degli enti locali dei progetti.

VOGLIAMO REDDITO, DIRITTI, ISTRUZIONE E FUTURO!

L’appuntamento per rivendicarli è l’11 Ottobre 2013, in ogni piazza.

* Rossella Puca – coordinatrice Giovani Comunisti Salerno

 

 

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