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Fausto e Iaio, 36 anni fa. Gli indizi sui fascisti

Riteniamo quanto mai utile pubblicare la richiesta avanzata nel luglio 1997 dall’allora Giudice istruttore Guido Salvini di prosecuzione delle indagini relative all’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. Dalle indagini la convinzione che gli autori del duplice omicidio appartenessero all’estrema destra romana in “trasferta” a Milano.


TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI MILANO Ufficio Istruzione sez. 20^
N.271/80F Milano, 14 luglio 1997

Oggetto: Procedimento penale concernente l’omicidio di Fausto TINELLI e Lorenzo “Iaio” IANNUCCI.-

Trasmetto gli atti del procedimento indicato (che constano di 7 faldoni e alcuni reperti allegati) segnalando che, ad avviso di questo Ufficio, le indagini devono essere proseguite, anche a seguito delle numerose sollecitazioni delle parti civili, con il nuovo rito non essendo ancora concluse, ma non potendo proseguire con il rito abrogato essendo scaduta il 30.6.1997 la proroga dei termini dell’istruzione formale.
I soggetti indiziati (tralasciando le persone raggiunte nelle prime fasi delle indagini da comunicazioni giudiziarie che non hanno avuto significativi sviluppi) sono i seguenti:

Massimo CARMINATI, Claudio BRACCI E Mario CORSI, indiziati del duplice omicidio (cfr. rispettivamente per i primi due il mandato di comparizione emesso in data 15.10.1991 e per il terzo il mandato di comparizione emesso in data 5.12.1990).

Massimo CARMINATI e Claudio BRACCI, indiziati dell’attentato, forse collegato, avvenuto in data 18.05.1978 in danno dell’Armeria Centofanti di Roma (contestazioni avvenute in sede d’interrogatorio);

Valerio FIORAVANTI, Mario CORSI e Guido ZAPPAVIGNA, indiziati dei reati connessi al progetto di attentato in danno di Andrea BELLINI avvenuto a Milano nel 1979 e ZAPPAVIGNA indiziato del reato di cui all’art. 306 c.p. (contestazioni avvenute in sede di interrogatorio).
Sintetizzando, per comodità del Vostro Ufficio gli elementi raccolti durante la lunga istruzione formale (che ha visto il succedersi di diversi giudici istruttori) vi è da premettere che non hanno avuto significativi risultati i filoni d’indagine, già presenti nell’istruzione sommaria, che avevano indiziato il possibile movente dell’azione ritorsiva contro i giovani del Leocavallo da parte di soggetti legati al traffico di droga o comunque in avvenimenti strettamente interni alla vita del quartiere ove i due giovani abitavano.

Invece, negli ultimi anni sono stati raccolti alcuni elementi, di carattere comunque prettamente indiziario che individuerebbero gli autori del duplice omicidio in elementi dell’estrema destra romana in “trasferta” a Milano, mossi dall’intento, di vendicare alcuni loro camerati, caduti, colpendo due giovani non personalmente conosciuti ma comunque sicuramente appartenenti all’area dell’estrema sinistra.

Nocciolo di tale possibile ricostruzione è il volantino rivendicante l’azione fatto trovare a Roma, in zona Prati, che riporta un elenco di camerati assassinati ed è firmato con la sigla “ESERCITO NAZIONALE RIVOLUZIONARIO – BRIGATA COMBATTENTE FRANCO ANSELMI”.

Un volantino e una sigla analoga comparvero solamente poche settimane dopo ( nel maggio del 1978 ) in occasione dell’attentato alla sede del P.C.I. di via Pompeo Trogo, nel quartiere Balduina, per poi scomparire dalla scena dei reati politici.
Il logo che appare sui volantini, come sottolineato da alcuni testimoni d’ambiente, è del tutto particolare e si riporterebbe all’aggregazione temporanea di alcune persone senza formare un vero e proprio gruppo e finalizzata alla commissione di singole azioni di ritorsione.

Franco ANSELMI, era un elemento di spicco dell’area F.U.A.N.-N.A.R. di Roma, ucciso nel marzo del 1978 durante la rapina all’Armeria Centofanti di Roma, commessa insieme ai
fratelli Fioravanti e ad altri e divenuta un “mito” per i camerati dei vari quartieri fra cui quelli del quartiere Monteverde ( elementi di spicco i fratelli Fioravanti), del quartiere Eur (elementi di spicco Massimo CARMINATI e i fratelli Bracci), del quartiere Prati (elementi di spicco: Corsi, Pedretti e Aronica).

Gli elementi indiziari , che si basano purtroppo quasi sempre su voci d’ambiente o confidenze occasionali, hanno toccato da un lato il gruppo di Mario CORSI e dall’altro il gruppo di Massimo CARMINATI, e cioè due contesti abbastanza contigui e che possono comunque non escludersi.

Gli elementi a carico di Mario CORSI possono così sintetizzarsi:

sequestro nella sua abitazione, nel 1978 a seguito di un arresto avvenuto a Roma per un’altra aggressione, di fotografie di Fausto e Iaio e dei funerali degli stessi acquisite presso l’archivio di uno zio giornalista a Cremona. La disponibilità di tali fotografie appare assolutamente ingiustificata trattandosi non di fotografie di camerati, ma di avversari politici caduti perdipiù in un’altra città;

presenza di Mario CORSI, unitamente ad altri camerati romani, secondo la testimonianza di Mario SPOTTI sostanzialmente non smentita dallo stesso CORSI, a Cremona nei giorni circostanti l’omicidio. In tale città, in quel periodo prestava servizio militare un altro esponente del F.U.A.N., Guido ZAPPAVIGNA, mentre Mario Spotti si era poco tempo prima recato a Roma per acquistare una pistola da Franco ANSELMI. Mario SPOTTI ha inoltre ammesso di avere distrutto la propria agenda del 1978 che poteva fornire ulteriori dettagli dei legami logistici fra Roma e la Lombardia. Lo stesso, coinvolto in altre vicende di armi a Bolzano, si è suicidato circa 2 anni orsono.

indicazioni, sia pur generiche, in ordine alla responsabilità del gruppo CORSI nel duplice omicidio, provenienti dai pentiti dell’area di estrema destra Cristiano FIORAVANTI, Walter SORDI, Stefano SODERINI, Paolo BIANCHI, Patrizio TROCHEI e Angelo IZZO, mentre le indicazioni di Sergio CALORE e Paolo ALEARDI riguardano genericamente la destra romana. In particolare Paolo Bianchi avrebbe ricevuto dal CORSI una sorta di confessione diretta e caratterizzata da qualche particolare (cfr. episodio della cabina telefonica) in occasione di una successiva azione di autofinanziamento commessa in comune con il gruppo di CORSI;

soprattutto Angelo IZZO ha parlato di un episodio avvenuto a Milano nel 1978 riconducibile, quale modus operandi, al duplice omicidio di Fausto e Iaio in quanto rivolto contro un altro esponente del Leoncavallo (seppure a livello più alto) e commesso da elementi dell’estrema destra romana in trasferta. Angelo IZZO ha infatti dichiarato di avere appreso da Valerio FIORAVANTI e Mario CORSI che costoro si erano recati a Milano, nel 1979 , insieme a Guido ZAPPAVIGNA con l’intenzione di uccidere Andrea BELLINI, esponente prima del gruppo CASORETTO e poi del Circolo LEONCAVALLO, che allora era sospettato di avere partecipato all’uccisione dello studente missino Sergio RAMELLI (cfr. interrogatori IZZO, 4.5.1988, 14.3.1989 e 19.9.1991). In tale occasione Guido ZAPPAVIGNA aveva preso alloggio presso un albergo, portando con sé le armi necessarie per l’azione, e Valerio FIORAVANTI gli aveva addirittura chiesto di provare uno dei silenziatori sparando un colpo all’interno della camera. Il gruppo appoggiato da una struttura logistica milanese conosciuta da FIORAVANTI, aveva avuto a disposizione un furgone con targhe false, ma, dopo alcuni appostamenti, non avendo potuto vedere Bellini, aveva rinunciato all’operazione. In tale occasione Mario CORSI si era lamentato con FIORAVANTI in quanto per l’azione dell’anno precedente egli non aveva potuto usufruire degli appoggi logistici di cui FIORAVANTI disponeva a Milano.

L’episodio raccontato da IZZO ha trovato significativi elementi di riscontro. Infatti:

1. Guido ZAPPAVIGNA ha preso alloggio presso l’Hotel Cristallo di Milano dal 12 al 18 aprile 1979 (cfr. nota della Digos di Milano in data 15.3.1989), circostanza neutra e generica che IZZO non avrebbe potuto conoscere se non gli fosse stata raccontata in relazione a qualche episodio significativo per il gruppo;

2. Valerio FORAVANTI ha confessato tale episodio(cfr. interr. dinanzi a questo Ufficio 27.12.1990 e 23.7.1991) in termini abbastanza analoghi a quelli riferiti da IZZO e pur rifiutandosi di indicare il nome dei complici;

3. Andrea BELLINI ha fornito una descrizione dei suoi movimenti, in tale periodo compatibile con gli altri elementi acquisiti (cfr. deposiz. 7.1.1991).

Per quanto concerne Massimo CARMINATI e Claudio BRACCI, facenti parte del gruppo dell’EUR, gli elementi indiziari nei loro confronti possono essere così sintetizzati :
Massimo CARMINATI è attualmente imputato, quale esecutore materiale, dell’omicidio di Mino PECORELLI nonché della collocazione di un M.A.B. proveniente dall’arsenale del Ministero della Sanità e di materiale esplosivo, nel gennaio del 1981, sul treno Taranto-Bologna (a fini di “depistaggio” delle indagini sulla strage di Bologna) e di vari reati connessi al ruolo di alto livello asseritamente ricoperto nella banda della Magliana dopo
la fine della sua esperienza politica nell’area dei N.A.R.;

Stefano SODERINI (cfr. verbali dinanzi all’A.G. di Roma acquisiti in tabulato), Angelo IZZO (cfr. interr. 19.9.1991) e Cristiano FIORAVANTI hanno sottolineato l’estrema pericolosità di CARMINATI e del suo gruppo, caratterizzato da un anti comunismo viscerale, molto compartimentato e probabilmente responsabile di altre azioni di “killeraggio” quali l’omicidio a Roma dell’esponente dell’Autonomia Operaia Valerio VERBANO (cfr. interr. SODERINI al P.M. di Roma, 15.4.1986 e 28.5.1986 e interr. SORDI a questo ufficio, 7.9.1991);

Walter SORDI (interr. citato) e Cristiano FIORAVANTI, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di CARMINATI quale possibile responsabile del duplice omicidio di Milano, indicazione che correva nell’area dell’estrema destra romana in parallelo a quella del gruppo di Mario CORSI (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991);

d’altronde Massimo CARMINATI era assai legato a Franco ANSELMI (a nome del quale era stato intestato il volantino di rivendicazione), tanto da compiere insieme a Claudio BRACCI un attentato dinamitardo in danno dell’Armeria CENTOFANTI, dove era stato ucciso l’ANSELMI, precedendo così un azione anche più grave, contro il titolare dell’ Armeria, progettata dal gruppo di Valerio FIORAVANTI (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991).

L’attentato all’Armeria CENTOFANTI è stato individuato in quello commesso deponendo una latta con circa un chilogrammo di esplosivo, nella notte fra il 17 e il 18 maggio 1978 (cfr. nota della sezione Anticrimine di Roma del R.O.S. Carabinieri in data 14.7.1991).

Maurizio ABBATINO, esponente di spicco della banda della Magliana e divenuto collaboratore di giustizia, ha d’altronde
raccontato che Massimo CARMINATI era molto esperto nel fabbricare ordigni esplosivi artigianali utilizzando soprattutto barattoli come contenitori (cfr. interr. A questo Ufficio, 11.12.1992).

Nel deposito di armi ed esplosivi rinvenuto alla fine del 1981 in uno scantinato del Ministero della Sanità, e gestito in comune dal gruppo di ABBATINO e dal gruppo di CARMINATI, sono stati inoltre sequestrati barattoli con esplosivo del tutto analoghi a quello usato per l’attentato all’Armeria CENTOFANTI e vari sacchetti di esplosivo sciolto (tritolo con nitrato di ammonio) del tutto identico a quello utilizzato per l’attentato (cfr. verbali di sequestro della Digos di Roma in data 1.12.1981 e 2.12.1981).

Si noti ancora che il volantino di rivendicazione di tale attentato è analogo, per toni e semplicità dell’impostazione, a quelli con cui vennero rivendicati il duplice omicidio di Milano e l’attentato alla Sezione del P.C.I. del quartiere Balduina.

All’epoca, il gruppo di Massimo CARMINATI (nato del resto a Milano) frequentava con una certa assiduità la nostra città (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991, e Angelo IZZO, 19.9.1991).

Le Caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio (molto giovane, magro, con un impermeabile chiaro) sono decisamente compatibili con la persona di Massimo CARMINATI. L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del reso quasi una “divisa” per gli esponenti della destra romana (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 27.6.1990, Sergio CALORE al P.M. di Milano, 3.2.1987).

Si osservi infine che:

I bossoli esplosi durante l’agguato, mai rinvenuti, furono certamente raccolti in un sacchetto applicato dagli attentatori alle armi per impedirne il recupero. Anche tale espediente era tipico del modus operandi dell’area F.U.A.N. – N.A.R. (cfr. interr. SORDI, 23.11.1990).

La perizia balistica ha evidenziato che i due giovani furono uccisi con armi piuttosto vecchie probabilmente Beretta mod.34 con l’originaria canna cal.9 cambiata con una canna cal.7,65, o Beretta mod.35. Tali armi corrispondono al tipo di dotazione logistica di cui l’area F.U.A.N. – N.A.R. disponeva sino all’inizio del 1979 quando, a seguito di rapine in armerie, furono acquisite Beretta mod.70 e altre armi più moderne ed efficienti (cfr. interr. SORDI, 23.11.1990 e Cristiano FIORAVANTI, 27.6.1990.

Nonostante i numerosi tentativi effettuati, le perizie balistico-comparative fra i proiettili, non in ottimo stato di conservazione, e alcune delle armi sequestrate ad esponenti dei N.A.R. a Roma e solo in parte recuperate, non hanno dato comunque esito.

Il Giudice Istruttore
Guido Salvini

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