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Russia. “L’obiettivo a lungo termine delle sanzioni è un cambio di regime”

Il politologo Fyodor Lukyanov ritiene che la Russia sia venuta a trovarsi in una situazione senza precedenti

Mai ancora dalla fine della guerra fredda, Mosca era venuta a trovarsi sotto una tale pressione da parte dell’Occidente. Sui media europei e americani l’immagine della Russia e di Vladimir Putin personalmente è estremamente demonizzata. Inoltre, non si deve sopravvalutare l'”avidità” degli europei, che non permette loro di imporre alla Russia sanzioni effettivamente pesanti, così come non si deve contare sul fatto che i paesi BRICS la sosterranno a scapito dei loro propri interessi. Di tutto ciò, in un’intervista a “Lenta.ru”, ha parlato il responsabile del Consiglio per la politica estera e la difesa (SVOP) Fedor Lukyanov.

“Lenta.ru”: Fedor Aleksandrovic, a qual punto può considerarsi senza precedenti la situazione in cui è venuta a trovarsi oggi la Russia? Secondo un certo punto di vista, a Mosca ci si è fatto il callo alla discriminazione da parte dell’Occidente, quindi le sanzioni attuali – sono sgradevoli, ma non mortali. Ha dei fondamenti un tale approccio?

Lukyanov: Le sanzioni certamente non sono mortali, ma la loro piena introduzione, vale a dire sanzioni di settore contro interi rami industriali, peggiorerà notevolmente la situazione economica e richiederà l’introduzione di un modello di sviluppo completamente diverso. A mio parere, questo non esiste ancora; non si sono messi a punto meccanismi per il caso di un serio blocco da parte occidentale. Nonostante lo sviluppo specifico dell’economia russa, che non è mai stata così profondamente connessa con il contesto globale moderno, come la Cina ad esempio, la Russia è strettamente legata ai mercati globali e, in particolare, all’Europa. Così che non è il caso di infischiarsene delle sanzioni e considerarle qualcosa di poco importante. E non conterei nemmeno sull'”avidità” dell’Europa. Senza dubbio, le sanzioni contro la Russia sono per l’Europa oltremodo svantaggiose. Ma la pressione degli Stati Uniti è molto forte, e il quadro dell’informazione sull’Ucraina e sul “Boeing” abbattuto si fa estremamente aspro. I media internazionali stanno trasformando la Russia in uno “Stato canaglia”; non ricordo in passato un così forte attacco informativo.

Possiamo dire che la situazione è senza precedenti: la Russia non si è mai venuta a trovare in una simile situazione e, in fin dei conti, il posto dell’Unione Sovietica nel sistema internazionale era diverso. L’URSS era inserita solo in piccolissima misura nei rapporti di interdipendenza con gli avversari, in modo che, allora, le limitazioni erano tutt’altre, era attivo un deterrente sistemico, ma l’Unione Sovietica, in generale, non faceva conto su di una particolare cooperazione economica. La Russia invece, in tutti questi anni passati, si è mossa partendo dal fatto che, in un modo o nell’altro, si “sviluppa” in una economia globale e sfrutta le sue possibilità, pur dosando e regolando la loro azione. Al tempo dell’URSS era impossibile immaginarsi che il complesso militare-industriale ottenesse qualcosa dai paesi della NATO, mentre ora è così. E’ chiaro come ciò crei ulteriori leve di interdipendenza. Basta guardare come si impegni il povero Hollande a tentare di ingegnarsi per non sottomettersi alle pressioni americane sulla questione del “Mistral”. Ma se l’Europa viene “piegata” e, a mio parere, è in questa direzione che si sta andando, il danno per la Russia non sarà piccolo.

In altre parole – non vi è alcun motivo di panico, ma è necessario mettere in conto una seria contrapposizione politico-economica e di informazione, con cui la Russia dopo il 1991 non si era più scontrata. In questa situazione, molto dipende dalla coerenza e dall’efficacia del lavoro della macchina statale nell’adottare e portare a esecuzione le decisioni; dipende dal grado di esattezza con cui la leadership comprenderà la portata e la profondità dei problemi. Valutare tutto questo non ci è possibile, dal momento che lo Stato russo moderno è oltremodo non trasparente per quanto riguarda lo schema di adozione delle decisioni.

La “svolta orientale”, il riavvicinamento con la Cina e con altri paesi BRICS può compensare il peggioramento delle relazioni con l’Occidente?

In una certa misura, sì. Ma per questo è necessario lavorare molto attivamente, essere ricchi di iniziativa e propositivi. La Russia non deve contare sul sostegno dei paesi BRICS o di altri Stati dell’ex “terzo mondo” nella lotta contro il governo ucraino. Loro non sono interessati. E il fatto che le azioni della Russia abbiano portato a una modifica dei confini internazionalmente riconosciuti e possano anche essere viste come un sostegno del separatismo sul territorio di uno Stato confinante, non corrisponde alla visione che hanno Cina, India e altri paesi in sviluppo, su come ci si debba comportare nelle relazioni internazionali.

Al tempo stesso a Pechino, Delhi, Brasilia, Pretoria, Teheran, Buenos Aires comprendono che, in primo luogo, le azioni della Russia hanno una lunga storia alle spalle, in secondo luogo, rappresentano una risposta alla rozza pressione dell’Occidente, che, non guardando in faccia a nessuno, ha proceduto di fatto ad ampliare la propria sfera di influenza. Così che questi stati non si uniranno al coro di condanna della Russia, diretto da Washington. Inoltre, in Cina, ad esempio, ritengono che “la battaglia per l’Ucraina” – non sia un conflitto locale, bensì uno scontro per l’assetto futuro della gerarchia globale. E se la Russia perderà, ciò significherà il rafforzamento degli Stati Uniti e un aumento della pressione sulla Cina. Così che possiamo contare su di un certo sostegno. Ma, naturalmente, a condizioni favorevoli per i partner non occidentali, e nella misura in cui non siano minacciati i loro interessi. Nessuno vuole arrivare a una contrapposizione con gli Stati Uniti, senza che ve ne siano particolari motivi, tantomeno per un altro paese. Anche se, oggettivamente, nel mondo, va aumentando il potenziale malcontento per l’azione americana, ciononostante la campagna di pressione sulla Russia ha dimostrato in modo lampante che gli americani sono disposti ad agire in modo duro – e anche in violazione dei propri proclamati principi – contro i paesi che, dal punto di vista di Washington, si comportano in modo “non corretto”. Fino a quando si è trattato di Stati relativamente piccoli, ciò poteva essere percepito come episodico; ma ora si sta parlando di pressione sistematica su una grande potenza, così che la Cina e l’India non possono non rapportarla a se stesse.

Il nostro problema è che la “svolta orientale”, così come ogni obiettivo ambizioso – molto necessari e utili in questa situazione – si realizzano lentamente, in modo non proprio efficace, e più si va avanti, più peggiorano le condizioni esterne. E’ chiaro che la Cina, oggi, quando si è ristretto lo spazio di manovra per la Russia, si comporta con Mosca in modo diverso rispetto a quando quest’ultima disponeva di uno spettro di scelta molto più ampio. In generale, si pone in modo acuto la questione delle priorità della politica russa. Se ciò riguarda il mondo russo, di cui ha più volte parlato negli ultimi tempi Vladimir Putin, allora non potremo trovare alleati in quella direzione, e d’altronde dare corpo a tale priorità costerà tali risorse che non ne rimarranno per altri obiettivi.

Perché gli Stati Uniti non hanno ancora fornito prove che il “Boeing” malese sia stato abbattuto dai separatisti e hanno praticamente ignorato la dichiarazione e i dati forniti dal Ministero della Difesa?

Non so di che tipo di informazioni dispongano gli Stati Uniti, e cosa esse dimostrino. Purtroppo, l’ambiente dell’informazione internazionale è tale che non richiede prove. Vedete: prove non ce ne sono, gli interrogativi sono molti, ma fondamentalmente il mondo crede che l’aereo sia stato abbattuto dagli insorti. E’ già quasi un assioma. La versione della responsabilità ucraina non viene nemmeno presa in considerazione quasi da nessuno, tranne la Russia. Parlando cinicamente: perché produrre prove, quando è normale così? Bisogna tener presente che i media rappresentano un’arma molto potente. Per di più costituiscono una sfera in cui persiste l’egemonia occidentale, che si sta invece indebolendo in altre aree – nell’economia, nella politica.

Se, tuttavia, verrà dimostrato che il “Boeing” è stato abbattuto dai soldati ucraini, che conseguenze potrebbero aversi? Si ridurrà sensibilmente l’intensità della retorica anti-russa?

Dubito fortemente che sarà dimostrato. Se poi avverrà, allora l’intensità diminuirà, ma in definitiva credo che cambierà poco. Diranno che la colpa è della Russia, che ha creato le condizioni per cui le autorità di uno Stato sovrano sono state costrette a ricorrere a un uso massiccio della forza militare sul proprio territorio. Quantunque, naturalmente, ciò metterebbe in mano a Mosca un asso pesante. Ma temo che non lo sentiremo.

Cosa è esattamente sta concretamente cercando di raggiungere l’Occidente con l’introduzione di nuove sanzioni contro la Russia?

Cessazione di qualsiasi sostegno alle forze filo-russe in Ucraina. Questo è l’obiettivo immediato, dato che per gli USA è importante che Kiev consegua una vittoria militare, cosa probabilmente inevitabile in caso di chiusura della frontiera con la Russia. Ciò non risolverà la crisi ucraina. Naturalmente, continuerà qualche altra forma di resistenza, di instabilità, ma le autorità ucraine riassumeranno un controllo complessivo sul territorio. L’obiettivo più a lungo termine, anche se non viene detto e non verrà detto, ritengo sia quello di un cambiamento della situazione politica in Russia, se si vuole, un cambiamento di regime. Dopo tutto quello che è successo in primavera e in estate, credo siano impossibili normali contatti ad alto livello tra Mosca e Washington. E non solo per Obama, ma molto probabilmente, anche per il suo successore. Anche il Cremlino vede negli Stati Uniti un nemico dichiarato. Pertanto, lo scenario ideale per gli Stati Uniti è rappresentato dall’uscita di scena del presidente Putin. Tanto più che il livello della sua demonizzazione ha raggiunto l’apice e gli attacchi sono estremamente personalizzati. Non si tratta, naturalmente, di una diretta intromissione, ma il deterioramento della situazione in Russia attraverso le sanzioni è visto come un mezzo a lungo termine per indebolire il gruppo dirigente.

L’operazione israeliana “rock Enduring” in pochissimi giorni è costata la vita di molte più persone del conflitto in Ucraina. Perché in Occidente provoca molta meno indignazione ?

Ci sono diversi motivi. In primo luogo, tutti sono abituati a un regolare riaccendersi del conflitto israelo-palestinese. In secondo luogo, negli Stati Uniti non mancano gli alleati di Israele, che appoggiano qualunque azione di quello Stato: la lobby israeliana è molto influente. In terzo luogo, sebbene in Europa siano molto più numerosi che in America coloro che simpatizzano con i palestinesi, gli europei provano ancora un enorme senso di colpa per l’Olocausto. Pertanto, non è molto ben accetto criticare Israele, che garantisce la propria sicurezza con la guerra. Anche se, tale approccio si sta gradualmente indebolendo.

Putin, parlando al Consiglio di Sicurezza, ha detto che “la Russia, per fortuna, non fa parte di alcuna alleanza. Ciò costituisce anche in gran parte una garanzia della nostra sovranità. Qualsiasi paese che entra a far parte di un’ alleanza, perde subito parte della propria sovranità”. Ma per quanto riguarda la CSTO?

Suona abbastanza strana, a mio parere, l’affermazione secondo cui la Russia non considera la CSTO (Collective Security Treaty Organization; in russo: Организация Договора о Коллективной Безопасности Organizatsiya Dogovora o Kollektivnoj Bezopasnosti) un’alleanza, o quantomeno non ha intenzione di limitare in qualche modo la propria libertà di azione nell’interesse degli alleati. Credo che, nel pronunciare quelle parole, il presidente non abbia semplicemente pensato alla CSTO, dal momento che aveva in mente, principalmente, le alleanze in cui dominano gli Stati Uniti, e l’appartenenza ad esse significa naturalmente una cessione di sovranità. In ciò il problema della CSTO e di altre unioni formate dalla Russia: quando si arriva a qualcosa di veramente significativo, serio, strategicamente importante, semplicemente la Russia non pensa a queste organizzazioni, si comporta come meglio ritiene necessario. Questo è comprensibile, ma difficilmente favorisce la creazione di istituti di cui la Russia sia leader. Compiacersi dell’assenza di alleati rappresenta una posizione sorprendente.

da LENTA.RU 09:02, 28 Luglio 2014

(traduzione di fabrizio poggi)

 

 

 

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