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Renzi e Merkel a Firenze, due invasori

CONTRO LA GUERRA DEL CAPITALE, LOTTA DI CLASSE INTERNAZIONALE!

Viviamo  in un mondo segnato da una fase di profonda crisi del sistema capitalista in cui assistiamo ad una competizione globale sempre più cruenta tra i diversi poli imperialisti, i cui equilibri sono in continua trasformazione.La tendenza alla guerra si conferma ogni giorno di più come una realtà con la quale fare i conti perché è lo strumento attraverso il quale si determinano le gerarchie tra le varie potenze imperialiste e regionali per la spartizione dei territori, delle  risorse e delle materie prime, in pratica per il controllo e la gestione del potere.
L’Unione Europea è nata, si è sviluppata ed agisce proprio all’interno di questa competizione come polo imperialista, attraverso un nucleo centrale franco-tedesco, con relativi satelliti (Olanda, Belgio…..), che controlla e determina le politiche nei confronti del proletariato europeo ed in particolare verso il proletariato di quei paesi che rappresentano l’anello più debole della UE, stati euromediterranei in primis, territori di espansione per il capitale europeo e di sfruttamento della classe lavoratrice.
In misura simile le aree immediatamente limitrofe all’Unione, dai territori del nord Africa e del  medio oriente all’est Europa, sono territori fondamentali per la tenuta  del polo imperialista europeo e casse di espansione necessari per il proprio capitale. E qui, dove non si arriva con le pressioni politiche e  diplomatiche, sempre più diventa necessario e centrale l’intervento militare diretto o indiretto, generando una situazione reale di conflitto permanente. Un conflitto ed uno stato di guerra permanente che  impone il mantenimento della “pace sociale”, del controllo e della repressione sul piano interno. Uno stato in guerra non può tollerare conflitti sistemici all’interno, e tutti devono essere arruolati dentro questa guerra, che oggi più che mai è militare ma anche ideologica e culturale.
A questo dobbiamo politiche sempre più repressive nei confronti di tutte quelle esperienze che escono dalla  compatibilità e possono, anche solo potenzialmente, mettere in discussione questo sistema.
Ed è la guerra, sia  come strumento di potere che come strumento di “consumo” e di “distruzione” di merce, cui in buona misura dobbiamo il continuo prelievo di soldi dalla tasche di lavoratori e pensionati, il taglio continuo dello stato sociale a vantaggio degli interessi del capitale con il trasferimento continuo di risorse verso gli apparati di cui esso ha bisogno per creare nuove condizioni di profitto:primo fra tutti quello militare.
“Siamo in guerra!” ci hanno detto dopo gli attacchi terroristici di Parigi dando nuovo impulso alla propaganda nazionalista, xenofoba e fascista  da una parte e cercando di  accelerare nuove misure di sicurezza a livello europeo.
Ma chi è in guerra? Contro chi? Quale guerra dovremmo combattere?
Ad  essere in guerra è l’Unione Europea, i suoi interessi economici contro nemici che hanno gli stessi interessi di egemonia ed espansione in uno scenario in continuo cambiamento dove quelli che fino a ieri erano amici  e saldi alleati diventano nemici e viceversa.
In  questo contesto, capace addirittura di mettere in discussione l’egemonia USA, non potevamo aspettarci che gli stati arabi rimanessero subalterni: il Califfato da una parte e la Fratellanza Mussulmana dall’altra sono l’esempio del tentativo di costituire un nuovo polo imperialista capace di misurarsi al pari di altri nello scontro globale,  ricco di risorse, con un apparato militare notevole. Non potevamo neanche aspettarci che le azioni terroristiche, la guerra sporca e quella stessa paura che da decenni tiene in scacco milioni di proletari arabi non varcassero la soglia dei nostri confini…e allora dobbiamo dirlo chiaramente: questa non è la nostra guerra, questi non sono i nostri interessi come lavoratori e proletari e noi in questa guerra non ci arruoliamo ma anzi, la disertiamo e cercheremo di trasformarla in mobilitazione contro la stessa guerra imperialista, cercheremo di trasformarla nella consapevolezza che non sono i confini disegnati dal capitale e da altre guerre o le religioni a segnare le differenze, ma l’appartenenza di classe perché solo i lavoratori e proletari, dal centro dell’Unione Europea fino alla sua estrema periferia possono riprendere in mano il proprio futuro e creare un domani senza più guerre, sfruttamento e disuguaglianze così come stanno già cercando di fare i compagni curdi e le compagne curde nel Rojava.
Per  questo rilanciamo l’appuntamento di giovedì 22 gennaio in piazza dell’Unità alle ore 17.30 fissato dall’Assemblea NO Jobs Act per manifestare contro la presenza di Renzi e della Merkel a Firenze, contro  le politiche di guerra e austerità dell’Unione Europea.

Cpa Fi Sud

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