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La proposta del Forum Diritti Lavoro

La situazione reale dei diritti e delle condizioni del lavoro subirà nel 2015 ulteriori pesantissime regressioni, sia per la portata generale del cd ”Jobs Act”, sia per il procedere di crisi e ristrutturazioni, sia per i tagli alla spesa ed ai servizi pubblici, sia per il clima ideologico antisindacale con il quale Renzi ed establishment stanno cercando il consenso nel paese.
Insomma il 2015 può essere l’anno della tempesta perfetta contro il lavoro, nella quale tutti gli elementi e le condizioni dell’aggressione ai suoi diritti e alle sue condizioni si uniscono.
Il 2014 si conclude senza che tutte le forze che si sono opposte siano riuscite a fermare il Jobs Act. Cgil e Uil ovviamente non potevano realizzare una opposizione vera ed efficace al governo Renzi sia per i legami che mantengono con il sistema PD , sia per le complicità passate con Monti e Letta, sia perché tutta la loro iniziativa è fondata sul modello concertativo che, anche se la concertazione non c’è più, continua a fare tutti i suoi danni con l’accordo liberticida del 10 gennaio 2014 .

Ma neppure l’azione delle forze sindacali più conflittuali è riuscita a fermare l’offensiva contro il lavoro. La FIOM si è adeguata ai ritmi e ai limiti dell’iniziativa della Cgil. Il sindacalismo di base da solo non ha forze sufficienti per contrastare sul piano generale un attacco di tale portata, non avendo per altro trovato una più forte unità al momento delle iniziative. I movimenti hanno mantenuto un buon livello di visibilità, con iniziative anche innovative ma per lo più simboliche non essendo purtroppo stato il 2014 in Italia un anno di mobilitazione di massa.
Insomma la durezza dello scontro ha mostrato anche la dimensione reale delle forze in campo e di certo nessuna dei soggetti sociali conflittuali può oggi bastare. In ogni caso però il 2014 ha dato anche segnali positivi, sul persistere di una volontà di conflitto e sul resistere di uno scontro sociale articolato, che dai facchini ai lavoratori delle province, alle fabbriche minacciate di chiusura, alle lotte per casa, la sanità pubblica, la scuola e l’ambiente ci consegna spazi e forze per agire ed organizzare risposte .
Per queste ragioni la radicalità dell’offensiva restauratrice contro il lavoro ed i segnali che vengono dalle lotte ci dicono che per resistere bisogna uscire da ogni forma di ritualità della risposta . Ciò che va costruita è una rete di resistenza diffusa in grado di reggere alla tempesta perfetta e di organizzare la ripresa. L’esperienza ha però mostrato che ogni tentativo di costruire una alternativa alla decadenza sindacale amministrata da Cgil Cisl e Uil con meri accordi tra organizzazioni, è destinata al fallimento. È inutile continuare a recriminare sulle ragioni e le responsabilità di questo. Meglio provare a costruire iniziative che creino il terreno per una ripresa, anche sul piano della unità del sindacalismo conflittuale e di classe, senza anteporre le soluzioni organizzative ai problemi politici.

Uno degli strumenti per costruire le basi della ripresa è quello di rispondere su più piani (sindacali, legali, culturali, politici) all’ aggressione contro il lavoro. Insomma la nostra proposta è quella di costruire insieme una infrastruttura intellettuale con il compito non solo di elaborare idee per resistere all’offensiva neoliberale e al contempo costruire nuovi modelli economici, giuridici e sociali ma anche per porre in essere percorsi concreti che permettano di diffondere e realizzare (nei tribunali, nella contrattazione, negli enti locali, nelle relazioni istituzionali transnazionali ecc. ccc.) tali idee.

Il Forum diritti lavoro si mette allora a disposizione delle forze che si riconoscono in questa urgenza per costruire insieme uno strumento nel quale far incontrare tra loro esperienze sindacali e di movimento – diverse e che mantengano le diverse appartenenze, come è stato sin dall’inizio – mettendole però in più forte connessione con la denuncia giuridica, politica e culturale dello stravolgimento della Costituzione formale e materiale contro il lavoro. Si tratta di coinvolgere militanti sindacali e intellettuali militanti, definendo i primi tre campi generali di iniziativa.

1. Quello della documentazione, della denuncia (sia politico-sindacale che tecnico-giuridica) e della individuazione delle risposte sull’aggressione al lavoro e ai diritti democratici e costituzionali. Al centro di tutto vanno posti l’autoritarismo e la precarizzazione del e nel rapporto di lavoro. Tutto questo porta a confrontarci sull’attacco alla Costituzione;

2. Quello della elaborazione e del confronto su contrattazione e modelli di conflitto, ragionando sui modelli sindacali conflittuali (sia tradizionali che nella loro variante “metropolitana”) e sulle azioni concrete da mettere in campo (dirette, contrattuali, giudiziarie, legislative) nonché delle condizioni per favorirne l’evoluzione nel senso di una accresciuta efficacia ed inclusività;

3. Quello dell’alternativa alle politiche economiche liberiste di stampo UE che tutte hanno in comune la flessibilizzazione del lavoro e la privatizzazione dello stato sociale, per elaborare e provare a incarnare nuove politiche economiche in contrasto al vincolo europeo.

Questi tre filoni possono costituire i tre momenti di organizzazione di forze ed esperienze senza avere la pretesa di partire già con un programma definito e completo , ma operando per gradi e approssimazioni successive.

Il punto 1 ) è il più immediato e deve realizzare rapidamente una consulta di legali e operatori giuridici in senso lato con le altre forze intellettuali organizzate che lavorano e si interrogano sulla condizione del lavoro (dal punto di vista medico, psicologico, storico ecc. ecc.) ma anche con intellettuali che hanno accesso ai mass media per denunciare e i casi di aggressione al lavoro (precario o “stabile” che sia) trovando casi esemplari sui quali costruire iniziative e vertenze di valore generale. Infine va ripreso e sviluppato il confronto sull’aggressione alle libertà sindacali e costituzionali del lavoro, ripartendo dalla contestazione del Testo Unico sulla rappresentanza, collegando questo confronto ai temi della revisione autoritaria della democrazia e della Costituzione.

Il punto 2) deve portare a momenti di valutazione e confronto sulle vertenze collettive aziendali e territoriali. Senza la pretesa di dare improbabili “linee” questa area di lavoro può diventare la sede di incontro tra esperienze e culture diverse, ad esempio tra una RSU che fa lotta di fabbrica e i lavoratori e i cittadini che si battono contro i tagli di un servizio pubblico nello stesso territorio.

Il punto 3) richiede un incontro e un collegamento tendenzialmente permanente di ricercatori, economisti e operatori dei servizi sociali e di movimenti e organizzazioni . I primi temi sono casa, sanità, scuola e formazione. Inoltre è necessario approfondire due temi centrali dell’intervento pubblico nella economia: il controllo sulla moneta e sul debito e il modello delle nazionalizzazioni.

Ovviamente le diverse linee di intervento devono rimanere sempre strettamente interrelate tra loro e varie possono essere le modalità tecniche con cui costruire organizzativamente questa proposta (associazione, fondazione, onlus, ecc. ecc.) anche per verificare la possibilità di accedere a qualche forma di finanziamento. Ma ovviamente – essendo il cuore della proposta del Forum il suo allargamento – sono tutte decisioni che, a partire dallo stesso nome del nuovo soggetto, dovranno essere prese insieme a chi deciderà di aderire.
In conclusione ci prendiamo l’onere di proporre su queste basi il rilancio dell’iniziativa, cambiando anche quel che c’è da cambiare e garantendo trasparenza e partecipazione – senza egemonie di alcuno – a tutte le organizzazioni e alle persone che vorranno partecipare. Una volta definito un primo quadro di forze e persone ci troveremo rapidamente per definire tra i promotori la forma organizzativa e i primi programmi del tanto lavoro da svolgere.

Giorgio Cremaschi e Carlo Guglielmi

e-mail info@forumdirittilavoro.it

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