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Eurostop è adesso. Sosteniamo il NO del popolo greco

L’Unione Europea è associazione di sicari per conto dei banchieri.

Se ce ne fosse ancora bisogno la vicenda Greca dimostra quanto l’Unione Europea sia profondamente antipopolare e asservita ai poteri finanziari, economici e eurocratici senza alcuna possibilità di mediazione con uno sviluppo sociale e politico vero dei popoli europei. Il governo Greco in questi lunghi mesi di trattative con la Troika, al di là degli artifizi formali adottati, ha dimostrato disponibilità alla mediazione fino al punto di mettere in crisi Syriza stessa e di non rispettare il mandato popolare che aveva espresso il proprio parere nelle elezioni del Gennaio scorso.

L’arroganza di chi si sente potente porta spesso a fare grandi errori e questo hanno fatto i gruppi dirigenti dell’Unione. Si è pensato di giocare come il gatto con il topo con un piccolo paese che rappresenta una economia debole nella Ue e nell’Eurozona. Sulla Grecia è stato tentato un esperimento a tavolino per imporre un processo di gerarchizzazione economica, sociale e politica interno alla UE, per mandare un monito a tutti i popoli europei che le “regole” vanno rispettate. Cosa da far capire soprattutto ai popoli dei paesi PIGS candidati alla regressione sociale ed economica funzionale alla competizione globale che deve essere sostenuta.

L’ottusità però non aiuta in quanto certi “esperimenti” non possono essere fatti in laboratorio ma nella realtà, ed in questa, oggi, i soggetti in campo si sono moltiplicati. Gli eurocrati, e gli USA, non hanno tenuto conto di un terzo soggetto, la Russia, che rappresenta, assieme ad altri paesi, una possibile alternativa al taglieggiamento a cui viene sottoposta la Grecia in Europa. Questo terzo incomodo ha modificato in corso d’opera i rapporti di forza nella trattativa con la Troika a favore della Grecia e sta portando all’esito a cui stiamo assistendo.  

La scelta di Tsipras di convocare un referendum, che nel 2011 era già stato impedito dalla UE, è esattamente il riflesso di questa modifica dei rapporti di forza che non riguarda solo l’Europa ma gli equilibri, instabili, che oggi dominano le relazioni internazionali. Per questi motivi la scelta della consultazione popolare in Grecia è una scelta giusta e coraggiosa che va riconosciuta e sostenuta in tutti i nostri paesi, e lo si vede già dalla reazione rabbiosa di tutti i dirigenti politici europei. Certo non sarà una strada facile, può accadere che il ricatto prevalga nell’opinione pubblica della Grecia o può accadere che si innesti un livello di scontro ulteriore, che potrebbe coinvolgere anche i destini della NATO, e non sappiamo se Syriza ed il popolo Greco siano in grado di sostenerlo e vincere.

Una cosa è certa e cioè che la “stabilità” tanto ricercata, si sta trasformando esattamente nel suo opposto e che i nostri soliti “apprendisti stregoni” non sono in grado di garantire alcuna prospettiva. Anzi stanno rivelando il loro volto più velenoso, infatti l’Europa che si ritiene la patria della democrazia, l’Occidente esportatore di democrazia, anche con le guerre, oggi dimostra di avere paura di un Referendum dove un popolo possa pronunciarsi liberamente e rendersi padrone del proprio destino. Qui cade rovinosamente e ufficialmente un’altra favola che ci hanno raccontato in questi decenni che è quella della Unione Europea come esempio mondiale della civiltà democratica, come “faro” di libertà.

Ma non pensiamo che siano rimessi in discussione solo i principi anche per noi “europei ma non greci”, in quanto questa modalità è stata praticata, su terreni diversi, anche verso l’Italia in relazione alla circolazione degli immigrati e rifugiati in Europa. Il fatto che non si intenda gestire a livello europeo la drammatica vicenda dei migranti, significa che questa Unione Europea è veramente senza appello, che questa costruzione istituzionale è veramente, come si diceva nei bei tempi andati, il comitato di affari della borghesia (europea).

Per quanto ci riguarda come Rete dei Comunisti questa realtà l’avevamo analizzata ed individuata da tempo, ci chiediamo però se questi potenti segnali che  arrivano sulla reale natura della UE vengono ascoltati dai nostri struzzi della sinistra europeista, variamente articolata, ben intenta a mantenere la propria testa nella buca sottoterra per non udire nulla. Infatti ancora una volta la questione non è quello che si vuole fare ma quello che la realtà ci costringerà a fare. Syriza e Tsipras hanno condotto la trattativa affermando e credendo che l’unica prospettiva fosse quella dentro la UE e l’euro, eppure oggi si trovano a fare scelte che rischiano non solo di portare la Grecia fuori da questi contesti, ma addirittura di farla schierare in uno scontro geopolitico di cui l’Ucraina ne è un esempio molto concreto.

Il mondo è cambiato veramente e l’immaginario passato che si aveva del conflitto oggi non ha più nessun valore, è superato dai fatti e non dalle dichiarazioni e di questo bisogna prenderne rapidamente coscienza ed atto. Rompere l’Unione Europea, uscire dall’Eurozona, lavorare per un’area Euromediterranea alternativa, sembravano obiettivi utopistici e velleitari ma la realtà ora viaggia più velocemente dei nostri pensieri e siamo noi che dobbiamo correre per stare al passo con i tempi. La relazione tra i popoli mediterranei è divenuta una necessità oggettiva e per questo sta circolando in Italia, Grecia, Spagna ed in altri paesi, l’appello EUROSTOP sul quale sono state apposte già decine di firme – e altre se ne stanno aggiungendo –  e che va sviluppato per sottolineare come i destini dei nostri paesi non possono essere più legati a quelli di una borghesia europea divenuta ormai nemica dei propri popoli. 

Roma 28 giugno

Rete dei Comunisti

Leggete e aderite all’appello Eurostop inviare adesioni a eurostop2015@gmail.com

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