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Natali, gufi, ruspe e black-block: a scuola di propaganda da Goebbels

Dalla bufala del Natale vietato a Rozzano ai presunti black block che avrebbero calpestato il memoriale delle vittime parigine, dalla retorica dei gufi a quella delle ruspe. La comunicazione politica contemporanea ha portato ad un imbarbarimento del discorso pubblico simile a quello operato dalla propaganda nazista. Sembra che molti politici, con l’aiuto dei media, attingano direttamente dai principi di Joseph Goebbels.

Joseph Goebbels, l’uomo della propaganda nazista, potrà sembrare forte ed esagerato. Eppure, sempre più contenuti della comunicazione politico-sociale contemporanea, in Italia ma non solo, sembrano seguire pedissequamente i dettami del ministro della Propaganda del Terzo Reich.
Notizie travisate, ingigantite, se non addirittura inventate per alimentare la costruzione del nemico – sia esso l’immigrato, il musulmano, il laico, l’omosessuale, l’attivista del centro sociale – sono ormai all’ordine del giorno e l’attendibilità dei mezzi di comunicazione è, da un lato, messa alla prova dalla pubblica piazza dei social network, dove la ricerca accurata e verificata pare avere lo stesso peso della bufala, ma anche, dall’altro, dal fianco che sempre più spesso testate considerate un tempo autorevoli prestano alle veline dei potenti di turno.

Sono innumerevoli i casi, attuali o del recente passato, che vanno in questa direzione. Per stare alle ultime ore, la festa di Natale vietata in una scuola di Rozzano per non urtare la sensibilità dei musulmani si sta rivelando una colossale bufala. Non lo dice un imam, ma lo spiega molto bene in un articolo l’Associazione Carta di Roma  per una corretta comunicazione multiculturale. 
Ancor più recente è la polemica sugli scontri durante la manifestazione della Global Climate March di Parigi tra un gruppo di manifestanti e la polizia, che ha caricato e lanciato lacrimogeni. Lo scandalo riecheggiato anche sui media italiani riguarda la presunta “profanazione” del memoriale delle vittime del 13 novembre scorso nella capitale francese da parte di manifestanti violenti. Questa volta è stato il collettivo di scrittori Wu Ming a sollevare dubbi sulla correttezza dell’informazione, ripostando video e foto provenienti da fonti francesi, presenti in loco. 

La narrazione della realtà impostata in modo manicheo, del resto, è proposta o facilitata anche dalle tecniche comunicative dei principali leader politici. In Italia un grosso ruolo in questo senso ce l’hanno i due Mattei attualmente in voga, Renzi e Salvini. Il primo non ha esitato a definire “gufi” tutti coloro che osavano avanzargli una critica nel merito o sul metodo dei suoi provvedimenti. Il presidente del Consiglio e segretario Pd ha tentato (e forse è anche riuscito?) ad accorpare tutti i dissidenti in un’unica categoria e con un unico attributo: remare contro l’uscita dell’Italia dalla crisi e dalle difficoltà. Come se la sua ricetta fosse l’unica possibile.
Salvini, per contro, ha trovato il simbolismo della “ruspa“, strumento che rimanda a mestieri classi popolari e ad effetto distruttivo, come perno della sua comunicazione politica. Sotto le ruspe leghiste finiranno, nei suoi auspici, sia i campi rom che i centri sociali.

In un laboratorio che svolsi l’anno scorso nella scuola media di San Pietro in Casale, studentesse e studenti presero in esame la propaganda di Goebbels e i suoi meccanismi. Analizzarono quali furono i principi su cui era incentrata e come era riuscita a far percepire gli ebrei come il nemico prima da sconfiggere, poi da eliminare.
Provare ad analizzare la comunicazione politico-sociale contemporanea secondo i dettami della propaganda nazista, qui sotto riportati, mette i brividi.

I PRINCIPI DELLA PROPAGANDA NAZISTA: 

1. Principio della semplificazione e del nemico unico. È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E soprattutto identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
2. Principio del metodo del contagio. Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
3. Principio della trasposizione. Caricare sull’avversario i propri errori e difetti. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
4. Principio dell’esagerazione e del travisamento. Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
5. Principio della volgarizzazione. Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. 
6. Principio di orchestrazione. La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma parlando sempre della stessa cosa. Senza dubbi o incertezze. 
7. Principio del continuo rinnovamento. Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
8. Principio della verosimiglianza. Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso informazioni frammentarie.
9. Principio del silenziamento. Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
10. Principio della trasfusione. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità. Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

da http://www.radiocittafujiko.it/

 

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