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Appello all’OSCE contro arresti illegali e torture in Ucraina

Il testo integrale dell’appello dei deputati comunisti russi J. Lantratova e M. Shevchenko all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) per la creazione di un gruppo di inchiesta sulle detenzioni illegali, le torture e altre violazioni dei diritti umani in Ucraina.

Stimato signor Segretario Generale,

Nei due recenti rapporti sulla situazione dei diritti umani in Ucraina a partire dal 16 novembre 2015 fino a questo momento l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), e in seguito l’Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite per i diritti umani Ivan Šimonović hanno confermato ufficialmente numerosissimi casi di persecuzione motivata politicamente di cittadini ucraini e di altri paesi sul territorio di questo stato.

Inoltre, pochi giorni fa la sottocommissione dell’ONU sulla prevenzione della tortura, alla ricerca di prove sui trattamenti crudeli, inumani e degradanti dei prigionieri politici in Ucraina, è stata scandalosamente costretta a interrompere la sua visita in questo paese. La ragione di un passo così fuori dall’ordinario è stato il rifiuto delle autorità ucraine a consentire ai rappresentanti delle Nazioni Unite di accedere dove, secondo quanto è emerso, i servizi speciali detengono persone illegalmente. Ciò è stato pubblicamente dichiarato dal capo della delegazione Malcolm Evans: “Non siamo stati in gradi visitare alcuni luoghi, sui quali avevamo registrato numerosissime e gravi accuse sulla detenzione di persone e su possibili torture o maltrattamenti”.

Riteniamo necessario ricordare che l’Ucraina ha ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione ONU “contro la tortura e gli altri trattamenti crudeli, degradanti o umilianti della dignità umana”, che deve essere adempiuto dal paese indicato senza alcuna restrizione. In particolare, l’art. 4 del Protocollo stabilisce che“Ciascuno Stato Parte, in accordo con il presente Protocollo, autorizza le visite da parte degli organismi di cui ai precedenti artt. 2 e 3 in tutti i luoghi posti sotto la sua giurisdizione e il suo controllo in cui delle persone sono o possono essere private della libertà, in virtù di un ordine dell’autorità pubblica oppure nel quadro di indagini da essa condotte o con il consenso espresso o tacito”.

Nei rapporti pubblicati nel sito del OHCHR è confermato ufficialmente il fatto che in Ucraina è comune la pratica della privazione per i prigionieri accusati di separatismo, da parte dei collaboratori del SBU (servizio di sicurezza, ndt), di contatti con le famiglie e dell’accesso agli avvocati.

“L’informazione, registrata dal OHCHR, testimonia che, che a partire dal febbraio 2016 solo nel palazzo della direzione regionale di Kharkov del SBU sono state detenute illegalmente senza comunicazione con l’esterno dalle 20 alle 30 persone”, si afferma nel rapporto delle Nazioni Unite.

La delegazione delle Nazioni Unite sottolinea che la maggior parte delle persone detenute presso la direzione di Kharkov del SBU non è stata arrestata legalmente. Nei confronti di costoro non è stata ancora presentata alcuna accusa, e nonostante ciò sono stati privati della libertà per i loro presunti legami con “gruppi armati”.

In tal modo, i rappresentanti dell’Organizzazione hanno confermato il fatto che molti cittadini  detenuti illegalmente in “prigioni segrete del SBU” (molti di questi sono detenuti unicamente in base a legami di parentela con membri dell’ “opposizione armata”) sono di fatto ostaggi del servizio di sicurezza che li utilizza per lo scambio con i militari che sono stati fatti prigionieri dalle milizie delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.

Non a caso, in tutto il paese dal servizio di sicurezza dell’Ucraina è stata lanciata la cosiddetta “chiamata sociale”, che fa appello a segnalare eventuali casi di “separatismo”, mentre i cittadini, al minimo sospetto di slealtà nei confronti dell’attuale governo (per messaggi “anti-ucraini” nelle reti sociali, la pubblicazione di volantini contro l’aumento delle tariffe per i servizi, il crollo della  valuta nazionale, ecc.) possono essere illegalmente privati della libertà.

Secondo le nostre informazioni, il numero dei cittadini dell’Ucraina e di altri stati detenuti illegalmente nelle “prigioni segrete del SBU” supera le 100 persone, tra le quali ci sono anche cittadini della Russia.

Ad esempio, alla fine del mese scorso a causa della pressione dei gruppi ultra-nazionalisti armati illegalmente non è stata applicata la sentenza del tribunale di Odessa in merito al trasferimento agli arresti domiciliari di Evghenya Mefedova, che era sopravvissuta miracolosamente all’incendio nella Casa dei sindacati del 2 maggio 2014. Venuto in Ucraina nel 2013 dove ha lavorato come tassista, un semplice cittadino della Federazione Russa da oltre due anni si trova in prigione con accuse inventate contro di lui. Inoltre, in base a una persecuzione motivata politicamente in merito al “caso 2 maggio” in stato di privazione della libertà si trova pure un altro russo, Maksim Sakauov.

Riteniamo importante rilevare che sulle torture nelle “prigioni segrete del SBU” hanno più volte riferito non solo i rappresentanti delle strutture ufficiali di difesa dei diritti umani, ma anche prestigiose testate internazionali, come The Times (http://www.thetimes.co.uk/edition/world/kiev-allows-torture-and-runs-secret-jails-says-un-vwlcrpsjn). Tuttavia, non ha fatto seguito la doverosa replica delle autorità ucraine su tali dimostrate pratiche antidemocratiche portate avanti in questo paese.

A questo proposito, si vuole attirare la vostra attenzione sulle massicce e sistematiche violazioni dei diritti umani da parte delle autorità ucraine, che non sono conformi ai principi della democrazia e dello stato di diritto, che sono alla base dell’organizzazione internazionale da Lei guidata.

Per questa ragione invitiamo a prendere in considerazione la creazione di un apposito gruppo di monitoraggio per un’indagine indipendente, approfondita, aperta ed equa su tutti i casi di persecuzione motivata politicamente di cittadini dell’Ucraina e di altri paesi sul territorio di questo Stato, al fine di fermare la pratica degli arresti arbitrari di massa, delle torture e delle altre innumerevoli violazioni dei diritti e delle libertà in Ucraina, e per mettere tale questione all’ordine del giorno delle prossime riunioni dell’organizzazione.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

http://www.marx21.it

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