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Turchia: appello per la scarcerazione di 13 giornalisti dell’agenzia di stampa Diha

105 intellettuali hanno lanciato un appello per l’immediata scarcerazione di 13 giornalisti dell’agenzia di stampa Diha. Qui sotto si trova la traduzione dell’appello con il link per mettere la firma. Ma prima di arrivare a quel punto sarebbe opportuno indagare le motivazioni degli arresti e conoscere meglio questi 13 giornalisti.

Prima di tutto questi 13 lavoratori si chiamano: Nedim Oruç, Nuri Akman, Nazım Daştan,Feyyaz İmrak, Mazlum Dolan, Ziya Ataman, Meltem Oktay, Muhammed Doğru, Bilal Güldem, Mehmet Hakkı Yılmaz, Abdulkadir Turay, Nedim Türfent, Şermin Soydan.

Nedim Oruç è stato arrestato a Sirnak il 6 Gennaio e tuttora si trova in carcere. All’inizio la prefettura negava il fatto che fosse arrestato e portato via con un mezzo blindato ma dopo pochi giorni ha comunicato il suo arresto. Le riprese che ha fatto Oruç e gli articoli che ha scritto sono stati ritenuti prove sufficienti per accusarlo di “fare propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”.

Nuri Akman è stato arrestato il 2 Febbraio presso il Tribunale di Malatya quando si era presentato per un interrogatorio. Akman si trovava lì in quella data perché è stato nominato nel processo dell’arresto di 14 studenti in un’operazione effettuata a Malatya. Le fotografie che ha scattato a Kobane e le notizie che ha scritto in merito a questo lavoro sono stati sufficienti per arrestarlo ed accusarlo di “far parte di un’organizzazione terroristica”. Secondo Hasan Dogan, l’avvocato di Akman, il giornalista era andato a svolgere il suo lavoro a Kobane con il sostegno ed il permesso del governatore locale di Suruç.

Nazim Dastan invece è in stato di detenzione dall’11 Febbraio. E’ stato arrestato mentre tornava a casa sua ad Antep. Il giornalista viene accusato di “fare propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”, le prove sono le sue condivisioni sui social media. Tuttavia Dastan è conosciuto anche per le riprese che ha fatto al confine tra Turchia e Siria in cui si vedono i momenti di dialogo tra i soldati dell’esercito ed i militanti dell’ISIS.

Feyyaz Irmak è stato preso in detenzione cautelare l’11 Febbraio ed è stato arrestato il 15 Febbraio ad Antalya. Quel giorno sono state arrestate anche altre 27 persone, 11 di queste minorenni. Irmak studiava all’Università degli studi di Akdeniz ed è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica”. Secondo i giudici le prove necessarie erano le sue presenze in varie conferenze stampa che seguiva per l’agenzia. Inoltre durante la sua detenzione è stato aperto un altro processo contro di lui per aver violato la legge sul vilipendio del Presidente della Repubblica grazie ai suoi post sui social media. Irmak ha 24 anni e lavora per la Diha da 3 anni ed è stato aggredito qualche mese fa da parte di un poliziotto mentre filmava un presidio organizzato dagli studenti presso l’Università degli studi di Akdeniz. Il poliziotto che gli ha spaccato il naso è ancora sotto processo senza essere in custodia.

Mazlum Dolan è stato preso il 19 Febbraio ed è stato arrestato il 23 dello stesso mese in località Sur, nella città di Diyarbakir. Stava documentando gli scontri in atto. Il 17 Febbraio insieme ad altre 30 persone si è rifugiato in uno scantinato perché gli scontri per le strade di Sur erano diventati molto violenti. La richiesta delle associazioni degli avvocati per un’evacuazione straordinaria avanzata alla Corte europea dei diritti dell’uomo è stata respinta. Quando il giorno 19 Dolan è riuscito ad uscire da quello scantinato ed anche da Sur, è stato tuttavia arrestato da parte della polizia. L’accusa rivolta al giornalista è quella di “far parte di un’organizzazione terroristica”, le prove sono le denuncie, anche anonime, fatte contro di lui e la presenza della polvere da sparo sui suoi abiti trovata nel momento dell’arresto.

Ziya Ataman lavorava come stagista presso l’agenzia Dicle ed è stato arrestato l’11 Aprile nella città di Van mentre lavorava su una notizia. Ataman è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica”.

Meltem Oktay è una delle due donne giornaliste arrestate. Il 14 Aprile è stata portata al centrale della polizia a Nusaybin poi nel centro di detenzione. Oktay è stata accusata di “far parte di un’organizzazione terroristica”, secondo i giudici la giornalista “forniva informazioni e notizie ai militanti dell’organizzazione YPS in modo che i giornalisti non potessero usufruire di queste” in poche parole Oktay “approfittava della sua professione per aiutare ad un’organizzazione terroristica”. Tuttavia le prove che sostenevano queste accuse erano i post della giornalista presso i social media e le testimonianze di 9 persone. La prima udienza del suo processo si terrà il 24 Giugno.

Muhammed Dogru è uno studente universitario presso l’Università degli studi di Sakarya. E’ stato preso in detenzione cautelare il 15 Aprile insieme ad 11 altri studenti. Dogru è accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica” e di “fare propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”.

Bilal Gundem è stato arrestato il 24 Aprile nella città di Batman mentre lavorava su una notizia. Anche Gundem è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica” e di “fare propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”. Tra le prove per sostenere queste accuse c’erano le interviste effettuate da lui con i militanti dei gruppi YPS-YPS JIN che si scontravano con le forze armate a Nusaybin. La prima udienza del processo di Gundem si svolgerà il 30 di Giugno.

Mehmet Hakki Yilmaz è stato arrestato il 4 Maggio ad Antep. Egli è stato il primo giornalista ad arrivare sul luogo quando avvenne una grande esplosione il Primo Maggio ad Antep. L’agenzia di Dicle ha riferito sul suo sito che Yilmaz nel giro di pochi minuti dopo il suo arrivo è stato preso in detenzione cautelare. Mentre il giornalista era trattenuto in questura la sua casa è stata irrotta dalla polizia ed il suo coinquilino è stato minacciato e malmenato. Yilmaz è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica”.

Aldulkadir Turay è stato arrestato presso la sua abitazione insieme ad altre quattro persone il 5 Maggio a Mardin. Il 9 Maggio è stato portato davanti al giudice con l’accusa di “collaborare con un’organizzazione terroristica” ed è stato messo nel centro di detenzione di Mardin.

Nedim Turfent il 12 Maggio è stato fermato mentre viaggiava con la sua auto nella città di Van. Anche Turfent è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica” e le prove sono le sue notizie e le dichiarazioni di un testimone anonimo.

Sermin Soydan è l’ultima della lista. Corrispondeva dalla città di Van ed è stata arrestata il 14 Maggio nella stessa città mentre lavorava su una notizia. La giornalista è stata accusata di “aver svelato il segreto di stato e di spionaggio” attraverso una notizia prodotta da lei che trattava delle preparazioni segrete di un’operazione delle forze armate in arrivo in locaità Gever nella città di Hakkari.

A proposito delle condizioni attuali del giornalismo in Turchia, delle azioni per limitare la libertà di stampa e di questi 13 giornalisti in carcere, 105 intellettuali hanno lanciato un appello. Ecco la traduzione con il link all’appello per firmare.

 

“Ormai non solo la Turchia ma l’intero mondo sa che tutti i lavoratori della stampa che pensano e scrivono diversamente dal regime di Erdogan finiscono nella sua mira. Egli desidererebbe una cultura mediatica che trasmettesse le notizie ritenute allineate con le politiche del regime così che il popolo venisse condizionato ed informato solo con quel punto di vista.

A questo drammatico fatto è stato aggiunto un altro, ossia la carcerazione di 13 giornalisti dell’agenzia di stampa Diha. Contrariamente alla linea editoriale dei media alleati con il governo, senza qualifiche e presi in giro da tutti, i giornalisti della Diha trasmettevano le notizie vere ed in modo coraggioso, provenienti da varie zone ove sono in atto gli scontri. Nonostante tutto, davanti agli occhi di tutto il mondo, questi 13 giornalisti sono stati arrestati con l’accusa di “fare propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”.

Noi, i firmatari questo appello, richiediamo l’immediata scarcerazione di tutti i giornalisti della Diha che raccontavano e documentavano con tutti i dettagli la guerra sporca in atto.

Inoltre richiediamo all’opinione pubblica democratica della Turchia di esprimere la stessa solidarietà espressa per i giornalisti famosi anche per quelli della Diha”.

https://www.change.org/p/kamuoyu-diha-muhabirleri-serbest-b%C4%B1rak%C4%B1ls%C4%B1n

 

Murat Cinar

www.pressenza.com

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