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Aprire una sede. Importante passaggio nel radicamento della RdC a Torino

L’inaugurazione della sede della Rete dei Comunisti e di Noi Restiamo a Torino si avvicina. Mancano gli ultimi preparativi ma è ormai quasi tutto pronto per l’iniziativa di apertura, sabato prossimo, il 18 novembre, alle 17.30 in via Oropa 54/F, quando presenteremo con Luciano Vasapollo (che ne è il curatore) e Gianni Vattimo Vamonos… Nada Màs! Camminando con il CHE e con Fidel.

È questa un’iniziativa a cui teniamo molto, parte di una campagna nazionale della Rete dei Comunisti che ha in questi decenni fatto del rapporto con il pensiero di Ernesto Che Guevara e di Fidel Castro, e più in generale con Cuba, uno dei punti politici e teorici di riferimento per la propria azione.

Sul senso della discussione di sabato prossimo e sul dibattito cui darà vita, torneremo più dettagliatamente nel resoconto dell’iniziativa, che intendiamo inquadrare in una ripresa del ragionamento politico e teorico sul concetto di transizione, fondamentale snodo per evitare di ricadere in concezioni meccanicistiche o deterministiche del processo storico, o in posizioni ultrarivoluzionarie che però non riescono a fare i conti con i tempi reali del cambiamento e le specificità delle singole transizioni possibili, come Venezuela, Bolivia e la stessa Cuba dimostrano, o, a latitudini ed in situazioni profondamente diverse e maggiormente indefinite, nella comprensione di vicende come quella catalana e dei suoi possibili (ma tutt’altro che certi ed egemoni) caratteri di classe.

Quel che ci preme sottolineare invece, adesso, è il percorso che ci ha condotto all’apertura di una sede in un tempo relativamente breve dal nostro insediamento a Torino, 4-5 anni che però sono stati densi di iniziative, di attività e di presenza politica sul territorio cittadino. Abbiamo infatti declinato – come RdC – il nostro intervento sui tre fronti della lotta di classe, dedicandoci al lavoro sociale e sindacale, salutare bagno di realtà e verifica delle condizioni reali della classe oggi; lavorando intanto nei contesti di ricomposizione politica del blocco sociale (su tutti Eurostop, che oggi mostra finalmente le proprie potenzialità), senza dimenticare mai l’elaborazione sul ruolo dei comunisti oggi, in virtù anche della ripresa della nostra teoria di riferimento, il marxismo, come strumento indispensabile per comprendere la crisi organica del capitalismo, svolgendo un lavoro che ormai ci è riconosciuto da molti, attraverso, fra l’altro, dei momenti di approfondimento sulla teoria del Capitale. Questo senza perdere mai di vista le grandi questioni internazionali, i conflitti esplosi e quelli potenzialmente esplosivi, le ricorrenze storiche ed il dibattito storiografico.

Questo percorso ha visto Rete dei Comunisti e Noi Restiamo accrescere il livello di condivisione dell’analisi. L’attività di Noi Restiamo, di indagine e lotta politica all’interno dei settori “giovanili”, non ha portato a rinchiudersi esclusivamente nelle università, ma ad un ragionamento più generale sulla relazione tra le trasformazioni oggettive della realtà e la percezione che settori sempre più ampi delle giovani generazioni cominciavano e cominciano ad avere rispetto al proprio futuro. Noi Restiamo, dunque, come necessità della costruzione di un paradigma culturale alternativo e conflittuale rispetto all’idea dell’inuttabilità dell’emigrazione all’estero per la forza lavoro qualificata ed altamente scolarizzata del nostro paese. Allo stesso tempo si è ritenuto fondamentale stabilire legami stretti con quei settori di organizzazione di classe, in particolare USB, più aperti nel loro progetto ai settori sociali più sfuggenti rispetto alle tradizionali forme sindacali.

Tutto questo continuiamo e continueremo a farlo. Quello che in più potremo e cercheremo di fare, ora che abbiamo un luogo fisico tutto nostro, riguarda invece un lavoro di analisi e di proposta sulla realtà torinese, sulle profonde trasformazioni che attraversano la sua dimensione produttiva e consegnano a noi tutti una città dalle fortissime contraddizioni e per questo politicamente e socialmente difficile ma stimolante, purchè si sappia svolgere un ruolo.

Ci proveremo, convinti come siamo che il Fattore K – nel senso del dibattito che è stato aperto sulla possibile funzione che i comunisti oggi devono svolgere – può e deve diventare il punto di vista per affrontare questa realtà, con consapevolezza e senso prospettico ma anche con coraggio e determinazione ad essere militanti a tutto tondo.

Il passo che abbiamo compiuto, l’apertura della sede, non è che una tappa di un percorso in questa città che ha l’ambizione di essere duraturo e incisivo. Speriamo di essere all’altezza della sfida!


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