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Il 23 marzo in piazza: per la giustizia ambientale, contro le grandi opere

La questione ambientale è al centro di centinaia di vertenze, conflitti e lotte su tutto il territorio nazionale caratterizzandosi come una delle principali emergenze a livello globale.

Il 23 marzo a Roma, dopo un susseguirsi di manifestazioni regionali, confluiranno movimenti e comitati da tutta Italia. Potere al popolo! prenderà parte anche a questa mobilitazione nazionale per reclamare un programma di azioni concrete capace di contrastare il riscaldamento globale anche fermando le grandi opere inutili e dannose e salvaguardando i territori dal saccheggio in nome del profitto.

La speculazione e la distruzione dell’ambiente, le nuove forme di schiavitù e di sfruttamento del lavoro, il crescente impoverimento degli strati socialmente ed economicamente più deboli sono le conseguenze di uno stesso sistema socio-economico, che sottomette tutti gli aspetti della vita all’accrescimento del profitto. Un sistema che ha invaso, saccheggiato e distrutto altre regioni, da cui migliaia di persone fuggono per essere poi lasciate morire nei nostri mari, poiché le abbiamo trasformate da vittime del nostro sistema a nemici da abbattere.

In questo quadro, il riscaldamento globale aggrava una situazione già largamente compromessa. Rifiutiamo una posizione negazionista dei rischi climatici, così come rifiutiamo di accettare che siano ancora i più poveri, i più deboli e coloro che meno hanno contribuito a questo stato delle cose a pagarne i danni. L’approvvigionamento delle risorse, dall’acqua al petrolio, dai suoli fertili alle terre rare, sarà sempre più causa di conflitti devastanti, i quali assorbono ingenti finanziamenti e provocano devastazioni umane e ambientali.

Dobbiamo fermare il riscaldamento globale a 1,5°C, oltre questa soglia le conseguenze sono gravissime per la sicurezza dei territori, la biodiversità, la qualità della vita di tutti e la sopravvivenza stessa degli esseri viventi. Bisogna ridurre, rispetto ai livelli registrati nel 2010, le emissioni del 60% entro il 2030 e del 100% entro il 2050. E per allora occorre raggiungere il 50% di risparmio energetico e il 100% di energia rinnovabile.

La strategia energetica nazionale approvata nel 2017 (SEN) è completamente inadeguata in quanto si pone obiettivi insufficienti per fermare la catastrofe ambientale. Dobbiamo intraprendere una transizione nel campo dell’energia attraverso l’uscita immediata dalla dipendenza dalle energie fossili. Serve un cambiamento concreto e rapido anche nell’uso del suolo, nelle scelte infrastrutturali, nelle politiche dei trasporti, nell’agricoltura e nell’industria, nella gestione delle risorse, nella pianificazione delle nostre città e dei territori. Occorre una rivoluzione, anche culturale per cambiare il modo di abitare il nostro pianeta.

Tutto ciò non è possibile se non fermeremo la costruzione delle grandi opere inutili, dalla Tav al Mose, dal Terzo Valico alla Pedemontana e al Tap. Basta anche alle cattedrali commerciali e logistiche della grande distribuzione che devastano il territorio, protraggono un modello insediativo basato sull’automobile, e distruggono le economie locali. Fermare il consumo di suolo non è sufficiente; è indispensabile riforestare, bonificare, restituire le aree dismesse già urbanizzate alla collettività e il recupero del patrimonio immobile inutilizzato. Bisogna razionalizzare la produzione di merci, ridurre gli sprechi e i rifiuti attraverso il ri-uso e la conversione ecologica dell’economia.

Rifiutiamo l’alibi della disoccupazione che la rinuncia alle grandi opere comporterebbe. Il nostro sistema socio-economico non riconosce un’ immensa quantità di lavori necessari per la sopravvivenza e il miglioramento delle condizioni di vita (a partire proprio dal lavoro necessario per ricostruire l’integrità fisica dell’ambiente).

Vogliamo il disarmo, la riconversione di tutti i siti militari e delle produzioni belliche, e che l’impiego delle risorse finanziarie destinate alle missioni militari, alle “grandi opere” e ad altri progetti inutili e dannosi siano destinate alla rimessa in sesto del territorio, alla protezione e al risanamento ambientale, al potenziamento dei trasporti pubblici, alla riqualificazione delle periferie, alla residenza sociale.

Per questo Potere al Popolo sarà a fianco di comitati, movimenti e associazioni il 23 marzo, per rimettere al centro delle nostre scelte la difesa del suolo, dell’aria, dell’acqua, la salute degli esseri umani e i loro diritti. Per sostenere i tanti ragazzi europei che dal 2018, ogni venerdì, scioperano per il clima esortandoci a vivere all’interno dei limiti imposti dall’ecosistema nel quale viviamo. Per contribuire a creare un movimento transnazionale che rappresenti tutti gli oppressi del mondo e tenga insieme la giustizia ambientale e quella sociale. Per riscoprire uno spirito fraterno con la natura e tra noi stessi. Per riconquistare la politica partendo dal basso e dai conflitti, la solidarietà, il il mutualismo e le ragioni della forza collettiva.

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1 Commento


  • Paolo De Marco

    Temo che PaP non sappia cosa sia la fotosintesi. Esiste una emergenza ambientale, non esiste nessuna emergenza climatica se non nella narrazione neoliberale verde. Non si deve, come fa l’IPCC, confondere CO2 benefico per la vegetazione e CO ovvero monossido di carbone, velenoso. Il marxismo è scienza oppure non è.
    Vedi la categoria Ecomarxismo in http://rivincitasociale.altervista.org
    Paolo De Marco

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