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Un Sacconi con lacrima

Le pensioni, in fondo, erano una preda facile, visto che i partiti volevano farla ma non pagarla elettoralmente. E i sindacati confederali erano disponibili da tempo a “cedere” su questo punto.

La cosa meno sopportabile del ministro Elsa Fornero è il suo parlare berlusconiano. Con la menzogna incorporata, come se ogni cosa che ci viene tolta fosse fatta soltanto “per il nostro bene”. Lacrima compresa.

Sulle pensioni l’abbiamo sentita parlare spesso di “equità intergenerazionale”, mentre Confindustria – più onestamente – parlava di “equità attuariale” (di puri numeri, insomma). Anche se ha lasciato fuori le casse professionali (che contengono quasi per intero la classe dirigente), i magistrati e i militari. Insomma i pilastri del potere, uomini che monopolizzano la ricchezza e l’uso della forza repressiva. Una fetenzia sfacciata, camuffata da “equità”.

Ma ormai la ministra sembra a suo agio in questa parte da killer compassionevole. E vuol metter mano al mercato del lavoro, agli ammortizzatori sociali e alla formazione.

Il ragionamento, anche su questo fronte, è particolarmente perverso. Parte addirittura dalla denuncia di un presunto “patto implicito tra aziende e lavoratori anziani a scapito dei giovani”. Che carogne ‘sti lavoratori… Sanno che quando diventano anziani le imprese tendono a sbarazzarsene e – autentici “vampiri” – accettano di buon grado il prepensionamento!

La Fornero sa bene, per professione, che la cassa integrazione è una misura pensata per aiutare le imprese, non i lavoratori. Perché è lo stato ad assumersi l’onere degli stipendi per il periodo di crisi. Sa anche dunque, che gli “ammortizzatori sociali” – come mobilità e prepensionamenti – sono stati elaborati allo stesso scopo: liberare le aziende di forza lavoro non più occupabile (nessuna azienda assume ultra-cinquantenni, tranne forse che nelle figure professionali più elevate) ed evitare le tensioni sociali conseguenti. Se è persona esperta, dunque, sa bene di mentire.

Di quale “patto” va dunque cianciando? E perché mai il prepensionamento sarebbe “a scapito dei giovani”? Se le imprese stanno strutturalmente bene, possono assumere tutti i giovani che vogliono al posto di anziani “prepensionati”. Ma la Fornero ha fatto di più: ha allungato l’età pensionabile fino a 67 anni, con vista sui 70. Questo significa disincentivare per anni le assunzioni di giovani, perché quei posti di lavoro restano occupati più a lungo a dispetto dei lavoratori che vorrebbero ritirarsi e delle imprese che vogliono liberarsene. Se c’è qualcuno che vuol tenere “i giovani” lontani dal lavoro, dunque, è lei e tutto il governo di cui fa parte.

 

Ma non è finita qui. Il primo punto della sua ipotesi di “riforma del mercato del lavoro” è l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Lo chiedono le imprese, perché con il “licenziamento individuale” possono risolvere molti “problemini” fastidiosi. Per esempio mandar via i disabili, i sindacalisti e i lavoratori più combattivi, gli inidonei. Ovvero i “lesionati” fisicamente per colpa delle mansioni svolte; solo alla Fiat di Melfi ce ne sono 2.200 su poco più di 5.000. Senza l’art. 18 potrebbero venir messi fuori, magari alla spicciolata, per non dare nell’occhio. E il governo della signora Fornero, per evitare guai alle aziende e spese aggiuntive per l’assistenza sociale – con l’art. 6 della manovra Monti – ha abrogato la “causa di servizio”. Cosa significa? Che quei lavoratori non potranno vedersi riconosciuta una “diminuita capacità lavorativa” per colpa del lavoro che hanno fatto. Quindi: l’azienda non gli dovrà dare un risarcimento, lo Stato non dovrà pagargli una pensione anticipata, nessun altro imprenditore gli darà un lavoro proprio perché “inidonei”. Non bisogna avere molta immaginazione per vedere come andranno a finire…

 

Ma alla signora Fornero piace dirla in un altro modo: «Giovani e donne sono i più penalizzati perché la via italiana alla flessibilità ha riguardato solo loro, risparmiando i lavoratori più anziani e garantiti». Prima – con Treu, Sacconi, Ichino et alii – hanno creato una fascia sociale senza più alcuna certezza (“flessibilissima”), poi vorrebbero anche usarla contro “il solito settore ipergarantito”, che sarebbe poi quella frazione residua dei loro padri che ancora non ha perso il lavoro grazie anche all’art. 18.

 

Menzogna, incitamento alla “guerra tra poveri”, macelleria sociale. Qual’è la differenza tra il predecessore Sacconi e il ministro Fornero? Ah, già, la lacrima…

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2 Commenti


  • alfonso de amicis

    Penso che costoro “odiano” le classi deboli i proletari. Hanno deciso in modo scientifico e culturle e politico di ritrasferire tutti i poeri ei “soldi ” nelle mani del capitalismo. Nella sua fase matura esso si manifesta come finanziarizzazione globalizzata. Noi rimaniamo confinati nel recinto della patria e della nazione. Purtroppo


  • Vincesko

    L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è stata decisa da SACCONI.

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