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Monti, totem intoccabile?

Il Corriere della Sera è noto per essere giornale in ottimi rapporti con i presidenti del consiglio italiani. Poche critiche (qualche volta con Berlusconi è stato necessario, ma sempre sotto tono), molti suggerimenti, molta moral suasion, tanta familiarità. Figuriamoci con Mario Monti, che del Corriere è stato editorialista di vaglia, tanto da far parlare di un Monti che governava già da quelle pagine, prima ancora di entrare a palazzo Chigi. Soprattutto per quel suo famoso editoriale in cui – di fatto – dava gli otto giorni al Cavaliere, sottolineandone l’inadeguatezza rispetto ai diktat dell’Europa.

L’altro giorno, però, l’inviato a Bruxelles del Corrierone si è sentito rispondere così ad una banale domanda su cosa pensava di fare il governo in materia di lavoro e welfare: â€Credo che il mio governo potrà fare pochissimo, o forse niente, dottor Caizzi, se alla testa c’è una persona arrivata dove è arrivata per una serie di raccomandazioni, o per spinte ricevute nel corso della sua vita, e non in seguito a un percorso democratico. Non credo che quindi lei possa avere alcuna aspettativa su ciò che può fare un governo così mal presiedutoâ€.

Un cazzotto in faccia, per un giornalista embedded ma evidentemente non servo del premier di turno. La “colpa†di Caizzi era quella di aver scritto, qualche giorno prima, un articolo intitolato “Ue, il Governo Monti e i casi di nepotismo”, a partire dai noti casi del sottosegretario Michel Martone e della figlia di Elsa Fornero, docente nella stessa università della madre e del padre, nonché responsabile (nominata addirittura quando era ancora una semplice ricercatrice) di un progetto finanziato da Banca Intesa, vicepresieduta dalla stessa Fornero fino al giorno della nomina governativa.

Per così poco, dunque? No. In chiusura di pezzo, il buon Caizzi aveva osato ricordare che qualcuno aveva sollevato â€critiche sulla carriera†del premier, â€sicuramente di altissimo livello ma basata molto sulla capacità di farsi cooptare più che sulla competitività meritocratica da libero mercatoâ€.

In effetti, Mario Monti era presidente europeo della Trilaterale, membro del direttivo del Bilderberg Group, rettore della Bocconi e cumulava decine di altri incarichi di “intermediazioneâ€. Tipo: international advisor di Coca Cola e Goldman Sachs. Insomma: Caizzi si era limitato a ricordare solo alcune delle “perplessità†(eufemismo) che accompagnano l’ascesa in cielo e l’opera di Monti, in rete e sui giornali (di sinistra o berlusconiani, non certo quelli opinion leader).

Qualche accademico anche “normale†avrebbe potuto aggiungere che la produzione scientifica del prof. Monti non appare così folgorante da garantirgli un’autorevolezza sconfinata, tanto da essere pubblicata in prevalenza presso editrici “istituzionaliâ€. Esempi: Ente per gli studi monetari, bancari e finanziari Luigi Einaudi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Università commerciale Luigi Bocconi. Oppure presso l’editore giornalistico (Il Sole-24 Ore libri). Si contano sulle dita di una mano i libri veri, per i tipi di editori ormai dimenticati (Tamburini, Giappichelli, Capriolo, ecc), o comunque ben attenti ai rapporti di potere (Il Mulino, Laterza). Particolare non irrilevante: tutti libri risalenti ormai agli inizi di carriera, negli anni ’70 o giù di lì. Poi più nulla, da almeno vent’anni. Insomma, una persona “nota per la sua famaâ€, non proprio un totem indiscutibile.

Il pugno in faccia a Caizzi rivela però uno stile. Un leader italiano “normale†avrebbe risposto e poi avrebbe fatto telefonare al direttore del Corriere per chiedere che, almeno a Bruxelles, gli fosse evitato di dover interloquire con Caizzi. Anche se – notizia di oggi – in Germania un presidente della Repubblica viene costretto alle dimissioni proprio per averlo fatto. Invece Monti ha fatto il Berlusconi, con un po’ più di educata malizia e meno sbracamento intellettuale, ma altrettanta violenza.

Il cuore della risposta avvelenata è comunque in un pezzo della frase, dove fa riferimento all’essere nella posizione di premier “non in seguito a un percorso democraticoâ€. Dobbiamo dire che il “percorso democratico†seguito nel suo caso è così atipico da non avere precedenti. Nominato senatore a vita il giorno prima dell’incarico a presidente del consiglio. Come si usa fare solo nei consigli di amministrazione, non certo nelle assise demcratiche. E che ha fatto parlare molti di “sospensione della democraziaâ€. Ecco, questa assenza di legittimità – essere votato da un parlamento di “nominatiâ€, peraltro vituperati quotidianamente per ogni cosa che fanno e pensano, tranne che per il fatto di votare la fiducia al governo, non può sensatamente essere una prova di “democraticità†– è il vero tallone di Achille del “governo tecnicoâ€. E lo sanno benissimo. Perciò reagiscono in modo così brutale contro chiunque, anche tra i loro vicini, per sbaglio o fastidio lo ricorda. Anche se non è un totem, deve diventarlo a forza.

Quindi guai a chi critica. Questa è la parola d’ordine. Un po’ fascista, non trovate?

L’articolo incriminato.

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