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O consenso o con forza

Già ieri abbiamo segnalato la palese distorsione dei fatti ad opera de La Repubblica (il commento del prof. Ilvo Diamanti), che è arrivata a rovesciare i risultati dei sondaggi sulla caduta di consenso sull’operato del governo per affermare che questo è ampiamente maggioritario. Non solo. Anche i risultati Eurostat sul fatto che i salari dei lavoratori italiani siano tra i più bassi in Europa, erano noti da fine novembre, ma sono diventati notizia in Italia solo a febbraio. Il motivo? A Novembre si è insediato il governo Monti e segnalare sin da subito una evidente “criticità sociale” sul lato del lavoro sarebbe stato disdicevole per un governo che sin dall’inizio ha voluto indicare un tutt’altro ordine di priorità nelle scelte economiche. Oggi invece è il turno di Casini che vorrebbe che il governo di “larga coalizione” proseguisse così come è oggi anche dopo le elezioni del 2013. I commentatori dei giornali legati ai grandi gruppi monopolisti veicolano continuamente l’idea che la vera forza del governo risiede nel fatto che esso decide in diretto rapporto con le istituzioni finanziarie europee e internazionali, senza e, se necessario, contro il Parlamento.

Colpiva, nel commento di Ilvo Diamanti, la rivalutazione esplicita del plebiscitarismo – ossia il rapporto diretto tra governo e popolo, senza corpi intermedi ma attraverso i mass media – che pure era stato invocato come minaccia ai tempi di Berlusconi. Una minaccia che era insopportabile se a rappresentarla era il Cavaliere, ma segno di modernizzazione se ad attuarla è il “populismo aristocratico” rappresentato dal governo Monti. Una tesi questa echeggiata molte volte anche nelle manifestazioni di piazza antiberlusconiane degli anni scorsi, quando veniva invocato il discorso di Pericle sul “governo dei migliori”, scenario più volte evocato specularmente anche nei discorsi di Montezemolo. Uno “sragionare” che aveva fatto breccia anche a sinistra, con il deprimente Asor Rosa che arrivava a invocare un “golpe” – ovviamente “salvifico”.

Altro retaggio inquietante della stagione precedente, è il dogma della legalità. L’aver santificato personalità come il giudice Caselli come custode della stessa, da un lato vorrebbe impedire di dissentire dalla sue scelte quando confliggono con la democrazia, dall’altro stanno lacerando e polarizzando – opportunamente, a nostro avviso – settori come il popolo viola etc. che avevano costruito un feticcio della legalità nell’epoca berlusconiana del tutto avulso dalla sua relazione con i contesti sociali, il senso di giustizia, la natura degli attori sociali – ossia dei soggetti viventi – chiamati a rispettare o violare le leggi che, in quanto tali, possono essere giuste ma anche ingiuste. Anche un sistema di leggi ingiuste definisce a suo modo una “legalità” che gli apparati dello stato vengono chiamati a far rispettare, anche con la forza. La Val di Susa, come in altri tempi le leggi razziali, testimonia questa contraddizione.

Abbiamo così l’evidenza plastica dei frutti avvelenati dell’antiberlusconismo “sempliciotto”, contro il quale abbiamo condotto per anni una battaglia politica, culturale, se volete anche ideologica. Per quasi venti anni, la lotta e la vita politica di questo paese è stata ingabbiata dentro uno scontro tra gli interessi di un gruppo editoriale-finanziario (De Benedetti-Caracciolo-Repubblica) contro un altro gruppo editoriale-finanziario (Mediaset). Il gruppo de La Repubblica ha operato affinchè i propri interessi diventassero interessi generali in conflitto con quelli del blocco belusconiano. Ma l’idea di società, di stato, di paese che prende corpo dalle pagine de La Repubblica o dai canali “democratici” della Rai – che agiscono ormai come apparati ideologici dello stato – non è quella della democrazia, né di un stato fondato sulla coesione e giustizia sociale. E’ una idea elitaria, è il “governo dei migliori” che ha un rapporto dominanza-subalternità verso le “masse”, un rapporto, appunto, plebiscitario, appena mitigato dalla “sobrietà” dei costumi e della comunicazione pubblica degli uomini e delle donne del governo Monti.

Un esecutivo che non tiene conto delle esigenze sociali, in Val di Susa come nei luoghi di lavoro, che non manifesta alcuna esigenza di mediazione, che ritiene nemiche ogni forma di opposizione, anche pacifica e che agisce direttamente in rapporto con istituzioni sovranazionali, innesca una realtà della democrazia che somiglia troppo ad un modello coloniale. E’ un scenario che obiettivamente non può e non deve essere accettato senza opporvisi con tutte le forze.

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1 Commento


  • renato sellitto

    alla pavidità delle socialdemocrazie europee incapaci di leggere lo sviluppo della crisi,ampiamente preannunciata già dal 2008,non si è distinto il C.S.nostrano che condizionato dalle lobbie, ha fatto di peggio ,alimentato una “opposizione”tutta moralistica, al C.D. poi con la complicità dei sindacati di riferimento hanno massacrato in tutti questi anni i lavoratori e ancor recentemente i pensionati. I media asserviti fingono di scoprire solo oggi che per le retribuzioni e non solo, siamo il fanalino di coda, in Europa .Si alimenta una campagna sull’l’art.18, utilizzando cinicamente, la paurosa disoccupazione giovanile alimentando un buffonesco dibattito sulla crescita. Alla fine ,come spesso succede ne verrà che il rimedio sara stato peggiore del male,con la deriva colioniale imposta dal Mercato (il Capitale);mettendo nel cpnto il rischio di una involuzione fascistoide come auspicano i forcaioli del Giornale a proposito delle manifestazioni NO-TAV. IL Cavaliere che ha pure incassato la prescrizione non perdona.

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