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Adieu enfants

Nichi Vendola ha detto sì all’alleanza con l’Udc, negata formalmente fino a qualche settimana fa, mentre riafferma il niet verso Di Pietro. Dalle indiscrezioni sembra essere questo l’esito – piuttosto scontato – dell’incontro tra Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola. “L’Idv non sta mostrando interesse” per la costruzione di un’alleanza di centrosinistra, ha dichiarato il leader di Sel al termine dell’incontro. “Il propagandismo esasperato di Di Pietro lo sta portando alla deriva”. Nessun veto invece a Pierferdinando Casini. “Il centrosinistra – ha spiegato Vendola – è il soggetto fondante dell’alternativa e non deve aver paura di portare con sè chi intende arricchire il suo orizzonte se l’agenda ha al centro i diritti sociali e civili. Io non pongo veti a nessuno”. E pensare che solo poco più di un mese fa il dirigente di Sel, Gennaro Migliore, aveva attaccato il Pd affermando “che non sa bene dove vuole andare e vivacchia all’ombra di Casini”. “Pd e Udc insieme non vanno da nessuna parte”, aveva spiegato a Lettera43 Gennaro Migliore. “Se si uniscono per sostenere ancora il governo di Mario Monti o politiche che si rifanno al montismo, il Pd inizierà a perdere voti”. Ma già a fine giugno, un lungimirante e anonimo deputato del Pd aveva pronosticato “Alla fine l’alleanza si farà, anche perché hanno tutti da guadagnarci: Vendola potrà tornare in parlamento, Bersani diventerà premier e Casini, forse, presidente della Repubblica”. Nichi Vendola, subissato da critiche, intorno allora di pranzo è ricorso a Twitter per smentire questo scenario che molti danno però come credibile.
E’ evidente come la concretizzazione di una nuova legge elettorale escludente – sulla quale sia Monti che Napolitano stanno puntando a tutti i costi – abbia accelerato i tempi di una operazione in gestazione da tempo. Una prospettiva questa che mette una lapide su quanti nella Federazione della Sinistra hanno continuato a tirare per la giacca sia Vendola che il Pd. Sono passati quattro anni da quando “il cielo è caduto sulla testa della sinistra” e i fatti, come noto, hanno la testa dura. Se quanto rimane della sinistra alternativa non vuole sparire del tutto deve cominciare a pensare con una nuova mentalità. Senza un recupero chiaro e dichiarato di indipendenza politica e di contenuti di rottura, sul piano degli interessi popolari da rappresentare, da soggetti si rischia di rimanare eternamente “oggetti” delle decisioni degli altri. Una operazione non facile, ma ineluttabile. Sarà il caso di discuterne.

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2 Commenti


  • luciano

    Sono in parziale disaccordo con la puntuale analisi di Cararo,soprattutto quando scrive che il partito di Vendola manca d’identità e progetto.Quando si è staccato a destra dalla pur discutibile Rifondazione e ha strombazzato ai quattro venti la volontà di non abbandonare l’alleanza con chi oggi massacra i lavoratori,cosa pensate avesse in mente?Esattamente ciò che ha appena dichiarato:mai e poi mai rinuncerò a coprire a sinistra una coalizione che ha connotati non solo borghesi,ma dichiaratamente reazionari, ferocissimi sul piano sociale!Altro che smarrimento identitario,la sua è una visione lucida e coerente con una linea già sperimentata, foriera di ulteriori arretramenti per la classe,distruttiva di quel poco che rimane di antagonismo sociale.Che si tolga dai piedi una volta per tutte,di governi del meno peggio i lavoratori ne hanno piene le tasche;un equivoco in meno a sinistra!!


  • marco schettini

    io credo che sia stato giusto, sin qui, che la FdS abbia proposto a Vendola di costruire in Italia un’aggregazione della sinistra alternativa, sul modello di Syriza. Da questa operazione , oggi più che mai necessaria, è lui che si chiama fuori per fare il reggicoda del pd.
    Questo è un elemento di chiarificazione politica.
    Ed è giusto ancora oggi rivolgere una proposta di aggregazione ai non pochi settori di sel in sofferenza, alcuni dei quali si sono anche manifestati pubblicamente.
    Dovremmo tentare di non regalare niente e nessuno al “nuovo”centrosinistra post-montiano, e costruire la più ampia soggettività elettorale-ed in prospettiva politica su basi federative- di quanti oggi sono , si sentono e vogliono essere contro le destre ma alternativi al pd.
    La difficoltà rispetto a Syriza e processi analoghi, europei e non, è che essi nascono e crescono dentro lotte sociali poderose prolungate, mentre qua la situazione è un po’diversa.
    Ma siccome certo non mancano anche in Italia le espressioni e le ragioni del conflitto , dobbiamo -dal lato delle forze politiche- saper intrecciare il ns discorso con le soggettività sociali, e tutti insieme andare ad un “patto” per la ricostruzione della rappresentanza politica di classe. Chi ci sta?

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