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I ragazzi hanno rotto il silenzio

Giovani e giovanissimi, senza un’organizzazione capillare che vada oltre il coordinamento. Hanno identificato però con estrema chiarezza l’avversario contro cui ogni settore sociale e ogni movimento si deve muovere. È un bene che questa consapevolezza sia diffusa e si sia manifestata fin dai primi giorni di questo difficile autunno. È un bene che questo paese rompa la gabbia dell’impotenza, l’inerzia della sopportazione.

Le tante cariche della polizia e dei carabinieri, in città diverse, testimoniano invece di un’indicazione politica certa: questo governo vuole stroncare sul nascere la presa di coscienza di una generazione che si sente tagliata fuori ancora prima di iniziare a vivere con pienezza la propria vita. Le manganellate sui “ragazzini”, dal ’68 in poi, passando per Genova 2001, sono il marchio di fabbrica fascista di ogni governo che reagisce ai problemi, al conflitto, alle paure di una società scompaginata dalla distruzione del “compromesso basato sul welfare” con la più stupida, volgare, pesante repressione.

Come ogni altra stagione di movimento motivata da interessi reali, concreti, siamo certi che questa repressione non farà altro che accelerare la presa di coscienza. Fornendole ragioni e argomenti ancora più solidi. Unificandola negli obiettivi materiali e politici, al di là delle differenze originarie tra lavoratori e studenti, precari e non, giovani e anziani, figli e padri e nonni.

Questa governo va mandato a casa ora.

Questo modo di costruire l’Europa-galera dei mercati va fermato ora.

Prepariamo tutti insieme il 27 ottobre. Il “No Monti Day” deve essere l’avvio del “No Monti Forever”, alla faccia di chi vorrebbe farne il prossimo e primo presidente di una repubblica presidenziale agli ordini della troika.

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1 Commento


  • MaxVinella

    Durante il ’68 si sosteneva che se la protesta studentesca non si fosse saldata con quella operaia, sarebbe stato tutto inutile e la sua repressione molto facile.

    Questa saldatura ci fu solo in pocchissimi e sporadici casi e la gran massa degli operai , quasi tutti rigidamente irregimentati nelle file del PCI, guardarono con sospetto la protesta degli studenti, ritenuta solo espressione di un malessere generazionale interno alla borghesia dominante, roba insomma da figli di papà !!

    Oggi certamente la composizione sociale del ceto studentesco è molto diversa e più segmentata, per cui tale considerazione oggi avrebbe poco senso !!

    Il problema è che quella saldatura non può ugualmente esserci oggi perchè è nel frattempo cambiato l’altro polo, quello operaio, che oltre ad essersi fortemente assottigliato come numero, non ha conservato quell’identità di classe che ne faceva un temibile aversario per le classi borghesi.

    E’ difficile prevedere quale sarà l’esito di questi movimenti di protesta, ma credo che comunque possano contribuire al formarsi di una coscienza unitaria e di una consapevolezza dell’utilità di combattere insieme per comuni obiettivi.

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