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Dentro l’Europa ma fuori dall’Unione Europea. Una alternativa


Qui di seguito il testo del documento/volantone in distribuzione nei prossimi giorni e nella manifestazione del 27 ottobre a Roma “No Monti Day”

Dentro l’Europa che lotta, fuori dall’Unione Europea delle oligarchie
No al governo Monti di oggi e di domani
Una alternativa ai diktat dell’Unione Europea è possibile

ll governo Monti è l’espressione in Italia della borghesia europea che si è andata costituendo in questi venti anni. E’ un processo realizzato attraverso i vari trattati europei (da Maastricht al Fiscal Compact), l’introduzione dell’euro, la concentrazione intorno a grandi banche e società multinazionali, la centralizzazione dei poteri decisionali nella Bce e le istituzioni di Bruxelles.

Il governo Monti e i suoi sostenitori ritengono che le stesse procedure democratiche siano ormai solo impedimenti di cui liberarsi per imporre la “governance”. Il ministro Profumo, ad esempio, ha parlato esplicitamente di “più bastone che carota” nei confronti degli studenti scesi in piazza.

La Bce, l’Unione Europea e soprattutto l’Eurogruppo (del quale fanno parte solo i governi dei paesi che hanno l’euro come moneta) hanno decretato la fine del “modello sociale europeo”, stanno smantellando i diritti sociali e dei lavoratori e peggiorando sia le condizioni di vita che le aspettative generali di interi paesi e generazioni.

Questo scenario da incubo, sul presente e sul futuro, non riguarda solo l’Italia, ma anche gli altri paesi europei, soprattutto i cosiddetti Pigs: Portogallo, Grecia e Spagna.

In questi paesi si lotta duramente contro le misure antipopolari imposte da Bce, Unione Europea e Fmi per impedire un massacro sociale che punta a cancellare tutte le conquiste sociali e democratiche riportandole all’Ottocento, quando le oligarchie dominavano e i lavoratori erano sottomessi. Fino a quando non si sono ribellati ed hanno “rovesciato il tavolo”.

Il governo Monti spreme ogni mese soldi ai lavoratori e alle famiglie con nuove imposte, tagli ai servizi, blocco dei salari, licenziamenti, privatizzazioni. Ma lo stesso governo riesce a recuperare solo il 15% degli introiti previsti dalle tasse sulla ricchezza (vedi la tassa sugli yacht), non recupera l’evasione fiscale, spende il doppio del previsto per acquistare gli aerei militari F35, nega la patrimoniale sulle ricchezze finanziarie e immobiliari, liberalizza i contratti di lavoro portando l’Italia ad essere il paese europeo con il maggior livello di precarietà e i salari più bassi.

Nonostante queste misure lacrime e sangue, debito pubblico e deficit aumentano e la recessione economica si aggrava, alimentata in modo evidente da queste stesse misure.

Il risultato è la perdita sistematica di potere d’acquisto di salari e pensioni, il logoramento dei risparmi delle famiglie, l’aumento della disoccupazione, la chiusura di intere fabbriche, il crollo di consumi e investimenti.

Oggi non ci sono alternative al “rovesciamento del tavolo”. Se si accettano i diktat e i vincoli dell’Unione Europea e le “riforme” del governo Monti, c’è solo la regressione sociale impoverimento per molti e arricchimento di pochi. In tal senso la complicità del Pd nel presente e nel futuro dell’agenda Monti non rappresenta alcuna alternativa né punto di rottura con una situazione insopportabile per i settori popolari.

 

Rovesciare il tavolo, avanzare una alternativa

La Rete dei Comunisti è impegnata con convinzione nei movimenti sociali, politici e sindacali che hanno dato vita alla campagna e al comitato “No Debito”.

Ne condividiamo la proposta di fondo: quella del non pagamento del debito e della nazionalizzazione delle banche e il percorso di costruzione di una coalizione politica e sociale che impugni queste proposte dentro i settori popolari per rovesciarle contro il governo Monti, le banche e l’Unione Europea.

 

1. La campagna di Non Pagamento del Debito deve e può diventare il centro di un vasto movimento di resistenza e alternativa nel nostro paese. Non pagare la schiavitù del debito pubblico è possibile. Lo hanno dimostrato paesi come Argentina ed Ecuador, lo hanno fatto in passato i paesi dove c’è stato un vero e profondo cambiamento politico e sociale, oggi più credibile e necessario di ieri.

2. Riteniamo che la nazionalizzazione delle banche e delle imprese strategiche oggi sia un obiettivo credibile. Lo dimostrano vicende industriali come Alcoa e Ilva, lo richiede il fatto che – a fronte dell’atteggiamento strozzinesco e controproducente delle banche – il controllo sul credito deve tornare in mani pubbliche. Le risorse strategiche del paese come energia, trasporti,telecomunicazioni vanno nazionalizzate affinchè tutte le leve fondamentali dell’economia reale siano sottratte agli interessi privati e speculativi.

3. Questo obiettivo può e deve essere coordinato con i movimenti sociali e politici che stanno lottando sugli stessi obiettivi in Spagna, Grecia, Portogallo ed unificare le forze.

4. I paesi Pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) possono e devono coordinare gli sforzi per uscire insieme dalla schiavitù dei vincoli europei, inclusa l’Eurozona e dunque dall’euro come moneta. Non è una ipotesi velleitaria. Velleitario e ingannevole è solo chi pensa ad un ritorno alla lira, una via d’uscita nazionalista e reazionaria. Noi, al contrario, riteniamo di poter avanzare una alternativa internazionalista ed emancipatrice

5. Riteniamo infatti che i paesi Pigs debbano e possano mettere in cantiere una nuova area monetaria e commerciale tra loro e una nuova moneta comune in Europa. Collegandosi con i paesi del Mediterraneo Sud si può lavorare ad una integrazione reciproca, equa, basata su ragioni di scambio reciprocamente vantaggiose, sia per le merci che per la forza lavoro. Una area monetaria non vincolata dal suicidio dei cambi fissi, ma con una comune unità di conto che impari dalla positiva esperienza dei paesi latinoamericani che hanno dato vita all’Alba.

 

La partita in corso richiede una mobilitazione costante, determinata, continua che non può limitarsi a una sola e importante giornata di mobilitazione come il 27 ottobre.

Dobbiamo avviare la mobilitazione sui territori a partire dai luoghi dove la crisi è già in atto. Abbiamo una opzione di società alternativa e opposta a quella delineata da Monti e complici. E’ una proposta seria, credibile, basata sugli interessi della assoluta maggioranza della popolazione. Interessi che sono antagonisti a quelli delle oligarchie dominanti nell’Unione Europea e quindi anche in Italia.

 

Rete dei Comunisti

www.retedeicomunisti.org

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4 Commenti


  • Roberto

    Il punti 4 e 5 non sono affatto chiari, anzi direi piuttosto confusi.
    Comunque il governo della politica monetaria deve in qualche modo dipendere dal tesoro quindi direttamente da un governo eletto.
    Altrimenti si rischi di ricadere in un sistema in cui il controllo della moneta è fuori dal controllo dei cittadini.
    Coordinare l’uscita dall’area euro con altri paesi potrebbe essere auspicabile, ma se si volesse avere un’altra moneta comune (che sia solo per i piigs) ci vorrebbe un comune governo eletto in grado di tassare, emettere titoli di stato e controllare attraverso un suo funzionario la futura banca centrale. Questa seconda ipotesi imporrebbe una fase costituente ( costituzione unica, garanzie uniche, un referendum confermativo ecc..) mi sembra una alternativa lunga.
    Per questo non mi sento di sottoscrivere questo documento e di aderire a queste proposte si creerà un nuovo mostro antidemocratico e al servizio dedlle banche.


  • nicomacce

    D’accordo su tutto. Ritengo però che la risposta non debba solo caratterizzarsi come piattaforma economica. Come emerge dall’impostazione del volantone. Il punto a cui occorre dare maggior forza e risalto è l’aspetto politico inerente la democrazia. Democrazia intesa come sovranità popolare e di classe. Nazionalizzare le banche, le imprese e i settori strategici e vitali dell’economia, pertiene l’esericizio di questa sovranità. Pertiene soprattutto una visione differente della democrazia. Su questo programma se non si è chiari, si rischia di dare forza a chi pensa che il cambio rivoluzionario avvenga imbellettando di “sociale” le solite segreterie di sempre, che sia un aspetto meramente elettorale. Mentre invece si deve tornare a una visione della democrazia come democrazia diretta, consiliare, esercitata in forme di lotta riappropriative, esattamente come si sta configurando l’antagonismo sociale e l’autonomia di classe in altri paese che ci stanno aprendo la strada come Grecia, Spagne e Portogallo. Questa visione non è affatto una concessione allo spontaneismo, ma un ritorno alle modalità di intervento sui movimenti autenticamente leniniane. Il compito politico e organizzativo dell’avanguardia politica è proprio quello di orientare e organizzare l’antagonismo sociale emergente e la conflittualità su un terreno costituente. Anche un semplice volantone deve essere in grado di fare chiarezza sulla questione di chi deve e come deve esercitare sovranità, potere. Anche perché la lotta sarà vincente se sarà in grado di disattivare la “governance”, ossia il comando del capitale, le sue forme di dominio nella società e nell’economia, attraverso lo sciopero generale e selvaggio nelle sue nuove forme dell’accampata, dell’occupazione, l’autogestione nei luoghi di lavoro e dei cicli di produzione e dei servizi (vedi l’Argentina), il boicottaggio, il sabotaggio, il rendere impossibile il funzionamento dell’economia e dei rapporti sociali in relazione alla forza materiale della classe, alla sua crescita conflittuale.


  • Marco Santopadre

    Le osservazioni di Roberto ai punti quattro e cinque non colgono la sostanza della proposta. La sostanza è politica e non economica. Perseguire una alternativa come quella indicata presuppone una rottura politica, rovesciare il
    tavolo, appunto. Senza la quale non esistono proposte economicamente “ragionevoli” nè soluzioni tecniche. E’ il presupposto di partenza che dobbiamo cambiare.

    Rete dei Comunisti


  • Renato sellitto

    Finalmente un modo intelligente di discutere su questioni concrete,ove è legittimo anche dividersi per elaborare le proposte capaci di rendere credibile le possibilità di un cambiamento,quindi suscettibili di mobilitare oltre i lavoratori i giovani,vasti strati popolari.
    i contributi che fanno seguito alle proposte sono già interessanti,farebbbene anche FdS a fare uno sforzo per misurarsi con le questioni concrete della realtà concreta invece che inseguire ,stupidamente logiche di schieramento e partecipare a questa pagliacciata delle primarie che qualunque esito non ci allontana dal nuovo “fascismo” dettato dall’UE,da Monti e da Napolitano che a chiare lettere indicano a Tutti che indietro non si torna.

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