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Il Fondo dei desideri

L’Fmi deve restare europeo

20 maggio 2011 Le Figaro Parigi

Con l’eurozona a rischio di collasso, l’Europa non può rinunciare alla direzione del Fondo monetario internazionale a beneficio dei paesi emergenti. Christine Lagarde è il candidato più qualificato per succedere a Dominique Strauss-Kahn.

Gaëtan de Capèle

Dopo l’uscita di scena di Dominique Strauss-Kahn è iniziata una partita a scacchi estremamente delicata per designare il suo successore alla direzione del Fondo monetario internazionale. L’uomo non è certo insostituibile. Nonostante l’incontestabile qualità del suo operato e una capacità riconosciuta di gestire al meglio le situazioni di crisi, ci sono altri candidati altrettanto qualificati in grado di prenderne il posto.

L’Fmi, a lungo assopito, non è tornato a essere il pompiere del mondo solo grazie alle capacità del suo direttore generale; se Strauss-Kahn si è ritrovato al centro dei giochi è stato anche a causa di avvenimenti eccezionali, in primo luogo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi dell’euro che ne è scaturita.

Le difficoltà della moneta unica continuano tuttora, per cui è facile capire come mai gli europei vogliano a tutti i costi che la carica resti a uno di loro. Il salvataggio della Grecia e più in generale la crisi dell’euro occuperanno a tempo pieno le giornate del nuovo capo del Fondo monetario internazionale.

L’assistenza tecnica e finanziaria del Fondo è indispensabile per risolvere la complessa situazione attuale, che va ben oltre le problematiche strettamente legate al vecchio continente. Contrariamente a quanto afferma qualche piromane, infatti, nessuno è in grado di prevedere le conseguenze che la fine dell’eurozona avrebbe sul resto dell’economia mondiale.

La situazione attuale esige una conoscenza approfondita dei meccanismi comunitari e una perfetta comprensione delle sottigliezze politiche locali. Dire che un europeo si troverebbe più a suo agio di un asiatico o un sudamericano nell’affrontare problematiche così delicate non significa insultare qualcuno. E non è un segreto che Christine Lagarde, che ha grande confidenza con la crisi dell’Europa e con molti altri argomenti legati all’Fmi, presenta agli occhi di tutti un profilo adeguato.

Arriverà il momento, come promesso, in cui un rappresentante dei paesi emergenti accederà alle cariche più alte del Fondo monetario internazionale. La globalizzazione dell’economia e lo sconvolgimento dei rapporti di forza in corso giustificano questo passaggio di consegne, che servirà anche a fare in modo che alcune grandi potenze come la Cina smettano di fare corsa a sé e inizino a preoccuparsi del resto del mondo. Ma per adesso c’è da affrontare un’emergenza. (traduzione di Andrea Sparacino)

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Da Indipendent, 20 maggio 2011

Per l’Fmi è meglio un asiatico

Sean O’Grady

Un tempo l’Fmi era un’organizzazione attraverso cui le ricche economie occidentali salvavano quelle dei paesi emergenti in difficoltà. Adesso le cose si sono letteralmente rovesciate.

Con la sola eccezione della Germania e forse del Giappone, adesso è l’occidente a essere teoricamente in bancarotta. Adesso sono le economie asiatiche e sudamericane a finanziare l’occidente. Perfino gli Stati Uniti, che ancora fanno sentire la loro voce al Fmi, sono finanziati dalla Cina. Eppure la Cina dispone di meno voti al Fondo rispetto al Regno Unito.

Il principio di equità imporrebbe dunque di assegnare la poltrona lasciata vuota da Dominique Strauss-Kahn a un non occidentale. Ma c’è anche una motivazione molto pratica: un non occidentale sarebbe di gran lunga più portato a offrire consigli fermi e indipendenti sulla rotta che le disastrate economie della zona euro dovrebbero seguire: una rotta finora sempre esclusa, che consisterebbe nell’abbandonare immediatamente la zona euro.

Sarebbe molto difficile per Christine Lagarde dire ai greci: “Non avete bisogno di un altro bailout. Che il vostro debito sia o meno solvibile, sul lungo periodo la cosa migliore per voi sarebbe uscire ordinatamente dall’unione monetaria”. Per quanto autorevole, penso che il ministro delle finanze francese, come altri candidati europei, sia troppo addentro nell’establishment dell’Unione Europea e troppo radicato nell’élite francese per rinnegare l’euro.

Per un singaporiano lucido e imparziale, invece, raccomandare ad Atene di uscire dalla zona euro sarebbe molto meno traumatico. E se anche così non fosse, staremmo decisamente meglio con qualcuno che non sia amico intimo di Sarkozy. Se è vero che la signora Lagarde conosce la zona euro come le sue tasche, potrebbe anche essere meno capace di vederne le mancanze. L’ “influenza” politica che lei possiede è utile soltanto nella misura in cui è rivolta nella giusta direzione.

Inoltre, l’influenza dell’Fmi è più finanziaria che politica, e i suoi metodi sono tanto intellettuali quanto diplomatici. L’Fmi deve pertanto avere un capo determinato ad andare alla radice dei problemi dell’Europa, e non soltanto a sprecare i soldi con un bailout dietro l’altro. Oltretutto la causa fondamentale delle crisi del debito sovrano dei paesi della zona euro è la concorrenza, oppure la sua mancanza, e l’incapacità dei paesi stessi a riconquistarla nell’attuale sistema.

Niente rockstar

Il regime dei tassi di interesse “a taglia unica” è fallimentare. Adesso la Banca centrale europea sta pianificando aumenti dei tassi nel timore dell’inflazione. Forse in Germania saranno in grado di farvi fronte, ma così facendo spingeranno il già indebolito mercato immobiliare della Spagna ai limiti e le banche sull’orlo dell’abisso, e tutto ciò non potrà che innescare un’altra crisi.

Un’economia nei guai deve avere a disposizione, all’occorrenza, lo strumento della svalutazione della propria moneta (comeil Regno Unito) per riportare le esportazioni a livelli normali. In un futuro indefinito in Portogallo, Irlanda o Grecia si potrebbe fare avanti un politico – e forse sarà un istigatore nazionalista – e chiederà la fine dei sacrifici, dell’ austerity a oltranza, della stagnazione e dell’emigrazione ed esorterà il suo paese a uscire dall’euro.

Il prossimo direttore del Fmi dovrebbe essere così saggio da prevenire tutto ciò. Malgrado il suo status di “rockstar della finanza” la signora Lagarde non è la donna giusta per quella carica. Anche se non riesco a pronunciare il suo nome, preferisco Tharman Shanmugaratnam (il suddetto singaporiano) tutta la vita. (traduzione di Anna Bissanti)

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