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Dopo lo sciopero metropolitano continua la sfida con la Giunta Alemanno

Ci si è chiesti quanto, dentro un quadro politico generale in movimento, servisse aprire uno scontro con Alemanno e la sua giunta sulla manovra di bilancio che sta per arrivare in consiglio, nonché sui processi di privatizzazione che incombono sulle municipalizzate romane.

La risposta sta dentro il corpo complesso delle molte vertenze aperte in città sui più disparati temi. Dai licenziamenti previsti in più comparti e aziende pubbliche alla precarizzazione incessante delle forme di lavoro sia interne che esterne all’amministrazione, dalle dismissioni dei gioielli di famiglia da parte di Atac celati dietro l’imbroglio di un risanamento che non arriverà mai alla cementificazione con alloggi e strutture private verso una città in grado di attrarre grandi eventi e grandi capitali, dall’azzeramento degli investimenti in grado di promuovere produzioni culturali di qualità alla cancellazione del welfare di prossimità sia sul piano sociale che su quello dei nuovi diritti di cittadinanza, dalla noncuranza con la quale si affronta la specificità studentesca e giovanile dentro un presente fatto di precarietà di vita ed esclusione di futuro alle devastazioni ambientali e alle nocività esistenti sul territorio regionale.

Proprio i territori vengono messi a valore e il nuovo profitto viene così estratto dentro un consumo costante di suolo che ha la sola funzione di favorire la rendita e rafforzare consolidate lobbie di potere. Le stesse lobbies che hanno condizionato pesantemente il mandato di Veltroni e che oggi si ricollocano dentro la gestione Alemanno con poche ma significative varianti.

L’accelerazione che si vuole dare alle privatizzazioni e alle dismissioni, alla vendita del patrimonio pubblico, da una parte è legata alla necessità di fare cassa ma dall’altra ci racconta un modello di sviluppo che ignora le necessità del blocco sociale colpito dalla crisi e usa l’emergenza permanente prodotta dalla crisi stessa per definire un’improbabile via d’uscita che lasci intatte le rendite di posizione politiche e le capacità di profitto da estrarre dalle cosiddette “valorizzazioni” del suolo pubblico e degli immobili che sopra vi sorgono. Sembrerebbe quasi una nuova articolazione di quel plusvalore di marxiana memoria e spero di non averla sparata grossa.

Per questo anche se non sarà semplice, bisogna tenere insieme la critica al bilancio provando a modificarlo profondamente e l’affermazione di un’idea di città che confligge sia con il fallimentare modello Roma di veltroniana e bettiniana memoria e soprattutto con quella dell’occupazione e del saccheggio della città da parte di Alemanno, le sue parentele, le sue appartenenze, le sue radici profondamente antidemocratiche. Rifiutare solo sul piano ideologico il mandato di questo sindaco, senza tenere conto del risultato elettorale di tre anni fa può rivelarsi un errore. Appare molto più forte una soggettività metropolitana che lo interroga sulla gestione della cosa pubblica e lo inchioda a responsabilità dalle quali può soltanto fuggire, dimettersi, andarsene, se non concretizza le risposte che servono. Colui che è passato dall’essere paladino della destra sociale a difensore dell’housing sociale pensando di accontentare i costruttori e prendere in giro gli elettori va raccontato per quello che vale: un gran lavoro d’immagine e assoluta nullità nella sostanza. Un bugiardo che sa raccontare bene le sue storielle e che ha Berlusconi come maestro di palazzo.

Roma Bene Comune e le mobilitazioni che hanno visto nel 30 di maggio una prova generale di sciopero metropolitano portano con se la speranza di una rottura possibile di un contesto capitolino che sembrava cristallizzato. Alimentare questo spazio di discussione e rafforzare le iniziative senza disperdere il valore prezioso di ogni singola vertenza/resistenza e soprattutto senza chiudere il tutto dentro una cornice cittadina ma valorizzando l’aspetto metropolitano del percorso, può dotare l’opposizione sociale possibile di uno strumento formidabile di conflitto, senza evocare piazze lontane o immaginari presi a prestito, provando qui ed ora a realizzare le condizioni per una frana inarrestabile che precipiti giù dal Campidoglio un primo cittadino che Roma non si merita.

Venerdi 10 giugno è stato fissato l’incontro tra le realtà coordinatesi nella rete Roma Bene Comune e la giunta comunale

Liberiamo risorse e intelligenze, costruiamo complicità metropolitane, pretendiamo quello che ci spetta!

* Blocchi Precari Metropolitani

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