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Se l’acqua è un diritto umano anche per le Nazioni Unite

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “riconosce che il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”. Così recita il paragrafo principale della Risoluzione 64/292 delle Nazioni Unite, approvata dall’Assemblea Generale ONU il 28 luglio 2010, dietro proposta del Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, Evo Morales Ayma.

Proprio per celebrare il primo anniversario dell’approvazione di questa Risoluzione, si è svolto giovedì 28 luglio 2011, a Roma, presso l’Ambasciata boliviana in Italia, un incontro a cui hanno partecipato l’Ambasciatore, il corpo diplomatico boliviano e quello di altri paesi dell’America Latina, il sindacalismo di base e i movimenti sociali italiani.

“Una Risoluzione assolutamente importante quella delle Nazioni Unite, e che oggi vogliamo qui ricordare, perché oltre a sancire il diritto all’acqua e ai servizi igienico-sanitari come diritto umano, dichiara inequivocabilmente che l’acqua è un diritto essenziale anche per il godimento di tutti gli altri diritti umani”, sono state alcune delle parole espresse da Domenico Vasapollo, della Rivista Nuestra America, che ha introdotto l’incontro organizzato dall’ambasciata della Bolivia in Italia. Ha proseguito nel sottolineare, come scritto anche nella Risoluzione stessa, che nel mondo sono centinaia di milioni le persone che non hanno accesso all’acqua potabile e per questo muoiono ogni anno 1,5 milioni di bambini sotto i cinque anni. Ma ha voluto anche ricordare che per il controllo dell’acqua, nel mondo sono in corso oltre 50 conflitti armati e molte di più saranno le guerre in futuro per questo motivo, come sono centinaia di migliaia le persone che sono costrette ad emigrare per motivi legati alle distruzioni ambientali, primo fra tutti proprio la mancanza e la cattiva gestione dell’acqua. Ha sottolineato l’importante lavoro del Governo del Presidente Evo Morales, sostenuto dagli altri paesi dell’ALBA, che dopo la sua vittoria nata, molto, proprio sulla battaglia che i movimenti sociali, i lavoratori, i popoli originari hanno attuato nel 2000 a Cochabamba contro la privatizzazione dell’acqua, voluta dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale ed attuata dalle multinazionali straniere, prima fra tutte l’italiana Edison, tra le prime cose che ha fatto è stata proprio la pubblicizzazione dell’acqua. Ma il Governo di Evo Morales è andato anche oltre, infatti ha inserito nella Nuova Costituzione vari articoli che dichiarano l’accesso all’acqua un diritto umano fondamentale, che lo stato dovrà garantire un accesso adeguato a tutta la popolazione, che nella gestione dovrà esserci controllo e partecipazione sociale, che i servizi idrici non potranno mai essere oggetto di concessione e privatizzazione, che le fonti d’acqua sono risorse naturali strategiche e che hanno una funzione ambientale, sociale e culturale e che quindi il loro uso sarà prioritariamente per la vita.

Il discorso di Domenico Vasapollo è proseguito nell’analizzare l’importante vittoria nei recenti referendum italiani e come questa sia stata il frutto, come in Bolivia, di una battagliata voluta e sostenuta prevalentemente dai movimenti sociali e dal sindacalismo di base. Ha concluso con una proposta: “dopo la vittoria così importante e schiacciante ai referendum, lanciamo una battaglia per introdurre, come è stato fatto in Bolivia, il concetto dell’acqua pubblica e fuori dal profitto nella Costituzione italiana”.

L’incontro è proseguito con l’intervento dell’Ambasciatore dello Stato Plurinazionale della Bolivia, D. Grover Teran, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per aver organizzato, insieme a tutto il suo staff, questo incontro di celebrazione di un evento così importante come l’approvazione della Risoluzione, e della così numerosa partecipazione. “La Bolivia, che ha proposto e fortemente voluto questa Risoluzione, è orgogliosa della sua approvazione avvenuta esattamente un anno fa”, sono alcune delle sue parole, aggiungendo: “ciò che abbiamo scritto sull’acqua nella nostra Costituzione nessuno lo potrà mai cancellare”. Ha proseguito sottolineando come ciò che è successo in Bolivia è un esempio per tutto il mondo, lo è stato anche per la battaglia referendaria in Italia e lo potrà essere anche in futuro per non far inficiare questo importante risultato nel nostro paese.

Dopo l’Ambasciatore è intervenuto Fulvio Vescia, dell’Unione Sindacale di Base e dei Comitati referendari per l’acqua pubblica, che ha spiegato all’Ambasciatore, interessato a conoscerne i dettagli, come è nata e come si è svolta la battaglia referendaria: “una battaglia voluta e portata avanti dal basso, dai comitati, dai movimenti sociali, dal sindacalismo di base, come è successo in Bolivia, contro tutti e contro tutto” ha detto, “ma la lotta non è finita, non dobbiamo abbassare la guardia, le lobby della privatizzazione dell’acqua, che sono trasversali e che sono rappresentate da tutto l’attuale arco parlamentare come da molti Governatori regionali anche di centro-sinistra, compreso quello della Puglia, non si arrenderanno facilmente e le tenteranno tutte, come già stanno facendo, per rientrare dalla finestra e annullare di fatto l’esito referendario”.

Ha concluso gli interventi Cristina Pavoni, di Roma Bene Comune, una rete di comitati, realtà sociali e territoriali, che a Roma si batte per il diritto all’abitare, contro la precarietà e la precarizzazione della vita, per la difesa dei territori contro la loro devastazione. Ha posto l’accento su come la battaglia referendaria è stata vinta perché tutte le realtà sociali si sono unite dal basso, e sull’importanza quindi dell’unità delle vertenze e delle lotte: “già da un po’ di tempo Roma Bene Comune si è data l’obbiettivo, nel rispetto delle diversità e specificità, attraverso l’unificazione delle lotte, di dare voce e forza a vertenze, conflitti e varie realtà che da sole rimangono inascoltate e marginalizzate”: Come i beni comuni sono un diritto da difendere, aldilà della banalizzazione di questo termine, perché come il diritto all’acqua pubblica anche il diritto alla casa, ad un lavoro garantito, agli spazi di socializzazione, alla salvaguardia dei territori contro le devastazioni ambientali sono beni comuni da conquistare e da difendere. Ed ha concluso: “Grazie allo scambio di esperienze e situazioni, si sta creando anche una rete nazionale tra molte città italiane, con regolari scambi, incontri e work shop. Una riunione nazionale è stata proposta a Roma per il prossimo 10 settembre nel deposito ATAC, recentemente occupato nel tentativo di sottrarlo alla vendita a privati, di Via Settimio Severo a San Paolo”, augurandosi anche una unità con i movimenti sociali boliviani e con il Governo di Evo Morales.

Una iniziativa importante questa organizzata dall’Ambasciata boliviana in Italia, anche per gli interlocutori che si sono scelti, per celebrare il primo anno della Risoluzione che, come già detto, così tanto è stata voluta e ottenuta dal Presidente Evo Morales e dal suo Governo.

Una risoluzione fondamentale, come ha anche sottolineato Rodolfo Benítez, il rappresentante cubano all’ONU, durante il suo intervento alla riunione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si è tenuta ieri in occasione del primo anniversario dell’adozione della Risoluzione: “la Risoluzione 64/292 sul diritto umano all’acqua, adottata un anno fa, per iniziativa dello Stato Plurinazionale della Bolivia, ha segnato un momento storico”.

La risoluzione dell’Onu, come l’esempio boliviano, ha rafforzato e rafforza il movimento italiano contro la privatizzazione dell’acqua e di tutti i servizi di pubblica utilità, sta ora a tutti noi saperne fare buon uso.

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