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Noi non siamo in debito

In tutta fretta il governo Berlusconi si prepara a varare una nuova manovra finanziaria lacrime e sangue imposta dalla Banca Europea e finalizzata a ripianare l’enorme debito pubblico che l’Italia ha contratto con il sistema bancario internazionale.
A pagare questo debito, ancora una volta, saranno precari, lavoratori e le fasce sociali più deboli, coloro che mandano avanti la baracca Italia. In gioco ci sono i servizi, i trasferimenti agli enti locali, le pensioni, i salari e gli stipendi, la svendita dei nostri territori e delle città.
Gli istituti finanziari internazionali avvertono che una pesante recessione è alle porte e che le misure economiche che stanno prendendo i governi europei non basteranno. A breve torneranno a farsi sentire “le ragioni dei mercati” e sarà di nuovo necessario mettere le mani nelle nostre tasche, sempre più vuote.
In Europa sono già in molti ad aver capito che dietro le manovre sul debito si nasconde la cancellazione definitiva del welfare e dei diritti. Cresce nei movimenti la consapevolezza che è ora di smettere di pagare un debito che non abbiamo contratto e di capovolgere la situazione, rimettendo le banche sotto il controllo dei cittadini. Quella che inizialmente sembrava l’idea avventata di qualche esaltato si sta trasformando nell’unica possibilità per non ritrovarci tutti poveri e sudditi senza diritti.
Le proteste e gli scioperi in vista della discussione parlamentare sulla manovra costituiscono dei segnali importanti di una tensione che sta crescendo nel paese. Ma le critiche alla manovra restano ancora confinate dentro un perimetro senza prospettive: la manovra non è solo iniqua perché toglie ai poveri e non ai ricchi, è sbagliata perché non disegna nessuna possibile alternativa.
Non ci basta riconoscere le evidenti connivenze tra mondo finanziario e casta politica e puntare l’indice sui lussi, i privilegi e gli sprechi di un ceto politico ingordo. Occorre un cambiamento radicale, a partire dalla moratoria sul debito, verso un altro modello di sviluppo.
Uscire dalla crisi è possibile se non ci ritroveremo con un governo, magari tecnico, di unità nazionale, che chiami all’assunzione di responsabilità.
Noi non siamo responsabili, non abbiamo causato questo debito e pertanto non vogliamo pagarlo. Siamo totalmente irresponsabili e consapevoli che solo dalla nostra irresponsabilità è possibile sviluppare un’alternativa.
Al furore della nostra rabbia dobbiamo unire la maturità del nostro saperci riconoscere. In Europa le piazze sono tornate ad essere luogo di democrazia reale, di partecipazione e di elaborazione collettiva. É ora anche per noi di mettere in moto indignazione e costruzione, protesta e progetto, rabbia e speranza.
Facciamo delle giornate di contestazione alla manovra finanziaria l’inizio di una nuova stagione. Riprendiamoci le piazze, la parola, il nostro presente. Rendiamo permanente l’assedio! Costruiamo insieme l’incontro nazionale del 10 settembre promosso da Roma Bene Comune.

L’ORA DELLA RESPONSABILITÀ È FINITA – IL DEBITO NON LO PAGHIAMO

Verso la mobilitazione europea contro l’austerity del 15 ottobre 2011

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