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Noi, i pirati del 1° Ottobre

Tra queste certo innanzitutto la tempestività dell’appello di luglio “Dobbiamo fermarli” (con cui finalmente si è colta la portata dell’attacco definitivo alle condizioni di vita degli europei),  la forza evocativa dello slogan “ Noi il debito non lo paghiamo” (che ribalta il paradigma fondamentale di una società in cui il denaro e le sue regole hanno sussunto ogni valore trasfigurando gli esseri umani in debitori), l’incisività propositiva di un “programma” in cinque punti (che indica una via d’uscita realistica proprio perché radicalmente alternativa alle logiche ed agli interessi dominanti).

Per una volta sembra che  i contenuti, le idee, le analisi possano prevalere sulle alchimie polticiste di gruppi, gruppetti, partiti e partitini, correnti e spifferi.

L’idea della nascita di “uno spazio politico” che tenga assieme un vasto e plurale schieramento capace di sfidare il “duopolio” della crisi per tenere aperto lo spazio dell’alternativa sembra prendere corpo nell’inedito incontro tra personalità ed esperienze sindacali, politiche e culturali che si sta cimentando in questa sfida.

Potrà questa “ciurma” di reietti navigare tra i marosi  politici e sociali per sfidare le cannoniere, scassate ma ancora potentissime, del bipolarismo all’italiana?

Dipenderà molto dalla generosità e/o dal cinismo con cui ognuno degli attuali protagonisti saprà rinunciare a parte di se per guadagnare un futuro comune ma soprattutto dalla possibilità che questo “spazio politico ” divenga il luogo di una nuova stagione di partecipazione e profonda innovazione.

Senza nuove idee, analisi, proposte ma soprattutto senza tante e tantissimi nuovi protagonisti anche un buon rimpasto dei migliori gruppi dirigenti non avrà respiro. Al contrario dentro un percorso largo, partecipato ed inclusivo le organizzazioni, gli spazi, i soggetti che oggi rappresentano le forze in campo possono trovare modo di trasmutarsi ed inverare progetti ed idee oggi bloccati.

Suscitare interesse, aprire spazi di reale protagonismo, costruire fiducia attorno ad uno spazio ed una piattaforma che possono apparire come superati e/o illusori è quindi strategico ed urgente ed allo scopo non possono bastare le pur fondamentali antiche forme di confronto e partecipazione tipiche della sinistra.

Per avvicinarsi a questo obiettivo è necessario  fare subito i conti con le nuove forme di cittadinanza attiva che l’uso di massa della rete e soprattutto  l’avvento dei social network  hanno reso possibile.

Per arrivare al cuore ed allo stomaco non dei militanti politicizzati ma di un popolo stanco ed in gran parte ancora profondamente passivo di fronte alla crisi ed alle sue conseguenze, uno dei canali fondamentali che si devono e possono utilizzare certamente quello della Rete.  La Rete però  è un luogo che difficilmente si piega alle esigenze, alle strategie ed anche ai tempi di chi ha si è formato nell’era del ciclostile (come il sottoscritto).

La Rete è un campo dove la battaglia delle idee può alimentarsi di energie inaspettate e nascoste messe in moto dalle nuove e potentissime forme di passaparola che oggi plasmano parte importante dell’opinione pubblica. Questo passaparola, in cui ognuno mette la propria “credibilità” e la propria “faccia” al servizio della causa comune, può generare un positivo circuito partecipativo reale-virtuale-reale.  Per determinare questa dinamica servono però strumenti adeguati ma soprattutto pratiche  che garantiscano a tutti di essere parte del processo che essi stessi stanno alimentando. Essere pronti a questa sfida è già dimostrare di essere disponibili ad una profonda innovazione nelle proprie forme politiche ed organizzative.

Ovviamente senza farsi illusioni. La rete è anche il luogo della semplificazione qualunquista  e della disinformazione dove agiscono poteri e forze che possono contare su risorse tecnologiche ed economiche praticamente illimitate.

L’alleanza politica e sociale che si troverà a Roma il 1 ottobre ( tra l’altro nella forma della più classica ed antica delle assemblee politiche)  dovrebbe porsi immediatamente   il tema di come sia possibile, attraverso lo sviluppo e la libertà di internet, inverare nuove forme di democrazia (diretta o rappresentativa).

La vittoria del Partito Pirata a Berlino è solo un segnale  (come lo è stato ad esempio il Popolo Viola in Italia o in parte gli Indignados in Spagna) di come milioni di cittadini oggi vivono gran parte della  loro vita di relazione, della loro fruizione culturale, della loro stessa identità politica attraverso e grazie alla Rete.

Inserire con la forza necessaria nella piattaforma programmatica il tema della Rete, del suo sviluppo, della sua libertà è la cartina di tornasole della consapevolezza dei promotori dell’intreccio ormai insolubile tra reale e virtuale anche sul terreno della cittadinanza, dei diritti, della democrazia e che “il regime dei padroni” vuole il pieno dominio sia nella fabbrica che sulla Rete.

Non è infatti un caso che Governo Berlusconi in questi anni ha sistematicamente attaccato la libertà della Rete per difendere il monopolio televisivo e zittire le voci critiche ma non sono un caso nemmeno le mancate scelte contro il digital divide e per lo sviluppo della banda larga che hanno caratterizzato anche il centrosinistra subalterno agli interessi oligopolisti che regolano il mercato dell’informazione.

L’Alternativa politica e sociale e la battaglia delle idee hanno quindi bisogno anche di quelle generazioni di internauti che cercando di sfuggire ai dominatori del reale e del virtuale.

La sfida per una sinistra che come dice Cremaschi “sappia di nuovo far paura ai padroni” necessita di un linguaggio capace di restituire senso alle parole anche con l’ironia.

Ed allora diamoci subito i contenuti giusti e la piattaforma adeguata e poi, prima che altri ci chiamino prima illusi e poi provocatori o terroristi, magari troviamo NOI i molti motivi per dire che effettivamente  “siamo Pirati”.

NOI Siamo Pirati perché vogliamo per i lavoratori e le classi popolari quelle risorse che l’Europa delle Banche e dei Mercati vuole invece strappare loro come il peggiore  degli strozzini; NOI siamo Pirati perché non vogliamo opere inutili e dannose come la TAV o il Ponte;  NOI siamo Pirati perché vogliamo essere liberi quando votiamo, quando lavoriamo ed anche quando navighiamo tra gli scogli della Rete.

Fratelli della costa il 1° Ottobre troviamoci tutti all’Ambra Jovinelli

* Direttore di Libera Tv e firmatario dell’appello “Dobbiamo fermarli”

Per Info:

https://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/

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