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Lettere da strappare

La Bce ha mandato una lettera al governo in cui chiede di distruggere tutto lo stato sociale, tutti i nostri diritti, di mettere all’asta i nostri beni comuni per pagare le cambiali del nostro debito alle banche e alla speculazione finanziaria internazionale. Berlusconi, come la monaca di Monza, alla fine ha risposto. E ha risposto accettando tutte le condizioni capestro e mettendocene anche qualcuna in più. Da alcuni settori dell’opposizione politica e mediatica al governo è venuto il commento che quello sarebbe il libro dei sogni. Mi chiedo cosa sognino queste persone, perché lì non ci sono sogni, ma solo terribili incubi ed è la prima speranza di noi tutti che essi non si possano realizzare né oggi né mai. Non parlo solo della libertà di licenziamento, sempre desiderata e sempre più vicina, visto l’articolo 8, visti i ricatti aziendali, vista la distruzione dei diritti e l’estensione della precarietà. Oggi un tallone di ferro schiaccia il mondo del lavoro e ogni misura di flessibilità e di liberalizzazione serve solo a calare i salari e i diritti, a sfruttare di più. Per questo l’accordo del 28 giugno non è un freno ma è una inutile resa a questa aggressione. Ma a tutto questo si aggiungono poi le misure apparentemente più neutre, a partire dall’avanzo primario di bilancio, che significa in realtà la distruzione di ciò che resta dello stato sociale, per finanziare le banche. A tutto questo si aggiungono le  privatizzazioni e le liberalizzazioni. Così si cancella la nostra democrazia, a partire dal referendum di giugno, ove la grande maggioranza degli italiani aveva detto no alla privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni. All’opposto di ciò che grida il movimento occupy wall street, non si segue ciò che chiede e ciò di cui ha bisogno il 90% della popolazione, ma si difendono gli interessi e il potere della parte più ridotta del 10%.

Questa lettera di intenti è semplicemente una cambiale sulla nostra democrazia. Bisogna rifiutarla oggi, con le lotte e con la mobilitazione democratica – ci trattano come la Grecia, dobbiamo reagire come il popolo greco. Tutte queste lettere pongono anche un problema grande come una casa alle opposizioni e ai sindacati. Una volta che finalmente ci saremo liberati di Berlusconi e della sua costosissima ridicolaggine, cosa faranno tutti gli altri? Quelle lettere valgono anche per le opposizioni, valgono anche per i sindacati, valgono anche per la Confindustria, si o no? L’Europa delle banche lo vuol sapere. Ad essa non importa chi firma una lettera di intenti, ma se quella lettera si può riscuotere comunque, chiunque governi. Per difendere la nostra democrazia le opposizioni e i sindacati devono dire prima di tutto che quelle lettere non valgono nulla e non sono esigibili. Altrimenti la crisi della nostra democrazia affonderà nella palude delle finzioni. La lettera della Bce, la lettera di Berlusconi vanno strappate in faccia all’Europa, altrimenti sono tutte chiacchiere.

 

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1 Commento


  • Agostino SABATO

    Caro Cremaschi , credi ancora che questo lo si possa fare dall’interno della grande Cgil ?
    La Cgil della craxiana non pentita che “consente” che il segretario regionale della Basilicata si debba dimettere perchè bocciato nella sua proposta di consentire una gestione unitaria del sindacato con l’ingresso della “minoranza” nella segreteria ?
    Ed alla Fiat-SATA di Melfi ben 13 Delegati, su 18, della FIOM, per continuare a non lavorare e sotto ricatto della Direzione, chiedono le dimissioni del Segretario De Nicola perchè non firma per il nuovo sistema di produzione Ergo Uas, che consente di fare lo stesso numero di auto in una settimana con 2 giorni di cassa integrazione e meno dipendenti .
    E’ questa la Cgil “che vogliamo” ?
    Gli operai di Unità Popolare della Fiat-SATA di Melfi

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