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Roma città violenta? No, del profitto

 

Il problema di Roma è di aver trasformato ogni questione in un fatto politico. Alluvione? Colpa di Alemanno. Traffico? Colpa di Alemanno. Omicidi? Colpa di Alemanno. È realmente così? È Alemanno il male di questa città? Oppure la causa di questa corsa verso il baratro che ha intrapreso ormai la Capitale è da ricercarsi altrove, o anche altrove?

Tralasciando la questione omicidi e violenze, purtroppo “marginale” in quanto effetto finale e non causa della situazione, ci sono una serie di elementi dai quali partire per analizzare concretamente – e non politicamente – la situazione.

Roma ha iniziato il suo declino quando ha iniziato a percorrere una strada pericolosa: la strada dell’emergenza e dei grandi eventi.

Dalla notte bianca ai grandi concerti sotto il Colosseo, dai Mondiali di Nuoto alla corsa olimpica passando attraverso stronzate (perdonate il francesismo, ma non trovo termine più adatto e meno scomodo al tempo stesso) quali la “sostituzione urbanistica”, alias abbattimento, ricostruzione e ulteriore cementificazione di Tor Bella Monaca, fino al Gran Premio di Formula 1. Il tutto, passando da sempre nuovi e sempre più grandi centri commerciali (da Parco Leonardo a Porta di Roma fino a Euroma 2), nuovi e sempre più inutili porti turistici (Fiumicino, Ostia, Anzio…), più grandi e sempre più devastanti aeroporti, ulteriori e sempre più devastanti autostrade. Tutto questo è direttamente collegato con il “baratro-Roma”: il territorio è abbandonato, dimenticato, usato, violentato, vessato, cementificato. È vittima di giochi politici, imprenditoriali, purtroppo criminali.

Anziché lavorare per far uscire Ostia, ad esempio, da una crisi occupazionale, sociale e ambientale ci si è concentrati su come attrarre turisti, da piste da sci vista mare a isole artificiali per casinò al largo della costa fino a progettare una “riqualificazione” del waterfront (ormai così, a Roma, si chiama il lungomare) fatta di solo cemento. Fiumicino è ormai vittima di uno stupro senza fine, tra centri (e porti) commerciali, il fallimentare porto turistico (i cantieri del Porto della Concordia, porto per yacht di lusso, sono fermi da quasi un anno e nessuno sembra preoccuparsene), il raddoppio dell’aeroporto in progetto (con conseguente abbandono e cementificazione della campagna del litorale romano).

E siamo solo alla costa. Il 12° municipio sarà il municipio delle autostrade e delle superstrade. Addio al parco di Decima, zona Tor De Cenci, dove passerà la bretella che collegherà la Roma-Fiumicino con la futura Roma-Latina. Per non parlare dei progetti legati all’Eur: i due grattacieli a ridosso di Euroma 2 sono in via di ultimazione, la Nuvola di Fuksas un giorno, forse, verrà terminata. Così come un giorno si concluderà l’abbattimento (fermo da oltre un anno) e la ricostruzione delle ex Torri delle Finanze su progetto di Renzo Piano. Per non parlare della cementificazione dello spazio dove una volta sorgeva il Velodromo. Il tutto mentre il vecchio Luneur è ancora chiuso (e abbandonato) e nella zona della vecchia Fiera di Roma verranno costruite nuove case, ovviamente di lusso, a ridosso di un quartiere popolare – e abbandonato a se stesso – come Tor Marancia.

Evitiamo, per non farci del male, di parlare del centro storico, ormai terra conquistata da gruppi bancari e big del commercio, dove i cittadini sono solo un fastidio alla definitiva commercializzazione.

E se basta l’apertura di un megastore dell’elettronica in quel di Ponte Milvio per far precipitare Roma nord nel caos, figuriamoci cosa accadrà se nella medesima zona dovesse sorgere il villaggio olimpico quando, nel 2020, a Roma si vorrebbero le Olimpiadi. Olimpiadi che, secondo progetto (quale progetto?) dovrebbero servire per “riqualificare” l’area del Tevere. Benissimo. Ma cosa significa “riqualificare”? A Roma, per riqualificazione si intende, ad esempio, prendere un quartiere, popolare e complicato come Tor Bella Monaca, abbatterlo (ovviamente solo le case che sorgono a ridosso della prossima linea metropolitana), spostare gli abitanti in una nuova zona (una volta verde e ovviamente lontana della metro) e “premiare” i costruttori con le aree lasciate libere dai “popolari”: quelle vicine alla metro, che verranno vendute a prezzi stellari.

E se lì vicino c’è una cattedrale nel deserto, la città dello sport di Calatrava voluta da Veltroni (non da Alemanno!!!!) per i mondiali di nuoto del 2009, quelli della “cricca bipartisan” e ancora oggi in costruzione (siamo nel 2012!!!!), poco importa: visto che un cantiere c’è, perché non far precipitare lì altri 2milioni di mc di cemento sotto forma di palazzi e centri commerciali? Povera Romanina….

Questa è solo una piccola, parziale, sfocata fotografia di un pezzo della Roma che è, e che potrebbe essere se non si mette freno – dal basso – a quanti hanno intenzione di fare della Capitale terra da saccheggio. Questa è un’istantanea che fa da triste sfondo a violenze, sparatorie, gambizzazioni, omicidi per i quali sembra che l’unica soluzione, bipartisan, sia più polizia, più repressione, ergo più violenza.

Possibile che è così difficile ammettere il fallimento di un modello di città nato dalla coppia di fatto Veltroni-Bettini e portato a compimento dalla Destra (poco) sociale e (molto) commerciale di Gianni Alemanno?

Possibile che se piove e Roma si allaga è colpa di Alemanno? Possibile che se si spara per strada è colpa di Alemanno? Possibile che se c’è traffico è colpa di Alemanno? Non sarà che se Roma si allaga, se per Roma si spara, se a Roma c’è traffico, la colpa è di chi si è lasciato attrarre dai vari Euroma2, Parco Leonardo, Porta di Roma, lasciando che le nostre strade, i nostri quartieri, si svuotassero di persone e si riempissero di profitto?

Fonte: controlacrisi.org | Autore: Daniele Nalbone

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