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Roma, la città delle pistole. Cronache nere come i cuori

 

«Sono colpito e preoccupato dal clima di tensione che sembra montare in Italia», scrive il caro leader di CasaPound Italia, Gianluca Iannone, in una lettera aperta al Presidente Napolitano. Il sonno filantropo teme che la sua paciosa confraternita possa diventare un «un ottimo capro espiatorio, una vittima sacrificale perfetta da offrire alla pubblica opinione come diversivo in tempi di sovranità nazionale limitata». Dopo aver tempestato le redazioni, compresa questa, di lettere di diffida per chiunque notasse le connessioni tra Casapound e lo stragista di Firenze, il conducator di Via Napoleone III ha fatto marcia indietro sul corteo di ricorrenza della strage di Acca Larentia (2 militanti uccisi nel ’78 in un agguato e un terzo da un ufficiale dei carabinieri) preannunciato e poi depennato dalle agende sia da Cpi che da Forza nuova, cugini-competitor. Questo non significa che l’ex sede del Msi nel quartiere Appio Tuscolano non diventi teatro di un “presente”, una commemorazione di camerati, con ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini della zona.
Se è verosimile che l’organizzazione di Iannone, in crisi di credibilità dopo le vicende fiorentine e l’arresto di uno dei suoi capi per l’aggressione a un consigliere Pd romano, non cerchi una imbarazzante sovresposizione mediatica, è vero che le vicende della guerra di mala – 35 morti nell’ultimo anno e numerosissimi episodi oscuri – e quelle di nomi noti dal “cuore nero” si sovrappongono sempre più spesso anche se la magistratura, per ora, esclude che ci sia una pista politica. Alemanno, appena rientrato da un’escursione in Patagonia, ha detto che ci sono troppe pistole in giro. Come fa a saperlo?
Martedì scorso, a Tivoli Terme, un paio di giovanottoni cascomuniti sono scesi da un T-max, hanno puntato una pistola al petto di Francesco Bianco poi lo hanno gambizzato. Potevano ammazzarlo ma lo hanno solo punito. «La politica non c’entra», ripete chi indaga ma Bianco viene dai Nar (era alla guida dell’auto coinvolta nella rapina contro l’armeria Centofanti a Monteverde vecchio, il 6 marzo del 1978, in cui perse la vita Franco Anselmi, e figura anche fra i 28 soggetti per i quali sono stati impartiti ordini di cattura per la strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980) ed è ancora all’Atac dopo una sospensione per certe scritte antisemite. Si tratta della Parentopoli nera che vede le municipalizzate rimpolpate da ex di Terza posizione e di altri raffinati club come Avanguardia Nazionale, Europa civilità o la Banda della Magliana. E il teatro dell’agguato a Bianco è anche conosciuto come Naziland, la provincia a est di Roma. Come non pensare alla dinamica del ferimento del coordinatore regionale di Cpi, gambizzato con una sparachiodi al Flaminio. Informatissimo, il sito di Contropiano ricorda che nello stesso mese di aprile, in pieno scandalo per il Madoff dei Parioli (un passato in Ordine nuovo anche per Lande), viene ucciso Roberto Ceccarelli, personaggio complicato, broker con frequentazioni a cavallo tra cuori neri, ultras, mafia catanese e malavita, un classico. L’operazione si chiamava “Capricorno” riguardò 33 rapine ed è del 2003.
Intanto l’ideologo di Cpi, Adinolfi, va a trovare Bianco in ospedale e il tam tam della rete invita i camerati a visitare il ferito. E, girando sulla rete ci si imbatte in alcuni post, su siti vicini ai fascisti del III millennio, che ipotizzano un virus della Cia alla base dell’impazzimento di “camerati” come Casseri o Vattani, diplomatico di giorno e nazi rocker di notte.
Iannone sente puzza di «giri di vite, di caccia alle streghe, di punizioni esemplari, di arresti di massa, di provocazioni, di scoop giornalistici costruiti ad arte e di inquinamenti probatori». E domani, a quanto pare, non si farà vedere al “presente” di Acca Larentia – inseguito dall’anatema della rete che lo accusa di volersi rifare la faccia per trattare con Pdl e Fli. Nell’ex sezione del Msi, dopo le mutazioni genetiche della Fiamma, c’è una famiglia, i Giannotta, a conservarne la memoria. Il padre era il presidente della sezione. I figli sono piuttosto famosi. Cristina guida l’associazione culturale D’Annunzio (soci tutti gli altri familiari) che nel gennaio 2010 ricevette dall’Ama alcuni locali – poi disdetti – a piazzale del Verano. All’Ama c’è Mirko, suo fratello, che per incarico dovrebbe avere a cuore il decoro urbano ma la città è piena di scritte antisemite e di poster clandestini in memoria di questo o quel camerata. Mirko ha un passato burrascoso, compresa una condanna in rito abbreviato a un anno e otto mesi nel 2005 per rapine a banche e gioiellerie con il fratello Fabio. Già, Fabio: spiccava tra gli arrestati per “Capricorno”, poi ha fatto parlare di sé per la tentata rapina con il carro attrezzi a Bulgari in via Condotti. A seguire il mezzo c’erano due T-Max. Il capo, secondo le cronache del 2006, sarebbe stato Claudio Nuccetelli arrestato col figliastro solo 17 giorni fa per la “santabarbara” trovata in un garage dell’Alessandrino (munizioni, pistole, fucili e mitragliatrici, auto e moto rubate, falsi distintivi e uniformi, parrucche, passamontagna e caschi). Ecco un po’ di tutte quelle pistole che Alemanno vede girare.

* Da Liberazione 

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