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I Forconi e le proteste in Sicilia. Interventi e commenti

Perché non ci spaventano i Forconi
Documento di Infoaut, Palermo

I cinque giorni di blocchi annunciati dal movimento dei forconi sono finiti. Ma la lotta contro la crisi e i ricatti del debito sembra ormai aver raggiunto gli animi di chi abita le terre siciliane e ampie parti del movimento hanno annunciato di voler proseguire ad oltranza.
Oggi un grande corteo di oltre mille studenti ha siglato a Palermo la vicinanza e la complicità del tessuto metropolitano alla lotta e alle rivendicazioni di chi, con i blocchi di tutta la settimana, ha provocato tanti disagi: dalla penuria di benzina a quella degli alimentari a breve conservazione ai disagi alla mobilità. E questo nonostante i tentativi, cresciuti esponenzialmente man mano proseguiva la protesta e la durezza delle pratiche, di criminalizzare il movimento da parte dei media e di molti intellettuali ed opinionisti.
I punti attaccati da questi politicanti sono stati diversi ma riconducibili sotto tre semplicistiche etichettature da appioppare ai manifestanti: mafiosi, fascisti e strumentalizzati (da Lombardo e Miccichè).
A ben vedere tutte critiche provenienti da chi, a soli cinque giorni di mobilitazione, è già tagliato fuori da ogni possibilità di recuperare le forze in campo (Confindustria, il partito di Repubblica & co.), o da chi, più semplicemente, analizza il reale completamente al di fuori da ogni materialismo e si aspetta un tessuto in agitazione pronto per l’uso, pulito e scevro da interferenze esterne.
La protesta popolare che si è diffusa in Sicilia, come tutte le proteste di questo tipo, è complessa, di massa e contraddittoria, ma di sicuro parla il linguaggio della lotta contro la globalizzazione, contro equitalia e lo strozzinaggio legalizzato che mette sotto ricatto larghe fasce della società siciliana, contro la casta politica di destra e di sinistra che sta mettendo in ginocchio i lavoratori e le loro famiglie, contro l’aumento dei prezzi della benzina e il carovita in generale. E a questa analisi che ha individuato i giusti nemici il movimento dei forconi fino ad ora ha affiancato la giusta pratica della lotta. Blocchi stradali, fermo di tutti i tir che entrano ed escono dalla città, e momenti di propaganda contro i governi regionale e nazionale.
Per avere delle risposte chiare alle critiche addotte al movimento circa le strumentalizzazioni da parte di forze politiche reazionarie ci è bastato mescolarci con chi, a Palermo, ha portato avanti i blocchi e le manifestazioni, ci è bastato ascoltare in prima persona le voci dirette o amplificate dai megafoni e leggere le parole urlate sui cartelli e i volantini: può anche darsi che qualcuno abbia (o più plausibilmente abbia avuto) mire su questa mobilitazione, ma chi scende in piazza dimostra quotidianamente di non aver alcuna fiducia in nessun politico o politicante, che sia di destra o di sinistra, dell’Mpa o di Forza del Sud. Ma d’altronde, anche se il tutto fosse partito sotto la spinta di qualche Miccichè di turno, quello che appare è che la sua scintilla ha divampato un incendio che non è più in grado di controllare (e lo dimostrano gli incontri con Lombardo tutti ad esito negativo).
Per quanto riguarda le paure fasciste dentro il movimento nessuna parola ci sembra più adeguata che quelle usate dal comunicato di Anomalia e VikLab: “crediamo sia biologico, nelle origini di questi movimenti, che venga ricercato supporto in chiunque lo conceda; non è forse più significativa la colpa di chi (…) rimanendo distante dalla materialità dei rapporti sociali, lascia spazio di agibilità a costoro che, ovviamente (e dove sta la novità?), cercano di agire questo spazio attraverso il loro sporco populismo? Non è forse il solito esercizio retorico di “sinistre da salotto” in attesa di momenti messianici già pronti e confezionati e mai pronta a “sporcarsi le mani” in dinamiche che vanno irradiate di contenuti, non certo tenute a distanza”.
Per le accusa riguardo le infiltrazioni mafiose ci sembra invece di poter fare un parallelo tra quella che è la criminalizzazione più classica a livello di mobilitazioni nazionali, i black-bloc, e questa che è la più classica per le mobilitazioni da Napoli in giù: impossibile non pensare alle accuse identiche mosse a chi in Campania lottava per non vedere costruito un inceneritore dietro casa (ma di esempi potrebbero farsene tanti altri). La procedura è sempre la stessa: prendi il mostro cattivo (che sia germanofono, nero e col passamontagna, o terrone, basso e con la coppola poco importa), fotografalo tra i manifestanti e dissemina la paura. Non sembra neanche il caso, dunque, di sprecare energie per parlare di questioni del genere.
Quello che sembra centrale è invece che a partire da quella che doveva essere una rivendicazione quasi corporativista di un paio di categorie, stia divampando una protesta realmente estesa e di popolo. Si diceva all’inizio che, come è ovvio che sia a dispetto di quanto si augurano intellettualoidi e politicanti radical-chic, una situazione del genere sia complessa e contraddittoria, ma criminalizzarla sin da principio è un doppio errore.
Intanto perché le contraddizioni in questo modo vengono risolte con la facile assimilazione del movimento da parte di chi offre sponde politiche. In secondo luogo perché non permette di cogliere i reali motivi per cui una massa così numerosa di persone stia scendendo in piazza per urlare la propria rabbia contro un sistema economico ingiusto ed uno politico sordo ai propri bisogni.
Siamo di fronte, senza voler fare facili parallelismi o semplificazioni fuorvianti, a quella stessa eccedenza che da Madrid a New York ha riempito le strade e le piazze per rivendicare un’esistenza più dignitosa e una vita più felice contro il sistema economico-finanziario globale e contro quelli politici-istituzionali che lo innervano, siamo di fronte a quella rabbia che a poche miglia di mare ha provocato la caduta di regimi ventennali…eppure la solidarietà e la simpatia che quegli stessi opinionisti muovevano verso movimenti così ampi ed eterogenei pare perdersi adesso nella paura di doversi confrontare e scontrare con un fascista o un padroncino, o in quella di avere un movimento reale giusto a casa propria.
A noi pare di dover salutare con entusiasmo questo movimento siciliano e di augurargli una lunga vita e una rapida espansione.
Infoaut-Palermo
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Usb: Connettere le lotte non esorcizzarle

Il comunicato della Unione Sindacale di Base sulle proteste in Sicilia

Secondo l’Usb, la rivolta in atto in Sicilia rappresenta un “fenomeno sociale assolutamente chiaro, a prescindere dalle eventuali e possibili strumentalizzazioni di forze e personaggi legati alla destra o a soggetti legati alla mafia, come qualcuno sta paventando in questi giorni”.
E’ infatti evidente che ciò che muove migliaia di donne e di uomini a scendere per le strade siciliane è legato strettamente al peggioramento, pesante, progressivo e repentino, delle condizioni di lavoro e di vita anche per quei settori di piccola e piccolissima imprenditorialità e di lavoratori autonomi che negli anni passati hanno meno risentito della crisi.  Aumentano le tasse, si riduce l’attività di lavoro, ricomincia a salire l’inflazione soprattutto per l’aumento dell’Iva e dei carburanti, le banche chiudono i rubinetti o pretendono tassi da usura: questo micidiale mix sta colpendo sia i lavoratori dipendenti, sia quel ceto medio, ormai ex, che si sta fortemente impoverendo.
C’è anche da sottolineare – afferma l’Usb – che, mentre i lavoratori dipendenti hanno difficoltà a rendere palese il proprio dissenso, legati come sono ai sindacati concertativi e a quei partiti politici che sono la spina dorsale del governo Monti, “questi “nuovi poveri” hanno meno legami strutturati con le forze sociali e politiche e il dissenso sfocia naturalmente nella protesta eclatante e nella rivolta”. L’USB ritiene quindi che la reazione dei lavoratori non possa essere minore di quella che sta emergendo in Sicilia e che, anche per “evitare strumentalizzazioni di carattere politico o addirittura di infiltrazione mafiosa nell’ambito della protesta di questo nuovo blocco sociale, sarebbe necessario creare connessioni con le lotte dei lavoratori dipendenti”.
Lo sciopero generale del 27 gennaio e la manifestazione nazionale che si terrà a Roma nella stessa giornata sono quindi un’occasione importante per tutti coloro che si oppongono al governo Monti, alle sue misure, all’Europa delle banche e al ricatto del debito pubblico.

Unione Sindacale di Base

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Movimento dei forconi: sporchi, brutti e mafiosi
Un commento di Controlacrisi.org

Centinaia e centinaia di blocchi stradali e manifestazioni in tutta la Sicilia che arrivano a coinvolgere oltre 100mila persone per quattro giorni. Hanno causato fra l’altro l’esaurimento delle scorte di carburante ma anche di quelle di prodotti alimentari in molte città della Sicilia. Da qui la mobilitazione si è propagata in Calabria dove sono sorti gruppi organizzati che richiamano al movimento dei forconi siciliani. E dalla Sardegna il Movimento dei pastori sardi, ha espresso “tutto il suo sostegno, la solidarietà e la sua fratellanza con il Movimento dei Forconi in Sicilia nato nella scorsa primavera da un gemellaggio con gli agricoltori siciliani”. ha affermato a nome dei pastori sardi Felice Floris. “Questo momento di protesta – ha aggiunto Floris – dimostra che anche nei momenti più difficili che popolo dei contadini, pastori scende in piazza per reclamare i propri diritti senza aver paura di strumentalizzazioni fini a se stesse”.
Di fronte a una straordinaria diffusione della protesta che in questi termini nel sud non si verificava ormai da molti anni ecco esprimersi con estrema evidenza il meccanismo concettuale che presiede al giudizio sui fenomeni sociali al sud che si può far ascendere agli anni immediatamente post-unitari. Quando al Sud ci sono forme di insorgenza queste non possono che essere arretrate, violente, torbide, inquinate, sanfediste, confuse e ovviamente mafiose.
Ed è paradossale e al limite del farsesco che ad affibbiare la qualifica di mafiosi sia il presidente della Confindustria siciliana (cioè l’associazione di quello che una volta si chiamavano padroni). E per alimentare diffidenza e sospetto verso i camionisti li si indica con il termine di ‘padroncini’.
Non ci meraviglia certo che il prefetto di Palermo alimenti il sospetto di Bello. I prefetti hanno fatto questo mestiere fin dal 1861.
Ma non son o solo le ‘forze padronali’ o i ‘giornali asserviti al grande capitale’ ma anche le forze che si richiamano alla sinistra a diffidare e denigrare.
Così l’ex sindaco di Vittoria ed ex deputato ragionale del Pci, Francesco Aiello, il quale, commentando ieri le manifestazioni, ha dichiarato: “Le forme di ribellismo a cui stiamo assistendo in occasione della manifestazione “Forza d’urto” non solo esprimono confusamente la voglia di protesta della nostra isola ma rischiano anche di incanalare nell’alveo della contestazione settori della società siciliana che potrebbero inquinare la legittimità delle rivendicazioni”.
“Il sicilianismo che da tempo teorizzo, che con scelte chiare e nette ha cercato di portare in primo piano le esigenze del nostro territorio – ha aggiunto Aiello – non può essere messo a repentaglio da una serie di iniziative che, nell’esasperazione del momento complessivo, fomentano lo scontro sociale in Sicilia e, peggio ancora, rischiano di determinare episodi spiacevoli come quelli che si sono già verificati in queste ultime ore”.
Rifondazione comunista come era da attendersi concede di più alle ragioni della protesta: “La mobilitazione avviata dal movimento dei i Forconi – si legge in un comunicato di Rifondazione comunista della Sicilia – si fonda su una crisi economica devastante, che in Sicilia sta distruggendo da tempo interi comparti produttivi, soprattutto quello agricolo e della pesca, e che è resa ancora più drammatica dall’assenza di contrasto alle politiche comunitarie, ai provvedimenti fallimentari di Lombardo e alla manovra economica del governo Monti. L’aumento spropositato del gasolio e della benzina, dell’Iva, dei ticket autostradali e dei traghetti creano grosse difficoltà economiche alle imprese ed hanno effetti recessivi e inflazionistici che vengono scaricati sulle fasce più deboli della popolazione”. Giusto. Ma poi come continua il comunicato?: “La protesta, che vede partecipare lavoratori e disoccupati che rivendicano giustamente i loro diritti, è stata egemonizzata dagli autotrasportatori e dalle agenzie di riferimento, guidate da personaggi riferibili ad ambienti riconducibili alla criminalità organizzata, che operano con l’obiettivo di strumentalizzare il malcontento popolare a favore del disegno autonomistico di Lombardo e di quei settori del centrodestra che sono apertamente schierati per agevolare gli affari e gli interessi della borghesia mafiosa”.
Un esplicita dichiarazione di diffidenza e di estraneità a quei movimenti
Certo c’è da fare la prova democrazia. Bisogna che ai manifestanti venga fatta l’analisi del sangue per capire se sono mafiosi o meno.
Eppure non sono pure i benzinai, i camionisti, i contadini, i pescatori soggetti al bio-potere, al capitalismo finanziario, non sono stati anche loro espropriati di tutto? Non sono forse nella gran parte dei casi lavoratori classificati come “autonomi” giusto per poter essere meglio sfruttati e avere minori garanzie? Beh certo non si esprimono (per fortuna) nei termini del “politically correct” nelle sue diverse declinazioni. Certo (giustamente) mettono tutti nel mucchio senza fare distinzioni.
E’ straordinario l’imbarazzo che si coglie anche nella sinistra più radicale anche dei movimenti di fronte al questo “ribellismo”. Ormai sono tanti i siti che aggiornano con straordinaria puntualità e rapidità delle manifestazioni e dei movimenti anche più minuti. Un tesoro prezioso per comprendere quanto si agita nella società. Ebbene fino a ieri in nessuno di questi (Ciroma.info compreso) si è trovata una parola su quanto stava avvenendo in Sicilia. Ammutoliti.
Ah questo mondo che non è mai come lo vorremmo!Movimento dei forconi: sporchi, brutti e mafiosi

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Arancia metalmeccanica non si fida dei Forconi
Intervento del circolo “Mille Papaveri Rossi” del Prc di Francofone (Siracusa)

Il circolo ‘ Mille Papaveri Rossi ‘ del partito della rifondazione comunista di Francofonte capisce ed è molto sensibile, come lo è sempre stato, alle proteste di tutte quelle centinaia di lavoratori onesti siciliani che in questi giorni stanno occupando e bloccando le vie principali dell’isola, ne capiamo la disperazione, il malcontento, il senso di sfruttamento e l’impoverimento, proprio perchè lo viviamo nella nostra stessa pelle. Ma siamo altrettanto sensibili a tutti quei lavoratori che a causa del blocco non possono nemmeno guadagnarsi la giornata, come braccianti , precari o prestatore d’opera occasionale in un cantiere, il piccolo produttore che ha la necessità di raccogliere il prodotto , il commerciante che viene costretto a chiudere con le minacce, ecc..lavori per mantenere la famiglia , in un periodo di crisi generale ma particolarmente pesante per la nostra zona. Non partecipiamo a questa mobilitazione per alcuni motivi: perchè i promotori, capi dei movimenti in questione, sono persone di dubbia provenienza e appartenenza politico-culturale e dall’oscuro passato,che hanno  beneficiato di politiche clientelari e di finanziamenti utilizzati come elemosina o per fare le campagne elettorali con la busta della spesa compra-voto, persone che in fondo portano solo rivendicazioni di tipo corporativo, e non appena qualche concessione verrà loro fatta tutto ritornerà come prima, altro che rivoluzione!. Non partecipiamo perchè non condividiamo i tempi, i modi e i metodi scelti per questa protesta, si stanno facendo solo danni (la guerra dei poveri si sta innescando), si sta mettendo in ginocchio la già debole economia regionale. Il fenomeno resta comunque qualcosa di straordinario perchè finalmente si vede nei siciliani la voglia di cambiare e di lottare, di rivendicare i propri diritti . Ma attenzione, attenzione ai facili entusiasmi e alle strumentalizzazioni, serve lucidità e vera organizzazione, serve individuare i veri obiettivi da raggiungere e i veri responsabili da combattere. Quella parte della classe politica responsabile in questi anni del malgoverno dell’isola che si combatte non bloccando le strade ma presidiando i palazzi del potere con loro dentro, presidiando le banche usuraie legalizzate e vere detentrici del potere economico e politico. Si chiedono cambiamenti strutturali e non i soliti sussidi che servono solo ad alimentare politiche clientelari e non determinano uno sviluppo reale del comparto agricolo . Tutte cose che non vediamo presenti in questa contestazione le cui rivendicazioni sono confuse e incomprensibili , in cui i leader sono stati e sono parte integrante di quel sistema che dicono di voler combattere .

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Da Indymedia

Chi sono i leader del movimento dei Forconi

Imprenditori agricoltori, autotrasportatori, armatori: insomma padroni e padroncini.
A guidare la protesta che sta animando la Sicilia in questi giorni sono i nomi e le storie politiche controverse di uomini cresciuti all’ombra dei poteri forti, ascari di una classe dirigente fallimentare (da Cuffaro in giù) che hanno deciso di mettersi in proprio sfruttando il malcontento popolare nella migliore tradizione gattopardista e con una passione comune: la morbosa aspirazione ad una poltrona. Ecco chi sono i leader di Forza D’Urto e dei Forconi al netto di miti e leggende:
Martino Morsello
Martino Morsello, 57 anni di Marsala, ex imprenditore, già deus ex machina di Altragricoltura. E’ stato consigliere comunale a Marsala dal 1980 al 1993 e più volte Assessore per conto del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi. Nel 2008 candidato all’Assemblea Regionale Siciliana per la lista degli autonomisti a sostegno dell’attuale governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. Tra i punti del suo programma figurano anche i condoni previdenziali per le attività agricole artigianali e industriali. Ultimamente si è avvicinato a Forza Nuova partecipando, lo scorso 10 gennaio al congresso nazionale del movimento neofascista dove ha dichiarato: “Forza Nuova, unico partito con cui interloquiamo”. E’ titolare del dominio internet del movimento dei forconi e gestisce, assieme alla figlia Antonella, dipendente di Forza Nuova di Terni, la pagina Facebook del movimento.
Mariano Ferro
Mariano Ferro, imprenditore agricolo di Avola, ex Forza Italia, ex Mpa con ambizioni in politica, candidato in passato alle amministrative, a sindaco di Avola e poi alla Camera, ma senza successo. E’ intervenuto all’assemblea regionale del Mpa di Raffaele Lombardo (che ha sostenuto alle ultime regionali), svoltasi al Palaghiaccio di Catania il 25 e 26 giugno 2011.
Giuseppe Richichi
Giuseppe Richichi, 62 anni, da un ventennio alla guida degli autotrasportatori dell’Aias: ex trasportatore, è tra i responsabili di un consorzio che gestisce un autoparco a Catania realizzato con fondi pubblici. Fu proprio Richichi, dodici anni fa, a mettersi a capo della protesta che per una settimana mise in ginocchio la Sicilia. In quell’occasione Richichi, molto abile a tenere i rapporti con la politica tanto ottenere consulenze che all’assessorato regionale ai Trasporti col governo Cuffaro, finì in carcere con l’accusa di avere tagliato le gomme ad alcuni tir per impedire che aggirassero la protesta, all’epoca ribattezzata “tir selvaggio”. Assieme a lui furono arrestati altri due membri dell’associazione, tra cui Nunzio Di Bella, 49 anni, altro storico leader degli autotrasportatori.

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Un altro intervento (anche questo anonimo purtroppo) su  Indymedia

1) Non esistono “referenti” dei Forconi fuori dalla Sicilia
2) E’ stato già dimostrato ieri, in quel caso si trattava di Forza Nuova, che certi profili facebook o altre iniziative web intestati ai “forconi” vengono inventati di sana pianta da fascisti ed anche da buontemponi vari
3) Mariano Ferro ha spiegato ieri, in modo inequivocabile, l’assoluta estraneità ed antagonismo del movimento ad ideologie fasciste
4) Nello specifico del caso preso in esame ( ed anche negli altri dei giorni scorsi) il movimento dei “forconi” ha già sporto denuncia alla polizia postale

Morsello è un vecchio militante socialista, tra l’altro a suo tempo vittima di ricatti mafiosi che hanno portato al fallimento della sua piccola azienda ittica.
Solo che è profondamente ingenuo e soprattutto ha la figlia, oltretutto residente a Terni e lontana da anni dalla Sicilia, militante di Forza Nuova.
E realisticamente, agli albori del movimento ancora nel 2010, Morsello ha chiesto alla figlia di aiutarlo personalmente ( e non si esclude fossero a grandi linee consezienti anche gli altri leader del movimento, tutti d’impostazione neoseparatista, a parte i camionisti dell’Aias, questi di estrazione assolutamente “sindacale” e non politica ) a sviluppare su internet l’aspetto mediatico del movimento, essendo sia lui che gli altri leaderini del tutto ignoranti in materia.
E la pargola ha pensato bene di mettere a parte Roberto Fiore della cosa, di invitare il padre a parlare di agricoltura ad una iniziativa di Forza Nuova ( ovviamente con tanto di filmati dove il poveraccio si è pure pavoneggiato) e di organizzare questo papocchio allo scopo poi di strumentalizzare il movimento quando fosse arrivato sulle pagine dei giornali.
Quando però questo è avvenuto e quando i leaderini dei “forconi” si sono resi conto che il movimento era qualcosa di più grosso di loro – tra l’altro sono stati in questi giorni largamente scavalcati dalla base ) e che trovavano appoggi politici più significativi e meno totalizzanti nella sinistra antagonista ( ieri 1.000 studenti a Palermo mobilitati da InfoAut in appoggio al movimento hanno bloccato il porto) e soprattutto quando si sono resi conto che i fascisti volevano solo strumentalizzarli hanno pesantemente preso le distanze ed in parte scaricato pure il povero Morsello, che comunque è una gran brava persona, solo profondamente succube della figlia, ingenuo e facile ad essere raggirato, e non ha assolutamente niente del fascista.
E’ evidentissimo il fatto che, a parte forse la Calabria per motivi “strumentali” e perchè le due economie sono fortemente intrecciate, i “forconi” non hanno il minimo interesse a svilupparsi fuori dell’isola, visto che molte delle loro sacrosante richieste si reggono sulle norme dello statuto autonomista siciliano e non potrebbero proporsi allo stesso modo in altre regioni non a statuto speciale.
E’ quindi altrettanto evidentissimo che i “forconi” fuori dalla Sicilia, o al massimo dalla Calabria, sono puttanate internettiane inventate di sana pianta, quasi sempre dai fascisti, ma in qualche caso anche veri e propri scherzi web di buontemponi, tesi a far schierare la celere ai caselli autostradali quando a manifestare non c’è invece nessuno.
Risultato : tutte le iniziative pubblicizzate in questi giorni da improbabili “forconi” fuori dalla Sicilia e dalla Calabria, non hanno avuto il minimo seguito, non ci sono proprio state .
Unica eccezione un tentativo di blocco fallito perchè c’erano più poliziotti che “manifestanti” tentato ieri sulla Roma-Pescara, nei pressi di Montesilvano, da una cinquantina di fascistelli di Forza Nuova e tramutatosi in un patetico sit-in in un autogrill con degustazione di arrosticini locali.
Il caso di Napoli, inventato invece da CasaPound, è un “bluff” dello stesso tipo nel quale i “forconi” veri non c’entrano una minchia, non credo nemmeno all’ok ingenuo del povero Morsello .. questo però non esclude che a fare qualcosa in Piazza Garibaldi i fasci lunedì ci provino davvero …
Per quanto attiene le richieste fatte alla Regione Sicilia ed in generale notizie sul movimento e sulle iniziative di questa settimana, compreso il ruolo dei compagni locali, potete trovare tutto il materiale utile su calabria.indymedia.org

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